Busto Arsizio - Appuntamento da non perdere venerdì 6 marzo alle ore 21 con l'Orchestrina del Suonatore Jones e la proiezione del cortometraggio "Faber Nostro"
Una serata tributo nel segno di Fabrizio De Andrè al Fratello Sole
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Sarà un'occasione imperdibile per i fan del grande Fabrizio De André quella di venerdì prossimo 6 marzo alle ore 21 presso il Teatro Fratello Sole. Si esibirà l'orchestrina del Suonatore Jones, complesso che ripercorre negli 80 pezzi del suo repertorio la vicenda artistica di uno dei cantautori più amati, di cui in questo 2009 cade il decennale della morte prematura. Contestualmente al concerto sarà proiettato il cortometraggio "Faber Nostro" opera di Lino Pinna e Rossella Sabato liberamente scaricabile da Youtube (prima e seconda parte, e tanto di backstage). Non mancheranno brevi intermezzi di tipo teatrale-recitativo con gli attori del "corto". Il tutto per un biglietto d'ingresso da 8 euro e quasi tre ore di musica, immagini, suggestioni nel segno del cantautore genovese. Sarà importante, aggiungono gli organizzatori, presentarsi un po' prima dell'orario d'ingresso per lasciar affluire in buon ordine tutti.
Renato Franchi e Rossella Sabato hanno presentato la serata alla stampa presso il bar Duetto di piazza San Giovanni raccontando anche gli aneddoti che stanno alle spalle dell'incontro fra i filmmaker e la band. Un'unione salutata da gran pubblico negli spettacoli tenuti a gennaio a Como e a Legnano. L'Orchestrina del Suonatore Jones «da tempi non sospetti», osserva Renato Franchi, quando "Faber" era vivo, poetico e tagliente, ne porta avanti la lezione. Dopo la morte dell'artista, il valore della sua opera non ha fatto che innalzarsi, portandolo allo status di leggenda della canzone italiana.
L'Orchestrina del Suonatore Jones è di base a Rescaldina. E, racconta Franchi, proprio nella cittadina altomilanese, presso il teatro La Torre oggi chiuso, negli anni Ottanta-Novanta compariva con una certa frequenza Fabrizio De Andrè a provare i pezzi per i suoi tour. Occasioni irripetibili per chi c'era di fare conoscenza diretta di un vero "mostro sacro" della musica e della poesia. Personaggio a tutto tondo, di carne, sangue e whisky (parecchio whisky, dice Franchi). Aneddoti come flash: De André in prova che ferma l'orchestra e chiede umile un parere agli astanti, quasi intimiditi dal personaggio; o che si arrabbia moltissimo per una partita persa a boccette giocando insieme a Mauro Pagani, spalla e strumentista di fiducia. «Una grande umanità di libertario, la sua, che vogliamo ricordare».
Quanto al cortometraggio, ha alle spalle tutta una storia particolare. Nasce dall'incontro degli autori, marito e moglie, con Pietro Vanzulli, tradatese, "sosia" del giovane De Andrè. È stato girato, con lui quale unico "attore non professionista", a Villa Crosti di Tradate (direttrice della fotografia è Isabel Lima), raccogliendo consensi...e solenni stroncature, con accuse quasi di... "sacrilegio". Mette infatti in scena dei personaggi di alcune fra le più note canzoni: il suonatore Jones di Spoon River, Bocca di Rosa, Princesa, Tito. Una cartomante, con i tarocchi, ne riannoda i destini apparentemente separati rivelando il legame che li unisce.
sabato 28 febbraio 2009
lavoratori della Ahlstrom convocati con urgenza dalla proprietà
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Alla Ahlstrom qualcosa si muove. I venti lavoratori dello stabilimento di Gallarate che protestano contro la decisione della proprietà finlandese di chiudere i battenti della ditta, si sono visti recapitare un fax con la convocazione urgente per martedì 3 marzo alle 14 nella sede dell’Unione Industriali di Torino per discutere della procedura di mobilità. Un segnale di attenzione che i lavoratori, iscritti al sindacato autonomo AlCobas, aspettavano da tempo. Il presidio davanti ai cancelli della ditta prosegue: in cantiere ci sono altre azioni e manifestazioni, ma a questo punto si attenderanno i risultati dell’incontro con la multinazionale finlandese.
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Alla Ahlstrom qualcosa si muove. I venti lavoratori dello stabilimento di Gallarate che protestano contro la decisione della proprietà finlandese di chiudere i battenti della ditta, si sono visti recapitare un fax con la convocazione urgente per martedì 3 marzo alle 14 nella sede dell’Unione Industriali di Torino per discutere della procedura di mobilità. Un segnale di attenzione che i lavoratori, iscritti al sindacato autonomo AlCobas, aspettavano da tempo. Il presidio davanti ai cancelli della ditta prosegue: in cantiere ci sono altre azioni e manifestazioni, ma a questo punto si attenderanno i risultati dell’incontro con la multinazionale finlandese.
mercoledì 25 febbraio 2009
pm10 a livelli altissimi, complimenti!!!!
Vorremmo fare i nostri complimenti ai governanti locali per la gestione del traffico e dell'inquinamento atmosferico nell'area gallaratese,mentre loro parlano e sprecano soldi per costruire palazzi utili solo alle loro tasche NOI respiriamo questo schifo...grazie e ancora complimenti.------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Il problema dell’inquinamento atmosferico nell’area del Sempione, è oggettivamente grave. La soglia di Pm10 (polveri sottili) nell’aria è stata superata non solo per quanto riguarda il valore di riferimento (siamo mediamente a valori doppi, se non tripli rispetto ai 50 µg/m³ ammessi per legge), ma soprattutto per il numero di giorni di superamento ammessi. Legambiente Gallarate e Busto Arsizio denunciano questa situazione che anche a livello regionale è stata sollevata dall’associazione ambientalista: «La legge prevede che i limiti non possono essere superati per oltre 35 giorni/anno, riferiti all’anno solare, anche se l’inquinamento si concentra nei mesi che precedono e che seguono capodanno - si legge in una nota di Legambiente -. La situazione riferita agli ultimi anni è la seguente: nel 2008 la soglia è stata superata per oltre 100 giorni, sia a Busto che a Gallarate; nel 2007 la soglia è stata superata per 122 giorni a Busto e 125 giorni a Gallarate; nel 2006 la soglia è stata superata per 113 giorni a Busto e 130 giorni a Gallarate. Anche per quel che riguarda il superamento del limite dei giorni di inquinamento dei giorni ci si aggira mediamente al triplo rispetto ai giorni ammessi. Per il 2009 il superamento si è già avuto per giorni 27 giorni a Busto e 29 a Gallarate, (dati a tutto il 23 febbraio, vale a dire su 54 giorni di calendario). Per quanto riguarda le concentrazioni i valori di superamento si mantengono similari a quelli degli anni precedenti: anzi in data 18 gennaio e 23 febbraio si è toccato il limite massimo finora registrato di 199 µg/m³ (176 µg/m³ a Busto Arsizio). Le due centraline, registrano entrambe livelli di superamento fuori norma.Forniscono dati leggermente diversi poiché quella bustese, collocata presso l’Accam (zona di periferia) rileva e misura l’esposizione di fondo dell’aria ed è poco influenzata dal traffico, mentre quella gallaratese collocata in piazza San Lorenzo (centro cittadino) risente maggiormente della presenza degli autoveicoli».
i dati del viminale sulla violenza e sugli stupri,molto diversi da quelli forniti dai mass media
Il fattore sicurezza lo portano avanti i mass media guidati dai governanti, la vera sicurezza si fa scendendo in strada e vivendo la propria città,si fa avendo fiducia e essendo solidale tra concittadini,non avendo paura e rinchiudendosi in casa dando le colpe ad altri.
-------------------------------------------------------------------------------------autore:
Alessandro Bongarzone
Ogni 10 casi di violenza alle donne, in quasi 7 gli autori sono maschi italiani, seguiti - in questa particolarissima classifica degli orrori -da romeni (7,8%) e marocchini (6,3%). È quanto emerge dai dati forniti dal Viminale e resi noti oggi, durante un convegno sul tema delle violenza sulle donne, dalla capo di gabinetto del ministero delle Pari Opportunità, Simonetta Matone.
Ma non è tutto, dai dati che l'ex magistrato del Tribunale dei minori di Roma illustra durante il convegno, organizzato dal gruppo di associazioni “Tandem generation”, apprendiamo che nel 2008 i casi di violenza sessuale, perpetrati - nell'84% dei casi - ai danni delle donne, si sono ridotti dell'8,4% passando dai 5.062 casi del 2007 ai 4.637 dello scorso anno.
In flessione anche le violenze di gruppo, ridotte di quasi il 25% (24,6 per la precisione) e le violenze sessuali non aggravate che sono scese del 7,4% rispetto ad un aumento del 6,8% registrato nel 2007. L'ultimo dato nazionale fornito dalla Matone si riferisce, infine, al triennio 2006-2008 e riferisce di una diminuzione complessiva del 16%.
Il dato disaggregato, riferito ad alcune città - Roma, Milano, Bologna - si discosta poco dalla media nazionale rispetto al numero complessivo di atti di violenza. Diversa, invece, la colorazione dei balordi autori delle violenze: la percentuale degli italiani passa dal 48 di Roma, al 41 di Milano e al 47 di Bologna mentre, la percentuale di romeni diventa del 28 a Roma, dell'11 a Milano e 10 a Bologna.
Insomma, premesso che stiamo parlando di 4.637 persone che, nel 2008, sono rimaste vittime di violenza e non di gitanti al mare; premesso, ancora, che stiamo parlando di fatti di una gravità inaudita, perché messi in atto su persone inermi e, quasi sempre, indifese; non ci pare peregrino segnalare, però, che la fotografia scattata dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza presso il ministero dell'interno, rivela una situazione molto diversa da quella che certa stampa sta tentando di accreditare presso l'opinione pubblica per motivi, a questo punto, palesemente diversi dalla semplice denuncia o dal diritto di cronaca. Forse inconfessabili ma, senza dubbio, ispiratori delle scelte autoritarie a antiliberali del governo.
Eppure, i dati forniti - quest'oggi - dalla Simonetta Matone, nonostante l'ottimismo che sembrano instillare, per noi sono tutt'altro che confortanti soprattutto se letti alla luce delle denunce che, in questi mesi (per non dire anni) le associazioni delle donne hanno fatto circa le ipotetiche riduzioni dei casi denunciati. Riduzione dei casi denunciati, appunto, che è cosa ben diversa dai casi perpetrati. Infatti, alle associazioni di autodifesa e di assistenza alle donne vittime di violenza, poco importa sapere se lo stupratore sia bianco o colorato; italiano o marocchino; ben vestito e di buona famiglia o povero cristo. Per loro lo stupratore è un balordo e basta. Anzi, per dirla con Angela Kustermann, una delle più famose ginecologhe italiane e dal '96, responsabile del Soccorso Violenza Sessuale al Policlinico Mangiagalli, “uomini violenti da recuperare”.
In un'intervista a “L'Espresso”, infatti, la Kustermann analizza, dal suo osservatorio di oltre 5.000 donne assistite in 16 anni, la situazione attuale e fornisce una chiave di lettura diversa dalla vulgata ma, comune a tutte le altre realtà di difesa delle donne.
Che il 2009 sia l'anno dell'emergenza, dice la Kustermann: “è una falsità, da tre anni i dati sono praticamente invariati. Quel che è cambiata è l'attenzione dei media. In questo momento molti cronisti sono sguinzagliati nelle questure alla ricerca di casi clamorosi, che riempiono i telegiornali e le prime pagine. Ma purtroppo le storie che raccontano noi le conosciamo bene. Le abbiamo affrontate ogni giorno, anche quando non ne parlava nessuno".
Per la ginecologa del Mangiagalli non sono in aumento neanche gli stupri in strada semplicemente fanno più rumore. La verità è che, nella realtà quotidiana, a strappare con la forza il rapporto sessuale sono più spesso persone già note, conoscenti anche occasionali, ex partner, datori di lavoro. “Ma in questi casi - dice la Kustermann - le denunce sono piuttosto rare. È molto più probabile che le vittime, piuttosto che andare in questura, vengano da noi perché stanno male ed hanno bisogno di aiuto. Una donna su tre non confida a nessuno, neanche all'amica più cara, quello che ha subito”.
Insomma, secondo Angela Kustermann, le cronache, ma anche i dati delle denunce, darebbero un'immagine poco realistica perché ”gli unici dati certi vengono dalle denunce. Ma sappiamo che solo l'8% delle donne decide di affrontare un processo obiettivamente umiliante e difficile”.
“Nello stupro di strada la vittima - prosegue la responsabile del Soccorso Violenza Sessuale del policlinico di Milano - ha lesioni anche gravi e persone che possono testimoniare. Ma nelle violenze inflitte da persone conosciute è ben diverso. In tribunale ci sarà solo la parola della donna contro quella dell'aggressore, che dirà immancabilmente: “Ma lei ci stava!”. Anche i segni della violenza possono essere poco evidenti, piccoli lividi sulle cosce, piccole lesioni interne. In un caso su cinque non ci sono affatto perché le donne si ribellano raramente. Hanno paura, conoscono il rischio di essere uccise. Mentre gli stupratori sanno che difficilmente verranno denunciati".
È, dunque, da questa situazione e da questi dati, illustrati da una che, purtroppo per le vittime, “se ne intende” che sarebbe dovuta partire la risposta d'un governo serio e non dalle denunce di giornalisti codini e, spesso, partigiani - prevenuti - dell'ordine e della disciplina.
Dalla constatazione che è in atto una vera e propria guerra contro le donne, vittime di una vulgata che vuole il corpo della donna spogliato pubblicamente e violato in privato come manifestazione di potere; da qui e non dalle ronde che, troppo spesso, rischiano di aumentare la paura delle stesse vittime; dai telefoni satellitari alle donne che lavorano di notte e non dal gratuito patrocinio alle vittime anche alle vittime. Ma, soprattutto, dal recupero del concetto di legalità che si fonda, non solo sulla certezza della pena ma, ancor di più, dalla celerità dei giudizi che, al contrario, sono stati ingessati e allungati nei tempi per rispondere alle necessità di qualche impunito e impunibile.
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-------------------------------------------------------------------------------------autore:
Alessandro Bongarzone
Ogni 10 casi di violenza alle donne, in quasi 7 gli autori sono maschi italiani, seguiti - in questa particolarissima classifica degli orrori -da romeni (7,8%) e marocchini (6,3%). È quanto emerge dai dati forniti dal Viminale e resi noti oggi, durante un convegno sul tema delle violenza sulle donne, dalla capo di gabinetto del ministero delle Pari Opportunità, Simonetta Matone.
Ma non è tutto, dai dati che l'ex magistrato del Tribunale dei minori di Roma illustra durante il convegno, organizzato dal gruppo di associazioni “Tandem generation”, apprendiamo che nel 2008 i casi di violenza sessuale, perpetrati - nell'84% dei casi - ai danni delle donne, si sono ridotti dell'8,4% passando dai 5.062 casi del 2007 ai 4.637 dello scorso anno.
In flessione anche le violenze di gruppo, ridotte di quasi il 25% (24,6 per la precisione) e le violenze sessuali non aggravate che sono scese del 7,4% rispetto ad un aumento del 6,8% registrato nel 2007. L'ultimo dato nazionale fornito dalla Matone si riferisce, infine, al triennio 2006-2008 e riferisce di una diminuzione complessiva del 16%.
Il dato disaggregato, riferito ad alcune città - Roma, Milano, Bologna - si discosta poco dalla media nazionale rispetto al numero complessivo di atti di violenza. Diversa, invece, la colorazione dei balordi autori delle violenze: la percentuale degli italiani passa dal 48 di Roma, al 41 di Milano e al 47 di Bologna mentre, la percentuale di romeni diventa del 28 a Roma, dell'11 a Milano e 10 a Bologna.
Insomma, premesso che stiamo parlando di 4.637 persone che, nel 2008, sono rimaste vittime di violenza e non di gitanti al mare; premesso, ancora, che stiamo parlando di fatti di una gravità inaudita, perché messi in atto su persone inermi e, quasi sempre, indifese; non ci pare peregrino segnalare, però, che la fotografia scattata dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza presso il ministero dell'interno, rivela una situazione molto diversa da quella che certa stampa sta tentando di accreditare presso l'opinione pubblica per motivi, a questo punto, palesemente diversi dalla semplice denuncia o dal diritto di cronaca. Forse inconfessabili ma, senza dubbio, ispiratori delle scelte autoritarie a antiliberali del governo.
Eppure, i dati forniti - quest'oggi - dalla Simonetta Matone, nonostante l'ottimismo che sembrano instillare, per noi sono tutt'altro che confortanti soprattutto se letti alla luce delle denunce che, in questi mesi (per non dire anni) le associazioni delle donne hanno fatto circa le ipotetiche riduzioni dei casi denunciati. Riduzione dei casi denunciati, appunto, che è cosa ben diversa dai casi perpetrati. Infatti, alle associazioni di autodifesa e di assistenza alle donne vittime di violenza, poco importa sapere se lo stupratore sia bianco o colorato; italiano o marocchino; ben vestito e di buona famiglia o povero cristo. Per loro lo stupratore è un balordo e basta. Anzi, per dirla con Angela Kustermann, una delle più famose ginecologhe italiane e dal '96, responsabile del Soccorso Violenza Sessuale al Policlinico Mangiagalli, “uomini violenti da recuperare”.
In un'intervista a “L'Espresso”, infatti, la Kustermann analizza, dal suo osservatorio di oltre 5.000 donne assistite in 16 anni, la situazione attuale e fornisce una chiave di lettura diversa dalla vulgata ma, comune a tutte le altre realtà di difesa delle donne.
Che il 2009 sia l'anno dell'emergenza, dice la Kustermann: “è una falsità, da tre anni i dati sono praticamente invariati. Quel che è cambiata è l'attenzione dei media. In questo momento molti cronisti sono sguinzagliati nelle questure alla ricerca di casi clamorosi, che riempiono i telegiornali e le prime pagine. Ma purtroppo le storie che raccontano noi le conosciamo bene. Le abbiamo affrontate ogni giorno, anche quando non ne parlava nessuno".
Per la ginecologa del Mangiagalli non sono in aumento neanche gli stupri in strada semplicemente fanno più rumore. La verità è che, nella realtà quotidiana, a strappare con la forza il rapporto sessuale sono più spesso persone già note, conoscenti anche occasionali, ex partner, datori di lavoro. “Ma in questi casi - dice la Kustermann - le denunce sono piuttosto rare. È molto più probabile che le vittime, piuttosto che andare in questura, vengano da noi perché stanno male ed hanno bisogno di aiuto. Una donna su tre non confida a nessuno, neanche all'amica più cara, quello che ha subito”.
Insomma, secondo Angela Kustermann, le cronache, ma anche i dati delle denunce, darebbero un'immagine poco realistica perché ”gli unici dati certi vengono dalle denunce. Ma sappiamo che solo l'8% delle donne decide di affrontare un processo obiettivamente umiliante e difficile”.
“Nello stupro di strada la vittima - prosegue la responsabile del Soccorso Violenza Sessuale del policlinico di Milano - ha lesioni anche gravi e persone che possono testimoniare. Ma nelle violenze inflitte da persone conosciute è ben diverso. In tribunale ci sarà solo la parola della donna contro quella dell'aggressore, che dirà immancabilmente: “Ma lei ci stava!”. Anche i segni della violenza possono essere poco evidenti, piccoli lividi sulle cosce, piccole lesioni interne. In un caso su cinque non ci sono affatto perché le donne si ribellano raramente. Hanno paura, conoscono il rischio di essere uccise. Mentre gli stupratori sanno che difficilmente verranno denunciati".
È, dunque, da questa situazione e da questi dati, illustrati da una che, purtroppo per le vittime, “se ne intende” che sarebbe dovuta partire la risposta d'un governo serio e non dalle denunce di giornalisti codini e, spesso, partigiani - prevenuti - dell'ordine e della disciplina.
Dalla constatazione che è in atto una vera e propria guerra contro le donne, vittime di una vulgata che vuole il corpo della donna spogliato pubblicamente e violato in privato come manifestazione di potere; da qui e non dalle ronde che, troppo spesso, rischiano di aumentare la paura delle stesse vittime; dai telefoni satellitari alle donne che lavorano di notte e non dal gratuito patrocinio alle vittime anche alle vittime. Ma, soprattutto, dal recupero del concetto di legalità che si fonda, non solo sulla certezza della pena ma, ancor di più, dalla celerità dei giudizi che, al contrario, sono stati ingessati e allungati nei tempi per rispondere alle necessità di qualche impunito e impunibile.
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ieri assemblea alla ahlstrom,lavoratori solidali e uniti contro la crisi anche a gallarate
I lavoratori dello stabilimento di Gallarate della multinazionale finlandese Ahlstrom proseguono la protesta. Dopo l’incontro svolto nella mattinata con il vicesindaco Paolo Caravati, i rappresentanti sindacali dell’AlCobas hanno organizzato un’assemblea davanti ai cancelli dello stabilimento di via XXIV Maggio. Legna nei cassoni e caffè in abbondanza per scaldarsi, bibite più o meno alcoliche per tenere su il morale dei venti lavoratori che la proprietà dell’industria, specializzata nella realizzazione di tessuto non tessuto, ha deciso di lasciare a casa chiudendo la sede gallaratese. Alla Ahlstrom sono arrivati lavoratori di altre aziende in crisi della provincia, ma non solo: dalla Cf Italia di Gallarate (cassa integrazione a zero ore e ritardi nei pagamenti), dall’Iselfa di Solbiate Arno (su 92 dipendenti 38 sono in cassa integrazione e altri 15/20 “costretti” alle ferie), da Sea Handling, dalla Framag di Canegrate (150 persone in cassa integrazione e 92 esuberi), dalla confinante Orlandi Spa (cassa integrazione a rotazione), dalla cooperativa Ritz Service che lavora per Alha a Malpensa (90 lavoratori per la maggior parte stranieri in cassa integrazione senza stipendio da sei mesi), dall’Alfa di Arese, dalla cooperativa Settelaghi che gestisce la pulizia nelle scuole superiori di Varese (le lavoratrici lamentano ritardi nei pagamenti degli stipendi). Anche i lavoratori dell’Ahlstrom di Cressa (Novara) hanno deciso di iniziare un presidio. Le realtà in crisi in provincia sono tante, quello dell’Ahlstrom di Gallarate è solo uno spaccato di una situazione che secondo Antonio Ferrari di AlCobas rischia di esplodere: «Organizzeremo altre manifestazioni e iniziative – spiega -. La situazione non è più tollerabile. Facciamo appello a tutte le istituzioni, al presidente della Provincia Dario Galli in primis, perché sia convocato un tavolo». Tra i dipendenti di Gallarate c’è chi è impiegato in via XXIV Maggio da 18 anni, altri da trenta: una vita attraversata dal passaggio (per molti versi traumatico) dalla Orlandi alla Alhstrom. Ora tutti si trovano di fronte all’ipotesi di una chiusura completa, con poche speranze di ricollocazione visto il clima di crisi diffusa. La linea (pagata dai finlandesi 60 milioni euro pochi anni fa) intanto è ferma: i lavoratori calcolano che da spenta la macchina che produce il richiestissimo tessuto non tessuto utilizzato in ambito medico e farmaceutico costa 1000 euro all’ora e per spostarla l’azienda dovrebbe spendere almeno 3 milioni di euro. Qualcuno per ammazzare il tempo gioca a carte, mentre per addolcire il clima la moglie di uno dei lavoratori che protestano ha cucinato una torta al cioccolato con la scritta “Uniti nella lotta”, mangiata dopo la spaghettata di mezzogiorno: «Siamo pronti a presidiare anche di notte se serve – spiega Massimo Sinatra della Rsu -. Non chiediamo la luna, vogliamo solo capire e lavorare. E non permetteremo che portino via la macchina lasciandoci senza speranze».
perchè il comune oltre a sistemare palazzo minoletti non sistema tutte le strutture abbandonate?
Il Comune ha acquistato Palazzo Minoletti
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Palazzo Minoletti è del Comune di Gallarate. La lunga trattativa per l’acquisizione dell’ex Casa del Fascio di piazza Garibaldi si è conclusa nella mattinata di oggi, martedì 24 febbraio, con la firma a Milano dell’atto di acquisto per 1,7 milioni di euro (la valutazione della società privata che ne deteneva la proprietà si aggirava intorno ai 2,4 milioni). A questo punto, una volta definito il progetto definitivo che farà di Palazzo Minoletti la sede della nuova biblioteca civica di Gallarate, sarà dato vita all’appalto per gli interventi sull’immobile. Soddisfatto il primo cittadino Nicola Mucci: «Abbiamo raggiunto un altro importante obiettivo in campo culturale – spiega -. Faremo di Palazzo Minoletti una nuova biblioteca improntata al futuro, che darà spazio ai giovani. Un polo di eccellenza che si va a sommare ai teatri e alla Gam. Vogliamo finire e consegnare alla città l’opera finita entro la fine del mio mandato. Senza dubbio è un altro tassello importante in un campo di rilievo come quello culturale». La vecchia sede della biblioteca civica in piazza San Lorenzo dovrebbe diventare la nuova casa del comando cittadino della Guardia di Finanza.
Vorremmo far notare a chi legge che il comune ha fatto benissimo a comprare e ristrutturare palazzo Minoletti, questa è la prova che il municipio lì possiede i fondi per aquistare vecchie strutture in degrado e rimetterle in sesto, proprio come noi del comitato abbiamo sempre consigliato di fare. A questo punto sorge una domanda..perchè allora a Gallarate ci sono tante case in disuso lasciate lì a marcire e si continua a costruire in continuazione? forse perchè la montagna di soldi proveniente dall'edilizia fa comodo a pochi? o magari perchè a Gallarate la "cultura" si può avere solo in pieno centro mentre nelle periferie è meglio che ci sia solo degrado?
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Palazzo Minoletti è del Comune di Gallarate. La lunga trattativa per l’acquisizione dell’ex Casa del Fascio di piazza Garibaldi si è conclusa nella mattinata di oggi, martedì 24 febbraio, con la firma a Milano dell’atto di acquisto per 1,7 milioni di euro (la valutazione della società privata che ne deteneva la proprietà si aggirava intorno ai 2,4 milioni). A questo punto, una volta definito il progetto definitivo che farà di Palazzo Minoletti la sede della nuova biblioteca civica di Gallarate, sarà dato vita all’appalto per gli interventi sull’immobile. Soddisfatto il primo cittadino Nicola Mucci: «Abbiamo raggiunto un altro importante obiettivo in campo culturale – spiega -. Faremo di Palazzo Minoletti una nuova biblioteca improntata al futuro, che darà spazio ai giovani. Un polo di eccellenza che si va a sommare ai teatri e alla Gam. Vogliamo finire e consegnare alla città l’opera finita entro la fine del mio mandato. Senza dubbio è un altro tassello importante in un campo di rilievo come quello culturale». La vecchia sede della biblioteca civica in piazza San Lorenzo dovrebbe diventare la nuova casa del comando cittadino della Guardia di Finanza.
Vorremmo far notare a chi legge che il comune ha fatto benissimo a comprare e ristrutturare palazzo Minoletti, questa è la prova che il municipio lì possiede i fondi per aquistare vecchie strutture in degrado e rimetterle in sesto, proprio come noi del comitato abbiamo sempre consigliato di fare. A questo punto sorge una domanda..perchè allora a Gallarate ci sono tante case in disuso lasciate lì a marcire e si continua a costruire in continuazione? forse perchè la montagna di soldi proveniente dall'edilizia fa comodo a pochi? o magari perchè a Gallarate la "cultura" si può avere solo in pieno centro mentre nelle periferie è meglio che ci sia solo degrado?
martedì 24 febbraio 2009
Siete tutti invitati a partecipare a questa interessante iniziativa
Gruppo d'iniziativa non psichiatrica - Saronno
TELOS - Saronno
MALATI DI NIENTE
Itinerari per uscire dalla psichiatria
INCONTRO PUBBLICO
Con Maria Rosaria D'Oronzo, psicologa,
del Centro Relazioni Umane di Bologna (www.antipsichiatria-bologna.net)
e con il Gruppo d'iniziativa non psichiatrica di Tradate
giovedì 26 febbraio 09 - ore 21
presso sala Aldo Moro - viale Santuario 13 Saronno
*
"Perché se la ragione esiste, essa consiste proprio nell'accettare questo cerchio continuo della saggezza e della follia, nell'essere chiaramente coscienti della loro reciprocità e della loro impossibile separazione." M. Foucault
*
La solitudine della persona internata e sottoposta a giudizio psichiatrico è senza paragoni.
Non è solo celle, spioncini e letti di contenzione. E nemmeno soltanto psicofarmaci ed elettroshock.
È anche isolamento assoluto di chi, al contrario di tutti gli altri internati di carcere e lager, è considerato, sia pure arbitrariamente, senza pensiero razionale o, come si dice, con un pensiero malato.
Tu parli, gridi, protesti, ricordi e gli altri sorridono con superiorità come se si trattasse di un cane che pretende di appartenere alla specie.
La stessa voce del personale che si rivolge agli internati e ai pazienti psichiatrici ha un timbro falso, artificiale, artefatto.
Perché "malato di mente" significa prima di tutto non uomo.
Il considerare altri come non uomini ci preserva dall'affrontare con pienezza la nostra responsabilità di singoli come appartenenti a tutte le innumerevoli possibilità della specie.
È una fuga dalla profondità abissale del nostro essere in una riduzione a manichini, in polemica con la fantasia e la creatività.
Così i reparti psichiatrici sono la morte degli internati, ma sono nello stesso tempo il nostro impoverimento, la nostra tragica barbarie, la nostra vita superficiale e fallita, che si consuma, senza capire, in una ignoranza psicologica totale.
La psichiatria ha libertà di azione quando si è fatto terreno bruciato intorno alle persone; più si conoscono le persone e meno si è disponibili che vengano distrutte per quello che dicono o pensano.
Bisogna imporre una sorta di omertà collettiva per poter far finta di non aver fatto quello che si è fatto, chiedendo un ricovero o facendo marchiare con uno stigma invalidante un proprio "caro".
La psichiatria si interessa di noi fin dalla nascita, i bambini già da piccoli possono essere giudicati affetti da "patologie" come l'ADHD (deficit di attenzione e iperattività) ed essere trattati con psicofarmaci.
La nostra rivoluzione deve essere la rottura dell'omertà, schierandoci apertamente dalla parte di chi è messo da parte.
Non intendiamo dare risposte per "curare", "controllare" o "normalizzare" le persone che hanno comportamenti diversi dai nostri.
Nessuno libera nessuno, ci si libera insieme.
*
Gruppo d'iniziativa non psichiatrica - Saronno
TELOS - Saronno
MALATI DI NIENTE
Itinerari per uscire dalla psichiatria
INCONTRO PUBBLICO
Con Maria Rosaria D'Oronzo, psicologa,
del Centro Relazioni Umane di Bologna (www.antipsichiatria-bologna.net)
e con il Gruppo d'iniziativa non psichiatrica di Tradate
giovedì 26 febbraio 09 - ore 21
presso sala Aldo Moro - viale Santuario 13 Saronno
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"Perché se la ragione esiste, essa consiste proprio nell'accettare questo cerchio continuo della saggezza e della follia, nell'essere chiaramente coscienti della loro reciprocità e della loro impossibile separazione." M. Foucault
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La solitudine della persona internata e sottoposta a giudizio psichiatrico è senza paragoni.
Non è solo celle, spioncini e letti di contenzione. E nemmeno soltanto psicofarmaci ed elettroshock.
È anche isolamento assoluto di chi, al contrario di tutti gli altri internati di carcere e lager, è considerato, sia pure arbitrariamente, senza pensiero razionale o, come si dice, con un pensiero malato.
Tu parli, gridi, protesti, ricordi e gli altri sorridono con superiorità come se si trattasse di un cane che pretende di appartenere alla specie.
La stessa voce del personale che si rivolge agli internati e ai pazienti psichiatrici ha un timbro falso, artificiale, artefatto.
Perché "malato di mente" significa prima di tutto non uomo.
Il considerare altri come non uomini ci preserva dall'affrontare con pienezza la nostra responsabilità di singoli come appartenenti a tutte le innumerevoli possibilità della specie.
È una fuga dalla profondità abissale del nostro essere in una riduzione a manichini, in polemica con la fantasia e la creatività.
Così i reparti psichiatrici sono la morte degli internati, ma sono nello stesso tempo il nostro impoverimento, la nostra tragica barbarie, la nostra vita superficiale e fallita, che si consuma, senza capire, in una ignoranza psicologica totale.
La psichiatria ha libertà di azione quando si è fatto terreno bruciato intorno alle persone; più si conoscono le persone e meno si è disponibili che vengano distrutte per quello che dicono o pensano.
Bisogna imporre una sorta di omertà collettiva per poter far finta di non aver fatto quello che si è fatto, chiedendo un ricovero o facendo marchiare con uno stigma invalidante un proprio "caro".
La psichiatria si interessa di noi fin dalla nascita, i bambini già da piccoli possono essere giudicati affetti da "patologie" come l'ADHD (deficit di attenzione e iperattività) ed essere trattati con psicofarmaci.
La nostra rivoluzione deve essere la rottura dell'omertà, schierandoci apertamente dalla parte di chi è messo da parte.
Non intendiamo dare risposte per "curare", "controllare" o "normalizzare" le persone che hanno comportamenti diversi dai nostri.
Nessuno libera nessuno, ci si libera insieme.
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Gruppo d'iniziativa non psichiatrica - Saronno
La strumentalizzazione degli stupri: parlano i Rom ·
STUPRO ROMA/PARLANO I ROM DI LIVORNO
Culture(18/02/2009) - “Il popolo Rom considera lo stupro come un crimine terribile, grave quanto l’omicidio. La dignità della donna è alla base della nostra comunità e quello che è successo a quella ragazzina ci ha indignati, perché abbiamo pensato che sarebbe potuto accadere a una nostra figlia o a una nostra sorella”. A parlare al Gruppo EveryOne è Victor Lacatus, Rom romeno stanziato a Livorno e portavoce della comunità “nomade” locale, padre della piccola Lenuca Carolea, uno dei bambini morti tragicamente nel rogo di Livorno dell’agosto 2007. “Noi Rom che viviamo a Livorno” prosegue Victor, che con sua moglie Elena e i due bambini sopravvive tra mille stenti in una baracca, “siamo orgogliosi di aver aiutato le forze dell’ordine a catturare uno di quei due criminali”. Victor si riferisce all’arresto dei due romeni accusati dello stupro ai danni di una ragazzina di 14 anni avvenuto a Roma, nel parco della Caffarella, lo scorso 14 febbraio. “Come affermiamo da tempo in ogni sede italiana e internazionale,” dichiarano i leader del Gruppo EveryOne Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau “gli aggressori, ancora una volta, non sono Rom. I Rom stanziati nel territorio italiano, specie nei pochi insediamenti cosiddetti ‘abusivi’ rimasti, sono espressione di un popolo estremamente pacifico, e vivono in condizioni di igiene e povertà tragiche: senza acqua corrente, vestiti di stracci e soprattutto in estrema povertà, visto che la questua – perseguita ormai come un reato dai regolamenti di polizia urbana di diverse città – non consente loro di procurarsi il pane sufficiente a sopravvivere”. EveryOne fa però notare che “come per Romulus Mailat, romeno-tedesco di etnia bunjas e i presunti stupratori di Guidonia, romeni e non Rom, politici e autorità conducono spesso una campagna fortemente denigratoria verso i Rom che non ha alcun fondamento e che sta generando ogni genere di vessazioni, discriminazioni e aggressioni in tutto il territorio italiano di forte stampo xenofobo e razzista”. “A Roma,” prosegue EveryOne “nella stessa sera successiva allo stupro della Caffarella, almeno otto Rom, fra cui una giovane mamma e la sua bambina, sono stati pestati da ronde neonazista: due ragazzi si trovano ancora all’ospedale in condizioni serie. A Milano, Sassari e Pisa si sono verificati veri e propri linciaggi. E’ un sollievo anche per noi Rom” aggiunge Nicusor Grancea, attivista Rom romeno, “sapere che quei due criminali non sono più in circolazione: lo stupro è un delitto gravissimo e spesso anche le nostre ragazze e le nostre donne, che vivono senza una casa, ne sono colpite. Siamo tutti vicini alla giovane vittima,” aggiunge Grancea “ma siamo molto amareggiati dall’ondata di razzismo e violenza che ha colpito i Rom a Roma e in tutta l’Italia dopo la notizia dello stupro. Sarebbe ora” conclude l’attivista “che i politici e i media smettessero di accusarci di tutto ciò che di male avviene in Italia, perché siamo un popolo pacifico, che odia la violenza e non ha mai e poi mai partecipato a una guerra”. Il Gruppo EveryOne fa sapere infine di stare vagliando un’azione giudiziaria a livello internazionale e in collaborazione con altri organismi europei per contrastare i numerosi episodi di incitazione all’odio razziale e di propaganda razzista che avvengono, ormai impunemente, in Italia, e che spesso vedono quali istigatori alcuni politici, giornalisti e Autorità. “Secondo l’ultimo rapporto Istat,” proseguono i leader di EveryOne “solo il 10% degli stupri, in Italia, è opera di stranieri, ma i politici e le autorità puntano il dito in direzione di questi ultimi, seminando odio etnico e razziale. In particolare, dopo ogni stupro, vi sono amministrazioni locali che approfittano del clima di razzismo per sgomberare e perseguitare famiglie Rom, che non c’entrano niente con tali crimini, ma sono il capro espiatorio più facile da colpire. Lo stesso giorno in cui è avvenuto lo stupro di Roma, altre nove donne denunciavano violenze sessuali commesse da italiani: crimini ‘invisibili’, ignorati dai media perché sembra ormai che la notizia di uno stupro debba servire quale strumento dell’intolleranza”. Il Gruppo EveryOne ha recentemente incontrato a Budapest una task-force antirazzista che lavora a contatto con la Commissione europea per combattere l’antiziganismo e mettere a punto nuovi strumenti a tutela del popolo Rom. “Nell’Unione europea vi è grande preoccupazione per l’affermarsi di ideologie razziste e il rafforzarsi di movimenti xenofobi e neonazisti in Italia,” concludono gli esponenti del Gruppo “ma politici e autorità proseguono irresponsabilmente le loro politiche intolleranti, che pongono il Paese nella riprovazione generale e ritardano i processi europei di inclusione delle minoranze. Non a caso, qualche giorno fa il Parlamento di Navarra ha emanato un documento ufficiale, ratificato dal governo di Spagna, che condanna la persecuzione condotta dalle Istituzioni italiane contro l’etnia Rom”.
Gruppo EveryOne
STUPRO ROMA/PARLANO I ROM DI LIVORNO
Culture(18/02/2009) - “Il popolo Rom considera lo stupro come un crimine terribile, grave quanto l’omicidio. La dignità della donna è alla base della nostra comunità e quello che è successo a quella ragazzina ci ha indignati, perché abbiamo pensato che sarebbe potuto accadere a una nostra figlia o a una nostra sorella”. A parlare al Gruppo EveryOne è Victor Lacatus, Rom romeno stanziato a Livorno e portavoce della comunità “nomade” locale, padre della piccola Lenuca Carolea, uno dei bambini morti tragicamente nel rogo di Livorno dell’agosto 2007. “Noi Rom che viviamo a Livorno” prosegue Victor, che con sua moglie Elena e i due bambini sopravvive tra mille stenti in una baracca, “siamo orgogliosi di aver aiutato le forze dell’ordine a catturare uno di quei due criminali”. Victor si riferisce all’arresto dei due romeni accusati dello stupro ai danni di una ragazzina di 14 anni avvenuto a Roma, nel parco della Caffarella, lo scorso 14 febbraio. “Come affermiamo da tempo in ogni sede italiana e internazionale,” dichiarano i leader del Gruppo EveryOne Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau “gli aggressori, ancora una volta, non sono Rom. I Rom stanziati nel territorio italiano, specie nei pochi insediamenti cosiddetti ‘abusivi’ rimasti, sono espressione di un popolo estremamente pacifico, e vivono in condizioni di igiene e povertà tragiche: senza acqua corrente, vestiti di stracci e soprattutto in estrema povertà, visto che la questua – perseguita ormai come un reato dai regolamenti di polizia urbana di diverse città – non consente loro di procurarsi il pane sufficiente a sopravvivere”. EveryOne fa però notare che “come per Romulus Mailat, romeno-tedesco di etnia bunjas e i presunti stupratori di Guidonia, romeni e non Rom, politici e autorità conducono spesso una campagna fortemente denigratoria verso i Rom che non ha alcun fondamento e che sta generando ogni genere di vessazioni, discriminazioni e aggressioni in tutto il territorio italiano di forte stampo xenofobo e razzista”. “A Roma,” prosegue EveryOne “nella stessa sera successiva allo stupro della Caffarella, almeno otto Rom, fra cui una giovane mamma e la sua bambina, sono stati pestati da ronde neonazista: due ragazzi si trovano ancora all’ospedale in condizioni serie. A Milano, Sassari e Pisa si sono verificati veri e propri linciaggi. E’ un sollievo anche per noi Rom” aggiunge Nicusor Grancea, attivista Rom romeno, “sapere che quei due criminali non sono più in circolazione: lo stupro è un delitto gravissimo e spesso anche le nostre ragazze e le nostre donne, che vivono senza una casa, ne sono colpite. Siamo tutti vicini alla giovane vittima,” aggiunge Grancea “ma siamo molto amareggiati dall’ondata di razzismo e violenza che ha colpito i Rom a Roma e in tutta l’Italia dopo la notizia dello stupro. Sarebbe ora” conclude l’attivista “che i politici e i media smettessero di accusarci di tutto ciò che di male avviene in Italia, perché siamo un popolo pacifico, che odia la violenza e non ha mai e poi mai partecipato a una guerra”. Il Gruppo EveryOne fa sapere infine di stare vagliando un’azione giudiziaria a livello internazionale e in collaborazione con altri organismi europei per contrastare i numerosi episodi di incitazione all’odio razziale e di propaganda razzista che avvengono, ormai impunemente, in Italia, e che spesso vedono quali istigatori alcuni politici, giornalisti e Autorità. “Secondo l’ultimo rapporto Istat,” proseguono i leader di EveryOne “solo il 10% degli stupri, in Italia, è opera di stranieri, ma i politici e le autorità puntano il dito in direzione di questi ultimi, seminando odio etnico e razziale. In particolare, dopo ogni stupro, vi sono amministrazioni locali che approfittano del clima di razzismo per sgomberare e perseguitare famiglie Rom, che non c’entrano niente con tali crimini, ma sono il capro espiatorio più facile da colpire. Lo stesso giorno in cui è avvenuto lo stupro di Roma, altre nove donne denunciavano violenze sessuali commesse da italiani: crimini ‘invisibili’, ignorati dai media perché sembra ormai che la notizia di uno stupro debba servire quale strumento dell’intolleranza”. Il Gruppo EveryOne ha recentemente incontrato a Budapest una task-force antirazzista che lavora a contatto con la Commissione europea per combattere l’antiziganismo e mettere a punto nuovi strumenti a tutela del popolo Rom. “Nell’Unione europea vi è grande preoccupazione per l’affermarsi di ideologie razziste e il rafforzarsi di movimenti xenofobi e neonazisti in Italia,” concludono gli esponenti del Gruppo “ma politici e autorità proseguono irresponsabilmente le loro politiche intolleranti, che pongono il Paese nella riprovazione generale e ritardano i processi europei di inclusione delle minoranze. Non a caso, qualche giorno fa il Parlamento di Navarra ha emanato un documento ufficiale, ratificato dal governo di Spagna, che condanna la persecuzione condotta dalle Istituzioni italiane contro l’etnia Rom”.
Gruppo EveryOne
Anche a Gallarate i lavoratori sono in difficoltà
Anche a Gallarate come del resto ovunque la crisi economica si fa sentire.Massima solidarietà a chi sta perdendo il lavoro per colpa di un sistema ormai alla frutta,ora per le autorità è il momento di intervenire e aiutare seriamente coi fatti chi è in difficoltà senza tanti bei discorsi e promesse.
-------------------------------------------------------------------------------------------Gallarate - I 20 lavoratori che chiedono di non essere licenziati vanno avanti con il presidio permanente. Chiesto un incontro con il sindaco e che la situazione della fabbrica venga discussa in consiglio comunale
Prosegue il presidio alla Ahlstrom di Gallarate
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I lavoratori dell’azienda multinazionale finlandese Ahlstrom continuano con la loro protesta. Nello stabilimento di Gallarate, in via XXIV Maggio, va avanti il presidio permanente per chiedere alla direzione della società di tornare sui propri passi e ritirare le richieste di licenziamento per 20 dipendenti. La linea produttiva è ferma dallo scorso 16 febbraio per decisione della proprietà. Con i lavoratori di Gallarate anche quelli degli altri stabilimenti di Cressa (No), Mozzate (Co) e Carbonate (Co): in tutto a rischiare il posto sono in 61. La protesta prosegue per evitare che vengano portate via le macchine dalla linea. Inoltre è stato chiesto un incontro con il sindaco di Gallarate (martedì 24 febbraio alle 10.30, seguirà un'assemblea alle 12 davanti alla ditta con la partecipazione di lavoratori di Cressa e di altre realtà del territorio in difficioltà) e che venga messo all’ordine del giorno del consiglio comunale di lunedì 23 febbraio la situazione dell’azienda finlandese.
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-------------------------------------------------------------------------------------------Gallarate - I 20 lavoratori che chiedono di non essere licenziati vanno avanti con il presidio permanente. Chiesto un incontro con il sindaco e che la situazione della fabbrica venga discussa in consiglio comunale
Prosegue il presidio alla Ahlstrom di Gallarate
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I lavoratori dell’azienda multinazionale finlandese Ahlstrom continuano con la loro protesta. Nello stabilimento di Gallarate, in via XXIV Maggio, va avanti il presidio permanente per chiedere alla direzione della società di tornare sui propri passi e ritirare le richieste di licenziamento per 20 dipendenti. La linea produttiva è ferma dallo scorso 16 febbraio per decisione della proprietà. Con i lavoratori di Gallarate anche quelli degli altri stabilimenti di Cressa (No), Mozzate (Co) e Carbonate (Co): in tutto a rischiare il posto sono in 61. La protesta prosegue per evitare che vengano portate via le macchine dalla linea. Inoltre è stato chiesto un incontro con il sindaco di Gallarate (martedì 24 febbraio alle 10.30, seguirà un'assemblea alle 12 davanti alla ditta con la partecipazione di lavoratori di Cressa e di altre realtà del territorio in difficioltà) e che venga messo all’ordine del giorno del consiglio comunale di lunedì 23 febbraio la situazione dell’azienda finlandese.
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Riportiamo il piano generale urbano del traffico fatto dal comune di Gallarate e in seguito la risposta dell'opposizione.
Piano urbano del traffico, c'è il sì della giunta
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Piano generale urbano del traffico, ci siamo. Dopo anni e anni di discussioni, progetti lasciati in un cassetto, tanti soldi spesi e polemiche a non finire, la giunta guidata da Nicola Mucci ha approvato le tanto attese linee guida che dovranno coordinare lo scorrimento del traffico nella città dei due galli. A presentare i punti cardine del progetto, che dovrà passare ora in commissione e poi per l’approvazione definitiva in consiglio comunale, l’assessore ai Lavori Pubblici Leonardo Martucci, da pochi mesi subentrato al predecessore Aldo Simeoni, uno dei padri di questo Pgtu: «L’obiettivo del piano è quello di migliorare la circolazione e la sicurezza, abbassando l’inquinamento e favorendo il risparmio energetico – spiega Martucci -. Vogliamo alleggerire l’area centrale dal traffico in transito, aumentare e razionalizzare la sosta, puntare sulla mobilità alternativa, biciclette e trasporto urbano soprattutto. Per questo interverremo a breve per concludere i lavori già avviati (per piazza Risorgimento l’intervento terminerà tra fine ottobre e inizio novembre) e ne inizieremo di nuovi; abbiamo provveduto, in collaborazione con la società bolognese Sisplan ha anche studiato i flussi di traffico, elaborando il progetto tenendo conto delle esigenze di esercenti e cittadini, a stabilire le priorità per la città». E quindi via all’abbattimento di barriere architettoniche, divisioni delle sedi stradali, allargamento della direttrice che da via per Besnate dovrà portare fuori dal centro il traffico pesante. Allo studio c’è anche la possibilità di allargare in modo sostanziale la zona a traffico limitato del centro, da piazza Garibaldi alle strade limitrofe: «Dovremo mettere a punto i provvedimenti necessari e discutere con i commercianti e gli esercenti delle aree interessate – commenta Martucci -, e lo stesso discorso vale per i rioni di Cedrate, Crenna, Arnate e Cajello: se tutti saranno d’accordo bene, altrimenti valuteremo modifiche e variazioni. Per quanto riguarda le ciclabili ci siamo attenuti allo studio realizzato nel 2003, con sette direttrici principali, mentre dovremo lavorare per favorire noleggi e circolazione dei mezzi a due ruote. Il trasporto pubblico, già implementato da Amsc nel gennaio 2008, dovrà migliorare per qualità e miglior rapporto utente-servizio». Altro argomento di interesse le soste: «Con il parcheggio di via Bonomi il numero di posti è aumentato in misura considerevole – aggiunge l’assessore -. In corrispondenza della stazione ferroviaria, in attesa di interventi a lungo termine, dovremo dare più equilibrio tra la richiesta dei pendolari e le esigenze degli abitanti della zona, mentre l’altro punto individuato come critico e attrattivo è l’ospedale cittadino». Pgtu - È stato poi l’assessore Leonardo Martucci ad esporre i termini del piano generale del traffico urbano. Sono cinque le osservazioni pervenute, una di Massimo Ferrari, un cittadino privato residente in via Buonarroti, e quattro di Legambiente giudicate non accettabili dalla commissione tecnica nominata dal Comune e quindi respinte al consiglio comunale. Il piano, elaborato dalla Sisplan di Bologna, dopo il dibattito, è stato quindi approvato senza variazioni rispetto a quanto presentato in commissione. Cinzia Colombo (La Sinistra) ha ricordato «l’importanza delle osservazioni ad un piano che vuole solo spostare il traffico dal centro alle periferie, in quartieri già saturi con problemi legati alla vicinanza di scuole e strozzature di via del Lavoro e via Campo dei Fiori, dove ci sono case abitate. Rigettando le osservazioni si rifiuta il dialogo. Interventi in favore di ambiente e pendolari non ci sono». Marco Casillo (Pd): «Si è detto che quella ottenuta è una soluzione obbligata, ma non dovrebbe essere questo il senso di un provvedimento importante per il futuro della città. Manca un’analisi completa: il danno è stato fatto in passato, da chi da 15 anni governa la città, che ha scelto uno sviluppo forsennato e senza senso. Diciamolo chiaramente: Piazza Risorgimento è stata fatta in funzione della futuro insedi manto commerciale Esselunga, davanti alle scuole scorreranno camion a profusione. Si hanno solo soluzioni tampone, a noi non sta bene un piano vecchio e superato già da ora». Monti (Fi-Pdl) ha difeso le scelte dell’amministrazione: «Per risolvere il problema del traffico in città non può essere solo Gallarate ad intervenire, ma serve una soluzione a livello provinciale. Questo piano non ha la pretesa di risolvere per sempre il problema, ma vuole evitare l’attraversamento del centro del traffico pesante. Con il Pgt vogliamo individuare a fondo soluzioni definitive». Causarano (An-Pdl) ha appoggiato le scelte: «Alternative non ne sono arrivate di accettabili. Piazza Risorgimento funziona, il traffico è stato snellito». Matteo Ciampoli (Lega Nord): «Confermiamo le nostre impressioni: è un piano che nasce vecchio, che non risolve i problemi». Floris (Rosa nel Pugno): «Il piano ha durata triennale, non ha pretese di trovare soluzioni a lungo termine. Da parecchi anni c’è il problema di fotografare la situazione per poi trovare una soluzione definitiva per la città: questo potrebbe essere un buon punto di partenza».
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Piano generale urbano del traffico, ci siamo. Dopo anni e anni di discussioni, progetti lasciati in un cassetto, tanti soldi spesi e polemiche a non finire, la giunta guidata da Nicola Mucci ha approvato le tanto attese linee guida che dovranno coordinare lo scorrimento del traffico nella città dei due galli. A presentare i punti cardine del progetto, che dovrà passare ora in commissione e poi per l’approvazione definitiva in consiglio comunale, l’assessore ai Lavori Pubblici Leonardo Martucci, da pochi mesi subentrato al predecessore Aldo Simeoni, uno dei padri di questo Pgtu: «L’obiettivo del piano è quello di migliorare la circolazione e la sicurezza, abbassando l’inquinamento e favorendo il risparmio energetico – spiega Martucci -. Vogliamo alleggerire l’area centrale dal traffico in transito, aumentare e razionalizzare la sosta, puntare sulla mobilità alternativa, biciclette e trasporto urbano soprattutto. Per questo interverremo a breve per concludere i lavori già avviati (per piazza Risorgimento l’intervento terminerà tra fine ottobre e inizio novembre) e ne inizieremo di nuovi; abbiamo provveduto, in collaborazione con la società bolognese Sisplan ha anche studiato i flussi di traffico, elaborando il progetto tenendo conto delle esigenze di esercenti e cittadini, a stabilire le priorità per la città». E quindi via all’abbattimento di barriere architettoniche, divisioni delle sedi stradali, allargamento della direttrice che da via per Besnate dovrà portare fuori dal centro il traffico pesante. Allo studio c’è anche la possibilità di allargare in modo sostanziale la zona a traffico limitato del centro, da piazza Garibaldi alle strade limitrofe: «Dovremo mettere a punto i provvedimenti necessari e discutere con i commercianti e gli esercenti delle aree interessate – commenta Martucci -, e lo stesso discorso vale per i rioni di Cedrate, Crenna, Arnate e Cajello: se tutti saranno d’accordo bene, altrimenti valuteremo modifiche e variazioni. Per quanto riguarda le ciclabili ci siamo attenuti allo studio realizzato nel 2003, con sette direttrici principali, mentre dovremo lavorare per favorire noleggi e circolazione dei mezzi a due ruote. Il trasporto pubblico, già implementato da Amsc nel gennaio 2008, dovrà migliorare per qualità e miglior rapporto utente-servizio». Altro argomento di interesse le soste: «Con il parcheggio di via Bonomi il numero di posti è aumentato in misura considerevole – aggiunge l’assessore -. In corrispondenza della stazione ferroviaria, in attesa di interventi a lungo termine, dovremo dare più equilibrio tra la richiesta dei pendolari e le esigenze degli abitanti della zona, mentre l’altro punto individuato come critico e attrattivo è l’ospedale cittadino». Pgtu - È stato poi l’assessore Leonardo Martucci ad esporre i termini del piano generale del traffico urbano. Sono cinque le osservazioni pervenute, una di Massimo Ferrari, un cittadino privato residente in via Buonarroti, e quattro di Legambiente giudicate non accettabili dalla commissione tecnica nominata dal Comune e quindi respinte al consiglio comunale. Il piano, elaborato dalla Sisplan di Bologna, dopo il dibattito, è stato quindi approvato senza variazioni rispetto a quanto presentato in commissione. Cinzia Colombo (La Sinistra) ha ricordato «l’importanza delle osservazioni ad un piano che vuole solo spostare il traffico dal centro alle periferie, in quartieri già saturi con problemi legati alla vicinanza di scuole e strozzature di via del Lavoro e via Campo dei Fiori, dove ci sono case abitate. Rigettando le osservazioni si rifiuta il dialogo. Interventi in favore di ambiente e pendolari non ci sono». Marco Casillo (Pd): «Si è detto che quella ottenuta è una soluzione obbligata, ma non dovrebbe essere questo il senso di un provvedimento importante per il futuro della città. Manca un’analisi completa: il danno è stato fatto in passato, da chi da 15 anni governa la città, che ha scelto uno sviluppo forsennato e senza senso. Diciamolo chiaramente: Piazza Risorgimento è stata fatta in funzione della futuro insedi manto commerciale Esselunga, davanti alle scuole scorreranno camion a profusione. Si hanno solo soluzioni tampone, a noi non sta bene un piano vecchio e superato già da ora». Monti (Fi-Pdl) ha difeso le scelte dell’amministrazione: «Per risolvere il problema del traffico in città non può essere solo Gallarate ad intervenire, ma serve una soluzione a livello provinciale. Questo piano non ha la pretesa di risolvere per sempre il problema, ma vuole evitare l’attraversamento del centro del traffico pesante. Con il Pgt vogliamo individuare a fondo soluzioni definitive». Causarano (An-Pdl) ha appoggiato le scelte: «Alternative non ne sono arrivate di accettabili. Piazza Risorgimento funziona, il traffico è stato snellito». Matteo Ciampoli (Lega Nord): «Confermiamo le nostre impressioni: è un piano che nasce vecchio, che non risolve i problemi». Floris (Rosa nel Pugno): «Il piano ha durata triennale, non ha pretese di trovare soluzioni a lungo termine. Da parecchi anni c’è il problema di fotografare la situazione per poi trovare una soluzione definitiva per la città: questo potrebbe essere un buon punto di partenza».
domenica 22 febbraio 2009
Ieri il qui presente volantino è stato dato davanti al mercato di Gallarate per tutta la giornata, è stata un esperienza utile per percepire l’opinione dei cittadini gallaratesi rispetto al tema della speculazione edilizia. Parlando con la gente comune abbiamo recepito un malumore generale rispetto alla totale cementificazione della nostra città, i cittadini infatti (come volevasi dimostrare) sono totalmente contro all’edificazione di enormi palazzi sacrificando così delle aree utili per dei progetti che potrebbero essere rivolti alla socialità e all’ambiente. Noi come comitato abbiamo portato avanti una soluzione a tutto questo, il rivalutare e ristrutturare tutte le case abbandonate di Gallarate visto che ve ne sono moltissime, in più le abbiamo anche fotografate e fatte vedere alla gente su dei cartelloni, le persone ci davano pienamente ragione. Le uniche critiche mosse sono state la ormai inutilità di questa iniziativa visto che i cantieri sono stati già edificati, ma la nostra lotta guarda al futuro e a tutti i nuovi progetti di edilizia devastatrice del nostro territorio. NOI TUTTI LI POSSIAMO/DOBBIAMO FERMARE…!!
mercoledì 18 febbraio 2009
FASCISTI UGUALI AI PARTIGIANI? MAI E POI MAI!
La notizia, che sembra paradossale, di una volontà del governo di voler equiparare la feccia fascista agli eroi partigiani ci ha colpito davvero moltissimo. Ci chiediamo come sia possibile che i politici di una nazione, costituzionalmente ANTIFASCISTA, che ha vissuto in passato la terribile esperienza fascista, propongano di equiparare i partigiani alle carogne fasciste. È difficile crederci, ma ancor più è triste, poichè per liberare questa nazione i partigiani hanno versato molto sangue e hanno combattuto contro chi difendeva la dittatura.. e ora vogliono renderli uguali! Sembra un ritorno al passato, il valore più importante e il valore più bello del popolo italiano, ovvero L'ANTIFASCISMO, viene rinnegato, viene infangato. Non vogliamo nemmeno immaginare quello che provino i partigiani ancora vivi, che hanno combattuto il fascismo.
..fortunatamente c'è qualcuno (oltre a noi) che si oppone a queste schifose proposte!
(l'articolo è tratto da Varese News)
Gallarate - Nell'assemblea congressuale cittadina l'invito a tutte le forze politiche a votare un docuemento nei consigli comunali per evitare l'equiparazione
Partigiani come i repubblichini? L'Anpi dice no
La sezione ANPI di Gallarate, riunita in assemblea congressuale il 15 febbraio, udita la relazione del presidente, che ha illustrato i documenti del consiglio nazionale di Cervia del 15 e 16 novembre 2008 e del consiglio regionale della Lombardia del 29 novembre 2008, dopo ampio ed appassionato dibattito, durante il quale sono intervenuti anche i rappresentanti dei seguenti partiti e associazioni Marco Casillo (Pd), Giuseppe Maffioli (PdCI), Stefano Rizzi (Prc), Antonio Longo (Mfe), Cinzia Colombo (Sinistra per Gallarate), Adriana Scanferla, Giuseppe Gatti, Donato Rabacchin, Eros Barone e Rita Gaviraghi (Anpi Gallarate) ne approva i contenuti e si fa promotrice del seguente appello da inviare alla stampa locale ed ai consigli comunali:
L’ ANPI di Gallarate esprime la più profonda e sentita indignazione per la proposta di legge n° 1360 del 2008, avanzata dai parlamentari del centro-destra e non solo, circa la equiparazione dei repubblichini di Salò con i Partigiani che scelsero invece la lotta per la Liberazione dell’ Italia dal nemico invasore, a rischio della vita e con immensi sacrifici personali e familiari.
Questa proposta di legge, ammantata da una falsa volontà di riconciliazione nazionale, è sintomatica del clima che si respira nel Paese, aggravato dall’attuale compagine governativa che, con le recenti dichiarazioni del Presidente del Consiglio, relative alla natura della Costituzione, a suo dire figlia dell’influenza sovietica dell’epoca, introducono nella società italiana non pochi segni di inquietudine e preoccupazione, nonché di divisione.
L’ ANPI di Gallarate si fa promotrice presso i Consigli Comunali di Gallarate e limitrofi affinchè si proceda all’approvazione in essi di un Ordine del Giorno che condanni le volontà espresse nel DDL 1360/2008 che dica premesso che le scelte della politica non possono prescindere dai giudizi della storia e che la storia ha condannato il nazifascismo, esperienza ideologica e di governo che ha funestato l’Europa e precipitato l’umanità intera nel baratro del secondo conflitto mondiale, che si concluse con la sconfitta di quell’infame modello e con l’affermazione dei valori di pace, giustizia, democrazia e cooperazione internazionale, incarnati dalle Nazioni alleatesi per contrastarlo e dai movimenti di liberazione nazionale, come quello realizzatosi in Italia attraverso la Lotta partigiana e l’azione del CLN; preso atto che alla Camera dei Deputati è stata presentata una proposta di legge (d.d.l. n. 1360/2008) per l’Istituzione dell'Ordine del Tricolore da conferire a “a coloro che hanno prestato servizio militare, per almeno sei mesi, in zona di operazioni, anche a più riprese, nelle Forze armate italiane durante la guerra 1940-1945 e invalidi, o nelle formazioni armate partigiane o gappiste, regolarmente inquadrate nelle formazioni dipendenti dal Corpo volontari della libertà, ai combattenti della guerra 1940-1945, ai mutilati e invalidi della guerra 1940-1945 titolari di pensione di guerra e agli ex prigionieri o internati nei campi di concentramento o di prigionia, nonché ai combattenti nelle formazioni dell'esercito nazionale repubblicano durante il biennio 1943-1945”; considerato che quanto previsto configurerebbe una parificazione di fatto fra i combattenti della Guerra di Liberazione e i militi della Repubblica Sociale Italiana; che le formazioni militari della Repubblica Sociale Italiana (GNR, Brigate Nere, X Mas, SS italiane, bande autonome come la “Muti”, la “Koch”, la “Carità” etc.) agirono al servizio dell’occupante tedesco, in funzione essenzialmente di repressione antipartigiana e di “guerra ai civili”, rendendosi responsabili di rastrellamenti, torture, fucilazioni, incendi di interi paesi, stragi di persone inermi, deportazione di cittadini italiani antifascisti e di fede ebraica nei campi di concentramento e sterminio tedeschi; tenuto conto altresì che il legittimo governo italiano, il 13 ottobre 1943, aveva dichiarato guerra alla Germania e che quindi la militanza nella RSI si configurava come un vero e proprio tradimento della Patria; che in nessun Paese europeo,occupato dai nazisti, sono previsti riconoscimenti od onorificenze per chi ha combattuto a sostegno dei cosiddetti governi collaborazionisti; che il 25 Aprile di ogni anno la Repubblica ed il popolo italiano celebrano la Festa della Liberazione per ricordare ed onorare tutti coloro che scelsero di combattere per liberare la Patria dall’occupante tedesco e contrastare il progetto nazifascista, e che con il loro sacrificio hanno consentito all’Italia di riconquistare la libertà e la democrazia e di riscattare la propria dignità di paese civile; respinge con fermezza il tentativo di equiparare tutte le parti in lotta nel nostro Paese dopo l’8 settembre 1943, perchè non deve essere fatta alcuna confusione fra carnefici e vittime, fra oppressori e combattenti per la libertà; ritiene il disegno di legge in oggetto scorretto sul piano del giudizio storico ed illegittimo su quello giuridico, in quanto la Repubblica Sociale Italiana non fu riconosciuta da nessun altro Stato se non dal Terzo Reich a cui era asservita; oltraggioso nei confronti di tutti gli Italiani che, schierandosi contro il nazifascismo, contribuirono all’affermazione dei principi dell’Antifascismo e della Resistenza, che stanno alla base della nostra Costituzione; impegna il Sindaco a farsi promotore, in sede locale e nazionale, di iniziative di protesta contro il disegno di legge n. 1360, invita i gruppi parlamentari a non approvare il suddetto disegno di legge; esprime
l’auspicio che il Presidente della Repubblica eserciti tutti i suoi poteri per non promulgare una legge che rappresenterebbe una vergogna per il nostro Paese.
Martedi 17 Febbraio 2009
redazione@varesenews.it
..fortunatamente c'è qualcuno (oltre a noi) che si oppone a queste schifose proposte!
(l'articolo è tratto da Varese News)
Gallarate - Nell'assemblea congressuale cittadina l'invito a tutte le forze politiche a votare un docuemento nei consigli comunali per evitare l'equiparazione
Partigiani come i repubblichini? L'Anpi dice no
La sezione ANPI di Gallarate, riunita in assemblea congressuale il 15 febbraio, udita la relazione del presidente, che ha illustrato i documenti del consiglio nazionale di Cervia del 15 e 16 novembre 2008 e del consiglio regionale della Lombardia del 29 novembre 2008, dopo ampio ed appassionato dibattito, durante il quale sono intervenuti anche i rappresentanti dei seguenti partiti e associazioni Marco Casillo (Pd), Giuseppe Maffioli (PdCI), Stefano Rizzi (Prc), Antonio Longo (Mfe), Cinzia Colombo (Sinistra per Gallarate), Adriana Scanferla, Giuseppe Gatti, Donato Rabacchin, Eros Barone e Rita Gaviraghi (Anpi Gallarate) ne approva i contenuti e si fa promotrice del seguente appello da inviare alla stampa locale ed ai consigli comunali:
L’ ANPI di Gallarate esprime la più profonda e sentita indignazione per la proposta di legge n° 1360 del 2008, avanzata dai parlamentari del centro-destra e non solo, circa la equiparazione dei repubblichini di Salò con i Partigiani che scelsero invece la lotta per la Liberazione dell’ Italia dal nemico invasore, a rischio della vita e con immensi sacrifici personali e familiari.
Questa proposta di legge, ammantata da una falsa volontà di riconciliazione nazionale, è sintomatica del clima che si respira nel Paese, aggravato dall’attuale compagine governativa che, con le recenti dichiarazioni del Presidente del Consiglio, relative alla natura della Costituzione, a suo dire figlia dell’influenza sovietica dell’epoca, introducono nella società italiana non pochi segni di inquietudine e preoccupazione, nonché di divisione.
L’ ANPI di Gallarate si fa promotrice presso i Consigli Comunali di Gallarate e limitrofi affinchè si proceda all’approvazione in essi di un Ordine del Giorno che condanni le volontà espresse nel DDL 1360/2008 che dica premesso che le scelte della politica non possono prescindere dai giudizi della storia e che la storia ha condannato il nazifascismo, esperienza ideologica e di governo che ha funestato l’Europa e precipitato l’umanità intera nel baratro del secondo conflitto mondiale, che si concluse con la sconfitta di quell’infame modello e con l’affermazione dei valori di pace, giustizia, democrazia e cooperazione internazionale, incarnati dalle Nazioni alleatesi per contrastarlo e dai movimenti di liberazione nazionale, come quello realizzatosi in Italia attraverso la Lotta partigiana e l’azione del CLN; preso atto che alla Camera dei Deputati è stata presentata una proposta di legge (d.d.l. n. 1360/2008) per l’Istituzione dell'Ordine del Tricolore da conferire a “a coloro che hanno prestato servizio militare, per almeno sei mesi, in zona di operazioni, anche a più riprese, nelle Forze armate italiane durante la guerra 1940-1945 e invalidi, o nelle formazioni armate partigiane o gappiste, regolarmente inquadrate nelle formazioni dipendenti dal Corpo volontari della libertà, ai combattenti della guerra 1940-1945, ai mutilati e invalidi della guerra 1940-1945 titolari di pensione di guerra e agli ex prigionieri o internati nei campi di concentramento o di prigionia, nonché ai combattenti nelle formazioni dell'esercito nazionale repubblicano durante il biennio 1943-1945”; considerato che quanto previsto configurerebbe una parificazione di fatto fra i combattenti della Guerra di Liberazione e i militi della Repubblica Sociale Italiana; che le formazioni militari della Repubblica Sociale Italiana (GNR, Brigate Nere, X Mas, SS italiane, bande autonome come la “Muti”, la “Koch”, la “Carità” etc.) agirono al servizio dell’occupante tedesco, in funzione essenzialmente di repressione antipartigiana e di “guerra ai civili”, rendendosi responsabili di rastrellamenti, torture, fucilazioni, incendi di interi paesi, stragi di persone inermi, deportazione di cittadini italiani antifascisti e di fede ebraica nei campi di concentramento e sterminio tedeschi; tenuto conto altresì che il legittimo governo italiano, il 13 ottobre 1943, aveva dichiarato guerra alla Germania e che quindi la militanza nella RSI si configurava come un vero e proprio tradimento della Patria; che in nessun Paese europeo,occupato dai nazisti, sono previsti riconoscimenti od onorificenze per chi ha combattuto a sostegno dei cosiddetti governi collaborazionisti; che il 25 Aprile di ogni anno la Repubblica ed il popolo italiano celebrano la Festa della Liberazione per ricordare ed onorare tutti coloro che scelsero di combattere per liberare la Patria dall’occupante tedesco e contrastare il progetto nazifascista, e che con il loro sacrificio hanno consentito all’Italia di riconquistare la libertà e la democrazia e di riscattare la propria dignità di paese civile; respinge con fermezza il tentativo di equiparare tutte le parti in lotta nel nostro Paese dopo l’8 settembre 1943, perchè non deve essere fatta alcuna confusione fra carnefici e vittime, fra oppressori e combattenti per la libertà; ritiene il disegno di legge in oggetto scorretto sul piano del giudizio storico ed illegittimo su quello giuridico, in quanto la Repubblica Sociale Italiana non fu riconosciuta da nessun altro Stato se non dal Terzo Reich a cui era asservita; oltraggioso nei confronti di tutti gli Italiani che, schierandosi contro il nazifascismo, contribuirono all’affermazione dei principi dell’Antifascismo e della Resistenza, che stanno alla base della nostra Costituzione; impegna il Sindaco a farsi promotore, in sede locale e nazionale, di iniziative di protesta contro il disegno di legge n. 1360, invita i gruppi parlamentari a non approvare il suddetto disegno di legge; esprime
l’auspicio che il Presidente della Repubblica eserciti tutti i suoi poteri per non promulgare una legge che rappresenterebbe una vergogna per il nostro Paese.
Martedi 17 Febbraio 2009
redazione@varesenews.it
martedì 17 febbraio 2009
FORSE OGNI TANTO ANCHE LORO PENSANO...
RIPORTIAMO QUA SOTTO UN ARTICOLO DI VARESE NEWS, IN CUI LA CGIL HA DETTO E PROPOSTO QUALCOSA DI SENSATO.
OVVIAMENTE COME COLLETTIVO AUTORGANIZZATO NON CONDIVIDIAMO LE IDEE E LE POSIZIONI DI CGIL,MA CI SEMBRA GIUSTO RIPORTARE UN ARTICOLO CHE SPIEGA LA GRAVE SITUAZIONE DEI LAVORATORI EDILI NELLA NOSTRA PROVINCIA. (STAREMO A VEDERE SE SI TRATTA DI CHIACCHIERE O SE TENTERANNO DI FARE REALMENTE QUALCOSA).
"In soli due mesi persi 400 posti dilavoro nell'edilizia. La proposta della Camera del Lavoro punta sui cantieri delle infrastrutture e sull'edilizia sociale. A rischio soprattutto lavoratori immigrati
Cgil: "Rilanciamo le opere pubbliche"
La crisi in edilizia si misura in metri cubi che si riducono. E da quando è iniziata la crisi la riduzione si è vista. Per la Fillea-Cgil, numeri alla mano, si tratta di una situazione destinata a peggiorare in fretta, se non si prendono provvedimenti immediati sul territorio. La proposta della Camera del Lavoro di Varese punta in due direzioni: da una parte le infrastrutture pubbliche, dall’altra l’edilizia sociale e di recupero. «Nel primo punto - spiega la segreteria della Fillea Cgil – rientrano cinque opere importanti per il territorio: il potenziamento della tratta ferroviaria Gallarate-Rho, la realizzazione del collegamento ferroviario Arcisate Stabio e collegamento di Malpensa con la linea internazionale del Sempione, la realizzazione dell’autostrada Pedemontana e la tangenziale di Varese».
(foto, da sinistra: Brahjmaj Pjerin e Flavio Nossa, segretari della Fillea Cgil, Renzo Andreotti, Simona Ghiraldi e Vincenzo Annesi)
Grandi opere che se aggiunte agli interventi di riqualificazione di aree degradate e di edilizia sociale, magari con una applicazione dei criteri della bioedilizia, potrebbero evitare al settore una caduta in picchiata. Decidere subito sarebbe necessario in quanto il tempo medio della cantierizzazione di queste opere, dall’annuncio del politico alla costruzione del cantiere, è di tre anni.
In provincia di Varese in edilizia (intesa come legno arredamento e settore costruzioni) lavorano circa 28 mila persone. Nel 2008 gli iscritti alla cassa edile, cioè i lavoratori impiegati nelle 2.309 imprese edili, erano 9.500, perlopiù stranieri. Negli ultimi due mesi dello scorso anno, per effetto della crisi, l’occupazione era già calata di 400 unità. Il prezzo più caro lo ha pagato il nord del Varesotto con 100 posti di lavoro saltati nel Luinese, ma la previsione della Cgil è pessima perché il 40 per cento dei lavoratori è impiegato in microaziende che sono il 65 per cento del totale ( solo una azienda di costruzioni supera il 60 dipendenti).
«In questa situazione – spiegano i sindacalisti – a rimetterci saranno soprattutto gli stranieri, perché sono i più ricattabili. Il loro permesso di soggiorno è legato al posto di lavoro e questo aspetto incrementerà il sommerso. Attualmente i due terzi dei lavoratori in edilizia sono sottoinquadrati: in pratica li si paga come manovali anche se sono muratori finiti, e il resto glielo si dà fuori busta. Inoltre, sono in aumento e partite iva perché per essere imprenditore di se stesso è sufficiente avere un metro e un secchio».
La Fillea Cgil Lombardia, nel quadro della campagna di iniziative lanciate con l’assemblea nazionale che si è tenuta il 27 gennaio a Milano con Guglielmo Epifani, organizza per domani, martedì 17 febbraio, a partire dalle 10 un presidio sotto il Pirellone, in piazza Duca D’Aosta a Milano."
VARESE NEWS
OVVIAMENTE COME COLLETTIVO AUTORGANIZZATO NON CONDIVIDIAMO LE IDEE E LE POSIZIONI DI CGIL,MA CI SEMBRA GIUSTO RIPORTARE UN ARTICOLO CHE SPIEGA LA GRAVE SITUAZIONE DEI LAVORATORI EDILI NELLA NOSTRA PROVINCIA. (STAREMO A VEDERE SE SI TRATTA DI CHIACCHIERE O SE TENTERANNO DI FARE REALMENTE QUALCOSA).
"In soli due mesi persi 400 posti dilavoro nell'edilizia. La proposta della Camera del Lavoro punta sui cantieri delle infrastrutture e sull'edilizia sociale. A rischio soprattutto lavoratori immigrati
Cgil: "Rilanciamo le opere pubbliche"
La crisi in edilizia si misura in metri cubi che si riducono. E da quando è iniziata la crisi la riduzione si è vista. Per la Fillea-Cgil, numeri alla mano, si tratta di una situazione destinata a peggiorare in fretta, se non si prendono provvedimenti immediati sul territorio. La proposta della Camera del Lavoro di Varese punta in due direzioni: da una parte le infrastrutture pubbliche, dall’altra l’edilizia sociale e di recupero. «Nel primo punto - spiega la segreteria della Fillea Cgil – rientrano cinque opere importanti per il territorio: il potenziamento della tratta ferroviaria Gallarate-Rho, la realizzazione del collegamento ferroviario Arcisate Stabio e collegamento di Malpensa con la linea internazionale del Sempione, la realizzazione dell’autostrada Pedemontana e la tangenziale di Varese».
(foto, da sinistra: Brahjmaj Pjerin e Flavio Nossa, segretari della Fillea Cgil, Renzo Andreotti, Simona Ghiraldi e Vincenzo Annesi)
Grandi opere che se aggiunte agli interventi di riqualificazione di aree degradate e di edilizia sociale, magari con una applicazione dei criteri della bioedilizia, potrebbero evitare al settore una caduta in picchiata. Decidere subito sarebbe necessario in quanto il tempo medio della cantierizzazione di queste opere, dall’annuncio del politico alla costruzione del cantiere, è di tre anni.
In provincia di Varese in edilizia (intesa come legno arredamento e settore costruzioni) lavorano circa 28 mila persone. Nel 2008 gli iscritti alla cassa edile, cioè i lavoratori impiegati nelle 2.309 imprese edili, erano 9.500, perlopiù stranieri. Negli ultimi due mesi dello scorso anno, per effetto della crisi, l’occupazione era già calata di 400 unità. Il prezzo più caro lo ha pagato il nord del Varesotto con 100 posti di lavoro saltati nel Luinese, ma la previsione della Cgil è pessima perché il 40 per cento dei lavoratori è impiegato in microaziende che sono il 65 per cento del totale ( solo una azienda di costruzioni supera il 60 dipendenti).
«In questa situazione – spiegano i sindacalisti – a rimetterci saranno soprattutto gli stranieri, perché sono i più ricattabili. Il loro permesso di soggiorno è legato al posto di lavoro e questo aspetto incrementerà il sommerso. Attualmente i due terzi dei lavoratori in edilizia sono sottoinquadrati: in pratica li si paga come manovali anche se sono muratori finiti, e il resto glielo si dà fuori busta. Inoltre, sono in aumento e partite iva perché per essere imprenditore di se stesso è sufficiente avere un metro e un secchio».
La Fillea Cgil Lombardia, nel quadro della campagna di iniziative lanciate con l’assemblea nazionale che si è tenuta il 27 gennaio a Milano con Guglielmo Epifani, organizza per domani, martedì 17 febbraio, a partire dalle 10 un presidio sotto il Pirellone, in piazza Duca D’Aosta a Milano."
VARESE NEWS
venerdì 13 febbraio 2009
LA CITTÀ DEI BALOCCHI!
ECCO UN ARTICOLO TRATTO DA VARESE NEWS: SONO I PROGETTI CHE HANNO I POLITICANTI PER IL FUTURO DI GALLARATE! SEGUE LA RISPOSTA DEL NOSTRO COLLETTIVO RIGUARDO LA QUESTIONE.
"Gallarate - Ascom, Confesercenti, Amsc e amministrazione comunale insieme per partecipare al bando regionale che stanzia 22,5 milioni di euro. L'obiettivo: favorire il commercio di vicinato e dare un'offerta completa ai cittadini. Il progetto si inserisce nella definizione del Pgt
Distretto urbano del commercio, un progetto per cambiare la città
La città che diventa un centro commerciale all’aperto. Questo è il “sogno”, pronto a concretizzarsi, dell’amministrazione comunale di Gallarate che con Ascom, Confesercenti e Amsc ha presentato alla Regione Lombardia il progetto di distretto urbano del commercio. Il Pirellone ha infatti messo a disposizione 22,5 milioni di euro a livello regionale: nella nostra provincia, nel caso vengano accolte le idee presentate, ci sono 750 mila per Varese città e 1,241 milioni per gli altri distretti che nasceranno. Tra questi anche Gallarate, che nei tempi previsti (entro lo scorso 15 gennaio) ha depositato i documenti in Regione. In sostanza si tratta di creare, con l’alleanza tra i vari partner coinvolti, un’offerta diffusa e completa per favorire lo sviluppo dei negozi di vicinato rispetto alla media-grande distribuzione in un perimetro che va dal cimitero monumentale a piazza Risorgimento fino a viale Milano (con Gam e nuovo polo scolastico) passando da ospedale, stazione e centro città. Nel progetto sono coinvolti l’assessorato alle Attività produttive, al Marketing Territoriale e alla Cultura e quello alla Sicurezza oltre ad Amsc (impegnata nella promozione culturale e nella gestione di parcheggi e trasporto urbano) e alle associazioni di categoria sopra citate: gli ambiti di sviluppo individuati infatti coinvolgono l’illuminazione cittadina delle vie del centro, 15 nuove telecamere all’interno del perimetro individuato, la riqualificazione di piazza Garibaldi e Palazzo Minoletti (acquistato dal Comune per 1,7 milioni di euro, il contratto sarà depositato a breve), la decima edizione di Duemilalibri. Un progetto studiato a tavolino nei minimi particolari in sei mesi di collaborazione tra amministrazione, Ascom e Confesercenti: dal documento presentato in Regione è calcolato che il numero di esercizi del distretto gallaratese consta in 64 negozi alimentari, 330 non alimentari, 4 di media distribuzione (sopra i 250 metri quadri), 78 pubblici esercizi. Il distretto urbano del commercio a Gallarate si inserisce nel piano di governo del territorio in fase di elaborazione: «Si tratta di dare un nuovo volto alla città, rivedendo d’accordo con le associazioni di categoria, la faccia del commercio cittadino - spiegano Paolo Caravati, vicesindaco e assessore alle Attività Produttive, e Massimo Bossi, assessore all’Urbanistica -. Favorire gli esercizi di commercio di vicinato è uno dei nostri obiettivi: nei progetti dell’amministrazione c’è lo spostamento dei sei negozi di grande distribuzione esistenti in viale Milano ed una nuova definizione del concetto di grande e media distribuzione, per favorire l’accesso in città di operatori che si sono dimostrati interessati. Quell’area andrà poi riqualificata, per fornire un’offerta adeguata al nuovo polo scolastico e alla Gam. Vorremmo poi ampliare l’area mercato, rimettere in sesto aree dimesse importanti con l’inserimento di spazi verdi. Un disegno importante». A spiegare la natura del progetto è Marco Introini, vice presidente di Ascom Gallarate, affiancato dalla presidente del Comitato Commercianti Centro Milena Betto e da Angelo Griggi di Confesercenti: «Quest’idea nasce dalla volontà di uscire dalla stagnazione che sta diventando recessione – spiega Introini -. Nel mondo i distretti urbani del commercio sono 60 mila, la Regione Lombardia ha recepito la spinta arrivata dalle associazioni di categoria che insieme hanno voluto fare sistema. Noi siamo convinti di aver presentato un buon progetto che vede la collaborazione di privati, associazioni e amministrazione comunale: se il nostro progetto verrà accolto, quello del Pirellone sarà un contributo importante al quale vanno aggiunti molti altri finanziamenti messi dai vari protagonisti coinvolti». Il progetto è al vaglio della regione che dovrà poi definire chi potrà usufruire dei fondi: «Siamo convinti di aver fatto bene – chiosa Bossi -. Se non arrivassero i soldi dalla Regione, andremo avanti comunque su questa strada. Il Pgt di Gallarate cambierà il volto alla città, recependo le istanze delle associazioni di categoria»."
Giovedi 12 Febbraio 2009
Tommaso Guidotti
tommaso.guidotti@varesenews.it
LA NOSTRA RISPOSTA
L’articolo qua riportato rappresenta perfettamente la logica portata avanti dalle istituzioni di Gallarate, una logica di puro guadagno speculativo per i loro grandi interessi.
In un momento come questo in cui la crisi economica divampa e i cittadini sono sempre più allo stremo delle forze, loro pensano a cambiare l’intero volto di una città per renderla una grande vetrina commerciale e consumista. La regione dona vari milioni di euro che non vengono minimamente usati per migliorare la vita sociale dei gallaratesi o per creare strutture pubbliche di reale utilità a costo zero per un ritorno alla socialità nel territorio. Per non parlare dell’inquinamento, ci vogliono spiegare lor signori come mai Gallarate è la città più inquinata della provincia? Ma grazie alla loro gestione del trasporto pubblico naturalmente, ma al posto di migliorarlo preferiscono costruire palazzi e negozi. I centri commerciali in via sempione verranno spostati per essere posti in centro città aumentando così il traffico cittadino e creando ulteriori disagi alla viabilità. Inoltre ci chiediamo quale utilità abbia questa mossa, dal momento che il nuovo supermercato posizionato vicino alle poste è già fallito.. Chissà come mai?!!Crediamo che in una cittadina con 4 negozi di media distribuzione, 64 negozi alimentari, 330 non alimentari più i vari centri commerciali le persone abbiano già ampie possibilità di scegliere dove spendere i loro soldi e, di conseguenza, riteniamo completamente inutile la costruzione di altri edifici di questo genere. Ma questo alle istituzioni non interessa, l’importante per loro è continuare ad abbattere edifici inutilizzati (che potrebbero benissimo venir ristrutturati), continuando così ad alimentare quel processo speculativo che serve solo a gonfiare le tasche già strapiene dei soliti noti, per costruire palazzi dove risiederanno solo uffici e tanti bei negozi per indurre le persone a spendere tutto lo spendibile. Nelle aree dismesse faranno dei parchi (dicono); staremo a vedere ma non vogliamo fidarci semplicemente perché per noi parco pubblico è diverso dal mettere 3 aiuole e 4 giochi per bambini. Parco pubblico significa reintrodurre più alberi e più zone verdi e vivibili nella nostra zona ormai quasi totalmente cementificata.
Ci chiedevamo due ultime cose, ma gli illustri assessori di gallarate si sono accorti che il centro è già illuminato?? Inoltre, Gallarate ha un indice di criminalità così elevato da giustificare l'introduzione di 16 telecamere aggiuntive per le vie cittadine?)
Il nostro obbiettivo come comitato contro la speculazione edilizia e come collettivo è quello di far passare un idea di urbanistica fatta dal basso, progetti impostati dai cittadini che VIVONO la città e non da questi politicanti e affaristi che magari risiedono altrove… Più VERDE E SOCIALITÀ A GALLARATE….MENO PALAZZI E VETRINE!!
"Gallarate - Ascom, Confesercenti, Amsc e amministrazione comunale insieme per partecipare al bando regionale che stanzia 22,5 milioni di euro. L'obiettivo: favorire il commercio di vicinato e dare un'offerta completa ai cittadini. Il progetto si inserisce nella definizione del Pgt
Distretto urbano del commercio, un progetto per cambiare la città
La città che diventa un centro commerciale all’aperto. Questo è il “sogno”, pronto a concretizzarsi, dell’amministrazione comunale di Gallarate che con Ascom, Confesercenti e Amsc ha presentato alla Regione Lombardia il progetto di distretto urbano del commercio. Il Pirellone ha infatti messo a disposizione 22,5 milioni di euro a livello regionale: nella nostra provincia, nel caso vengano accolte le idee presentate, ci sono 750 mila per Varese città e 1,241 milioni per gli altri distretti che nasceranno. Tra questi anche Gallarate, che nei tempi previsti (entro lo scorso 15 gennaio) ha depositato i documenti in Regione. In sostanza si tratta di creare, con l’alleanza tra i vari partner coinvolti, un’offerta diffusa e completa per favorire lo sviluppo dei negozi di vicinato rispetto alla media-grande distribuzione in un perimetro che va dal cimitero monumentale a piazza Risorgimento fino a viale Milano (con Gam e nuovo polo scolastico) passando da ospedale, stazione e centro città. Nel progetto sono coinvolti l’assessorato alle Attività produttive, al Marketing Territoriale e alla Cultura e quello alla Sicurezza oltre ad Amsc (impegnata nella promozione culturale e nella gestione di parcheggi e trasporto urbano) e alle associazioni di categoria sopra citate: gli ambiti di sviluppo individuati infatti coinvolgono l’illuminazione cittadina delle vie del centro, 15 nuove telecamere all’interno del perimetro individuato, la riqualificazione di piazza Garibaldi e Palazzo Minoletti (acquistato dal Comune per 1,7 milioni di euro, il contratto sarà depositato a breve), la decima edizione di Duemilalibri. Un progetto studiato a tavolino nei minimi particolari in sei mesi di collaborazione tra amministrazione, Ascom e Confesercenti: dal documento presentato in Regione è calcolato che il numero di esercizi del distretto gallaratese consta in 64 negozi alimentari, 330 non alimentari, 4 di media distribuzione (sopra i 250 metri quadri), 78 pubblici esercizi. Il distretto urbano del commercio a Gallarate si inserisce nel piano di governo del territorio in fase di elaborazione: «Si tratta di dare un nuovo volto alla città, rivedendo d’accordo con le associazioni di categoria, la faccia del commercio cittadino - spiegano Paolo Caravati, vicesindaco e assessore alle Attività Produttive, e Massimo Bossi, assessore all’Urbanistica -. Favorire gli esercizi di commercio di vicinato è uno dei nostri obiettivi: nei progetti dell’amministrazione c’è lo spostamento dei sei negozi di grande distribuzione esistenti in viale Milano ed una nuova definizione del concetto di grande e media distribuzione, per favorire l’accesso in città di operatori che si sono dimostrati interessati. Quell’area andrà poi riqualificata, per fornire un’offerta adeguata al nuovo polo scolastico e alla Gam. Vorremmo poi ampliare l’area mercato, rimettere in sesto aree dimesse importanti con l’inserimento di spazi verdi. Un disegno importante». A spiegare la natura del progetto è Marco Introini, vice presidente di Ascom Gallarate, affiancato dalla presidente del Comitato Commercianti Centro Milena Betto e da Angelo Griggi di Confesercenti: «Quest’idea nasce dalla volontà di uscire dalla stagnazione che sta diventando recessione – spiega Introini -. Nel mondo i distretti urbani del commercio sono 60 mila, la Regione Lombardia ha recepito la spinta arrivata dalle associazioni di categoria che insieme hanno voluto fare sistema. Noi siamo convinti di aver presentato un buon progetto che vede la collaborazione di privati, associazioni e amministrazione comunale: se il nostro progetto verrà accolto, quello del Pirellone sarà un contributo importante al quale vanno aggiunti molti altri finanziamenti messi dai vari protagonisti coinvolti». Il progetto è al vaglio della regione che dovrà poi definire chi potrà usufruire dei fondi: «Siamo convinti di aver fatto bene – chiosa Bossi -. Se non arrivassero i soldi dalla Regione, andremo avanti comunque su questa strada. Il Pgt di Gallarate cambierà il volto alla città, recependo le istanze delle associazioni di categoria»."
Giovedi 12 Febbraio 2009
Tommaso Guidotti
tommaso.guidotti@varesenews.it
LA NOSTRA RISPOSTA
L’articolo qua riportato rappresenta perfettamente la logica portata avanti dalle istituzioni di Gallarate, una logica di puro guadagno speculativo per i loro grandi interessi.
In un momento come questo in cui la crisi economica divampa e i cittadini sono sempre più allo stremo delle forze, loro pensano a cambiare l’intero volto di una città per renderla una grande vetrina commerciale e consumista. La regione dona vari milioni di euro che non vengono minimamente usati per migliorare la vita sociale dei gallaratesi o per creare strutture pubbliche di reale utilità a costo zero per un ritorno alla socialità nel territorio. Per non parlare dell’inquinamento, ci vogliono spiegare lor signori come mai Gallarate è la città più inquinata della provincia? Ma grazie alla loro gestione del trasporto pubblico naturalmente, ma al posto di migliorarlo preferiscono costruire palazzi e negozi. I centri commerciali in via sempione verranno spostati per essere posti in centro città aumentando così il traffico cittadino e creando ulteriori disagi alla viabilità. Inoltre ci chiediamo quale utilità abbia questa mossa, dal momento che il nuovo supermercato posizionato vicino alle poste è già fallito.. Chissà come mai?!!Crediamo che in una cittadina con 4 negozi di media distribuzione, 64 negozi alimentari, 330 non alimentari più i vari centri commerciali le persone abbiano già ampie possibilità di scegliere dove spendere i loro soldi e, di conseguenza, riteniamo completamente inutile la costruzione di altri edifici di questo genere. Ma questo alle istituzioni non interessa, l’importante per loro è continuare ad abbattere edifici inutilizzati (che potrebbero benissimo venir ristrutturati), continuando così ad alimentare quel processo speculativo che serve solo a gonfiare le tasche già strapiene dei soliti noti, per costruire palazzi dove risiederanno solo uffici e tanti bei negozi per indurre le persone a spendere tutto lo spendibile. Nelle aree dismesse faranno dei parchi (dicono); staremo a vedere ma non vogliamo fidarci semplicemente perché per noi parco pubblico è diverso dal mettere 3 aiuole e 4 giochi per bambini. Parco pubblico significa reintrodurre più alberi e più zone verdi e vivibili nella nostra zona ormai quasi totalmente cementificata.
Ci chiedevamo due ultime cose, ma gli illustri assessori di gallarate si sono accorti che il centro è già illuminato?? Inoltre, Gallarate ha un indice di criminalità così elevato da giustificare l'introduzione di 16 telecamere aggiuntive per le vie cittadine?)
Il nostro obbiettivo come comitato contro la speculazione edilizia e come collettivo è quello di far passare un idea di urbanistica fatta dal basso, progetti impostati dai cittadini che VIVONO la città e non da questi politicanti e affaristi che magari risiedono altrove… Più VERDE E SOCIALITÀ A GALLARATE….MENO PALAZZI E VETRINE!!
giovedì 12 febbraio 2009
Leggiamo e diffondiamo...
Interessante articolo di varese news su quanto accaduto a saronno.
http://www3.varesenews.it/saronno_tradate/articolo.php?id=118800
visitate il link e leggete
http://www3.varesenews.it/saronno_tradate/articolo.php?id=118800
visitate il link e leggete
MOBILITAZIONE ANTI-SPECULATIVA
ECCO RIPORTATO QUI SOTTO IL TESTO DEL VOLANTINO CHE ABBIAMO AFFISSO A GALLARATE. SONO IN PROGRAMMA PER IL FUTURO ALTRE INIZIATIVE SU QUESTA TEMATICA.
"APPELLO AI CITTADINI GALLARATESI
Cari abitanti del comune di gallarate questo è un appello che vi lanciamo per quanto riguarda l’urbanistica e l’inquinamento della città. Se ancora non lo aveste notato il territorio gallaratese si sta trasformando ormai in un grande cantiere, si costruiscono palazzi e centri commerciali ovunque e senza nessuna discrezione. Si stanno abbattendo poco per volta tutti gli scheletri delle vecchie strutture industriali,testimonianza di un passato produttivo della città, questo è positivo perché si liberano spazi che altrimenti erano sarebbero stati inutilizzabili. Ma non è possibile che vengano utilizzati solo per un imponente processo di speculazione edilizia, perché è proprio di questo che si tratta. Il comune da concessioni alla costruzione in continuazione e senza pensare minimamente al bene comune dei cittadini, perché non penso che tutti gli abitanti di gallarate vogliano vivere in una città soffocata dal cemento e dalla monotonia dei palazzi in costruzione. Questi giganti sempre più alti e costruiti in pochi metri quadri che ci tolgono la vista dell’orizzonte, ci soffocano ogni emozione e ci rendono grigi proprio come loro. Per non essere troppo romantici pensiamo piuttosto alle ripercussioni ambientali, ogni nuova costruzione consuma energia e produce gas nocivi sia d’inverno con i riscaldamenti sia d’estate con i condizionatori, per non parlare degli uffici e dei centri commerciali con le loro luci accese 24 ore su 24. Naturalmente i criteri di costruzione adeguati all’ambiente sono troppo costosi quindi la salute del cittadino scivola subito al secondo posto rispetto al denaro, ma almeno la vivibilità della città può essere ancora salvata. Con il termine vivibilità intendiamo più spazi a misura d’uomo(non parcheggi e supermarket) più verde e più intrattenimento per tutti (non basta un cinema e un parchetto) insomma più infrastrutture pubbliche a costo zero dove si può evadere dal grigiore della città. Ognuno di noi ne ha bisogno perché non si può solo lavorare, produrre e tornare a casa, la socialità e la voglia di creare e vivere una comunità è basilare per una cittadina come gallarate. Il comune usa la scusa dello sviluppo di malpensa e del creare nuove strutture abitative per “le orde” di lavoratori dell’aeroporto, anche se fosse vero non vediamo il bisogno di costruire a dismisura visto che nella città esistono tantissime strutture dismesse e ancora abitabili;perché il comune non mette a posto quelle? Il caso più eclatante è un intera palazzina praticamente nuova, completamente vuota posta vicino alla stazione degli autobus, invece vediamo che nei nuovi condomini ci sono più uffici che abitanti( anche perché il costo delle case nuove è molto alto a gallarate) quindi non è difficile pensare a tutti i soldi intascati dal comune per ogni cantiere.
Un altro punto è il livello d’inquinamento ambientale della città, infatti è notizia di settimana scorsa che gallarate è il centro più inquinato della provincia di varese, soprattutto la zona sempione . Anche questo punto non è una novità visto la quantità di macchine che circolano ad ogni ora, è inutile rifare il piano stradale con rotonde enormi se poi non si mettono a disposizione più mezzi pubblici che inquinano meno e soprattutto con orari migliori.
Questo è un appello alla sensibilità dei gallaratesi che non vogliono più vivere in una città grigia e distaccata, che pretendono una condizione umana di vita con più verde più socialità più passatempo per tutti e meno inquinamento; è ancora possibile fermare questo processo di urbanizzazione selvaggia basta volerlo e chiederlo attivamente a coloro che fanno di gallarate una specie di monopoli in cui si arricchiscono solo loro. Vi invitiamo a discuterne e a partecipare alle varie iniziative che seguiranno…
Cordiali saluti
U.M.
GALLARATE CITTà DAI MILLE CANTIERI …..MA CON PIAZZE E PULLMAN VUOTI…"
"APPELLO AI CITTADINI GALLARATESI
Cari abitanti del comune di gallarate questo è un appello che vi lanciamo per quanto riguarda l’urbanistica e l’inquinamento della città. Se ancora non lo aveste notato il territorio gallaratese si sta trasformando ormai in un grande cantiere, si costruiscono palazzi e centri commerciali ovunque e senza nessuna discrezione. Si stanno abbattendo poco per volta tutti gli scheletri delle vecchie strutture industriali,testimonianza di un passato produttivo della città, questo è positivo perché si liberano spazi che altrimenti erano sarebbero stati inutilizzabili. Ma non è possibile che vengano utilizzati solo per un imponente processo di speculazione edilizia, perché è proprio di questo che si tratta. Il comune da concessioni alla costruzione in continuazione e senza pensare minimamente al bene comune dei cittadini, perché non penso che tutti gli abitanti di gallarate vogliano vivere in una città soffocata dal cemento e dalla monotonia dei palazzi in costruzione. Questi giganti sempre più alti e costruiti in pochi metri quadri che ci tolgono la vista dell’orizzonte, ci soffocano ogni emozione e ci rendono grigi proprio come loro. Per non essere troppo romantici pensiamo piuttosto alle ripercussioni ambientali, ogni nuova costruzione consuma energia e produce gas nocivi sia d’inverno con i riscaldamenti sia d’estate con i condizionatori, per non parlare degli uffici e dei centri commerciali con le loro luci accese 24 ore su 24. Naturalmente i criteri di costruzione adeguati all’ambiente sono troppo costosi quindi la salute del cittadino scivola subito al secondo posto rispetto al denaro, ma almeno la vivibilità della città può essere ancora salvata. Con il termine vivibilità intendiamo più spazi a misura d’uomo(non parcheggi e supermarket) più verde e più intrattenimento per tutti (non basta un cinema e un parchetto) insomma più infrastrutture pubbliche a costo zero dove si può evadere dal grigiore della città. Ognuno di noi ne ha bisogno perché non si può solo lavorare, produrre e tornare a casa, la socialità e la voglia di creare e vivere una comunità è basilare per una cittadina come gallarate. Il comune usa la scusa dello sviluppo di malpensa e del creare nuove strutture abitative per “le orde” di lavoratori dell’aeroporto, anche se fosse vero non vediamo il bisogno di costruire a dismisura visto che nella città esistono tantissime strutture dismesse e ancora abitabili;perché il comune non mette a posto quelle? Il caso più eclatante è un intera palazzina praticamente nuova, completamente vuota posta vicino alla stazione degli autobus, invece vediamo che nei nuovi condomini ci sono più uffici che abitanti( anche perché il costo delle case nuove è molto alto a gallarate) quindi non è difficile pensare a tutti i soldi intascati dal comune per ogni cantiere.
Un altro punto è il livello d’inquinamento ambientale della città, infatti è notizia di settimana scorsa che gallarate è il centro più inquinato della provincia di varese, soprattutto la zona sempione . Anche questo punto non è una novità visto la quantità di macchine che circolano ad ogni ora, è inutile rifare il piano stradale con rotonde enormi se poi non si mettono a disposizione più mezzi pubblici che inquinano meno e soprattutto con orari migliori.
Questo è un appello alla sensibilità dei gallaratesi che non vogliono più vivere in una città grigia e distaccata, che pretendono una condizione umana di vita con più verde più socialità più passatempo per tutti e meno inquinamento; è ancora possibile fermare questo processo di urbanizzazione selvaggia basta volerlo e chiederlo attivamente a coloro che fanno di gallarate una specie di monopoli in cui si arricchiscono solo loro. Vi invitiamo a discuterne e a partecipare alle varie iniziative che seguiranno…
Cordiali saluti
U.M.
GALLARATE CITTà DAI MILLE CANTIERI …..MA CON PIAZZE E PULLMAN VUOTI…"
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