lunedì 6 aprile 2009

CI SIAMO TRASFERITI!!

ATTENZIONE!
ANNUNCIO IMPORTANTE, PER MOTIVI TECNICI CI SIAMO TRASFERITI SU

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COLLETTIVO ULTIMI MOHICANI

domenica 5 aprile 2009

GALLARATE SEMPRE LA PEGGIORE PER QUANTO RIGUARDA LO SMOG,GIRIAMO CON MASCHERE ANTIGAS CHE CI CONVIENE

RIBADIAMO SEMPRE I NOSTRI VIVISSIMI COMPLIMENTI A CHI GESTISCE L'URBANISTICA DI GALLARATE E CI CHIEDIAMO SE UN GIORNO ANCHE NOI GALLARATESI AVREMMO IL DIRITTO DI RESPIRARE ARIA VERA E VIVERE SENZA CEMENTO?




Le piogge di inizio primavera salvano il mese di marzo da un nuovo record negativo, ma le concentrazioni di polveri sottili registrano valori comunque elevati, in particolare nella parte bassa della provincia. Confermando che il superamento dei limiti di legge è un dato costante, una emergenza che ormai sembra data per scontata.

Dopo il record di febbraio, il dato peggiore del mese è anche questo mese quello di Gallarate: in diciannove giorni (la centralina non ha fornito dati fino al 12 marzo) la media giornaliera del Pm10 è rimasta oltre la soglia per otto volte. Nei primi tre giorni del mese, in assenza di vento e precipitazioni, è stato superato il doppio del valore consentito di 50 microgrammi per metro quadro. Otto giorni oltre i limiti anche a Busto e Saronno, anche in questo caso con valori oltre il doppio nei primi giorni del mese. I giorni oltre la norma sono concentrati in particolare all'inizio e alla metà del mese, in condizioni meteo serene e senza precipitazioni: impianti di riscaldamento bassi, ma valori alti. A Varese invece l’aria è risultata più pulita: la centralina Vidoletti non ha mai registrato superamenti della soglia, mentre quella di via Copelli ne ha registrati “solo” quattro giorni con media delle polveri sottili oltre i limiti.
Il dato è comunque significativo, considerando la normativa stabilisce che il massimo di giorni oltre la soglia d’allarme è di trentacinque in un anno intero. Un margine di tolleranza che Busto Arsizio quest’anno si è giocato già al 27 febbraio.

RIASSUNTO DELLA GIORNATA DI IERI E INVITO PER QUELLA DI DOMANI


Ieri il presidio/banchetto è andato bene, oltre a noi altra gente si fermava a chiedere informazioni e magari dare qualche consiglio.Certo smuovere le coscienze dei gallaratesi anche su problemi importanti come la cementificazione non è cosa semplice ma piano piano ci stiamo riuscendo,vogliamo creare un dibattito su questa questione in modo tale da fermare chi lucra sulla vivibilità dei cittadini.
Altre iniziative verranno fatte su questo tema e pensavamo di svolgere una BICICLETTATA POPOLARE e una conferenza/dibattito sulla questione del nuovo piano urbanistico BUSINES PARK sull'area della superstrada 336 ai confini con samarate.

DOMANI SERA ALTRO GIRO ALTRA RONDA.. sempre per la socialità e la multiculturalità in modo tale da portare un pò di sana "sicurezza" in questa città.. vi aspettiamo per l'aperitivo sociale.

venerdì 3 aprile 2009

SABATO 4 APRILE SAREMO IN PIAZZA CONTRO LA SPECULAZIONE E PER LA SOCIALITà

SABATO 4 APRILE IN PIAZZA DELLE LIBERTà A GALLARATE
BANCHETTO CONTRO LA SPECULAZIONE EDILIZIA E PER LA SOCIALITà NELLA NOSTRA CITTà.
Dalle 4 in poi saremo presenti in piazza per dire basta alla cementificazione del nostro territorio, non andiamo semplicemente contro, proponiamo alune idee per riprendere gli spazi cittadini lasciati al degrado e inoltrare un pò di verde nella nostra grigia città.
INFOMAZIONI,MUSICA ACUSTICA E TANTO ALTRO VI ASPETTANO AL NOSTRO BANCHETTO

riportiamo un volantino che verrà distribuito:
Soluzioni concrete per una città migliore e meno inquinata!!

Piuttosto che cementificare ogni spazio cittadino perché non rivalutarlo sul piano ambientale con cose semplici ma efficaci??
Noi proponiamo:
-GIARDINO BOTANICO CON FLORA LOCALE: in modo tale da poter far conoscere le piante locali e migliorare con un po’ di verde un'area urbana;
-ORTI IN AFFITO: questo è un progetto già portato avanti in molti comuni d'Italia ed è molto utile sia per i pensionati,sia per risparmiare sulla spesa, sia per chi volesse rilassarsi a coltivare un pezzo di terra ma non avendola non può;
-PROGETTI PER LA PIANTATURA DEGLI ALBERI: a Gallarate infatti stanno venendo abbattuti uno dietro l’altro, inoltre c'è la possibilità di piantarne molti anche in pochi metri quadri di terreno. Magari i bambini delle scuole della città potrebbero divertirsi a piantare alberi per poi curarli e vederli crescere: si aiuterebbe sia l’aria della zona (che è a livelli d’inquinamento elevati) che il verde cittadino;
-GIARDINETTI CON CASE DELL’ACQUA: queste sono piccole strutture con all’interno fontane d’acqua potabile, in questo modo la gente del quartiere al posto di comprare le bottiglie spendendo soldi e buttando plastica può prendere l’acqua gratis: anche questo è un progetto già presente in molti comuni;
-PIù AUTOBUS E CON ORARI MIGLIORI: questo è essenziale per far si che il numero delle auto si abbassi e di conseguenza ci sia meno inquinamento; per di più tutti i mezzi pubblici (dall’autobus alla macchina del comune) dovrebbero essere ad impatto zero;
-SERVIZIO DI BICI IN AFFITO E PIù PISTE CICLABILI: questi servizi ci sono già, ma sono pochi e irrisori, le stazioni delle bici poi sono tutte in centro, bisognerebbe invece metterle più in periferia in modo tale che chi vi abita le può affittare per andare in centro dove sono posizionati tutti i servizi pubblici;
-CAMPO DI PANNELLI FOTOVOLTAICI: con un campo del genere si potrebbe sostenere tranquillamente il fabbisogno energetico di interi quartieri cittadini non inquinando e a basso costo.
Non chiediamo mica la luna vogliamo solo che la nostra città sia un po’ meno grigia, inquinata e degradata, più vivibile insomma. Il comune i soldi per portare avanti le nostre proposte li può trovare benissimo grazie a tutti i proventi ottenuti dalla costruzione di palazzi e centri commerciali. In ogni caso se chi governa non ascolta la popolazione ci si può organizzare in comitati locali e migliorare noi la nostra città.
Queste sono soluzioni semplici, economiche e che portano pure lavoro senza inquinare o cementificare inutilmente.
COMITATO CONTRO LA SPECULAZIONE EDILIZIA

Per informazioni o suggerimenti: ULTIMIMOHICANIVARESE@HOTMAIL.IT
ACCORRETE NUMEROSI!!!!!

giovedì 2 aprile 2009

MA CHI CI GOVERNA??

Riportiamo qui sotto un elenco (sembra infinito) con tutte le vicende giudiziarie riferite alla persona che ci governa. Non è nulla di inventato, sono dati processuali, accessibili a chiunque.

invitiamo semplicemente tutti ad interrogarsi e a riflettere

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Falsi in bilancio

* Lodo Mondadori, corruzione giudiziaria (attenuanti generiche, sentenza definitiva)
* Caso All Iberian 1, 23 miliardi di lire in tangenti a Craxi (attenuanti generiche e nuova legge intervenuta, sentenza definitiva)
* Caso Lentini, falso in bilancio (attenuanti generiche e nuova legge intervenuta, sentenza definitiva)

Reati estinti per intervenuta amnistia

* Falsa testimonianza P2
* Terreni Macherio, imputazione per uno dei due falsi in bilancio

Sentenze di assoluzione

* Caso All Iberian 2 (falso in bilancio, sentenza di I grado)
* Sme-Ariosto 1 - imputazione su vendita Iri, corruzione giudiziaria (sentenza di I grado)
* 4 Tangenti alla guardia di finanza (assolto per non aver commesso il fatto, sentenza definitiva)
* Medusa cinematografica, falso in bilancio (assolto in quanto per la sua ricchezza potrebbe non essersene accorto, sentenza definitiva)
* Sme-Ariosto 2, falso in bilancio (stralciato in base alla nuova legge sul falso in bilancio)
* Sme-Ariosto 1 - corruzione in atti giudiziari per due versamenti a Renato Squillante (assoluzione per non aver commesso il fatto e perché il fatto non sussiste, sentenza definitiva)
* Terreni Macherio, imputazione per appropriazione indebita, frode fiscale, e uno dei due falsi in bilancio (sentenza definitiva)

Procedimenti archiviati

* Bilanci Fininvest, falso in bilancio e appropriazione indebita (prescritto a causa della nuova legge sul falso in bilancio)
* Consolidato Fininvest, falso in bilancio (prescritto in base alla nuova legge sul falso in bilancio varata dal governo Berlusconi)
* spartizione pubblicitaria Rai-Fininvest
* traffico di droga
* tangenti fiscali Pay-tv
* Stragi 92-93, concorso in strage
* Concorso esterno in associazione mafiosa assieme a Marcello Dell'Utri, riciclaggio di denaro sporco

Procedimenti in corso

* Diritti televisivi, falso in bilancio, frode fiscale, appropriazione indebita (indagini in corso)
* Tangenti a David Mills, corruzione giudiziaria (rinviato a giudizio)
* Corruzione per aver raccomandato attrici in RAI (richiesto rinvio a giudizio

mercoledì 1 aprile 2009

"RONDE" PER LA SOCIALITà E LA MULTICULTURALITà A GALLARATE

Ieri, 30 marzo 2009 a Gallarate si è svolta la prima “ronda” per la socialità e la multiculturalità.

L'obiettivo delle nostre iniziative è quello di creare un clima di socialità diffusa e di fiducia tra la gente, obiettivo da perseguire mediante la conoscenza reciproca di persone e culture diverse.
Per realizzare questo ieri si è svolta la prima “ronda”.
Ci siamo trovati in una decina in stazione con un aperitivo popolare gratuito da offrire ai pendolari e a chiunque fosse presente. Inoltre abbiamo distribuito un volantino in cui descrivevamo tradizioni di popolazioni dell'africa del sud . Questo appunto per favorire la conoscenza di culture diverse dalla nostra e, quindi, portare le persone a non avere paura dei migranti ma a conoscerne aspetti e tradizioni.
L'iniziativa ha avuto un buon successo (nonostante non siamo riusciti ad arrivare all'ora di punta dei pendolari) e numerose persone si sono fermate e hanno espresso interesse e solidarietà con l'iniziativa, sia italiani che stranieri. Alcuni di questi ultimi soprattutto si son fermati a lungo con noi offrendoci anche il loro aiuto. Tutto questo ci ha fatto capire quanto possono essere importanti iniziative di questo tipo, ed è per questo che riproporremo l'iniziativa ogni lunedì verso le 6:30, cambiando di volta in volta i volantini per parlare di culture sempre diverse e cercando anche altre forme per rendere l'iniziativa ancor più interessante.

COLLETTIVO ULTIMI MOHICANI

sito: ultimimohicanivarese@blogspot.com
mail: ultimimohicanivarese@hotmail.it
QUESTO SOTTO è UNO DEI VOLANTINI DATI DURANTE LA RONDA Contro i veri pericoli della città: il razzismo, l’egoismo, l’indifferenza , l’apatia e la noia, scendono in campo le

“Ronde” per la socialità
Portiamo la socialità e la solidarietà tra concittadini, portiamo il rispetto e la conoscenza d’ altre culture, portiamo il divertimento e la cultura ovunque non solamente in luoghi predestinati.
UNITEVI A NOI,OGNI SETTIMANA, CON APERITIVO SOCIALE E MUSICA PERCHè LA VERA SICUREZZA è IL VIVERE LA PROPRIA CITTà E AVERE FIDUCIA NELL’ALTRO.

*la prossima "ronda" metteremo pure qualche foto dell'iniziativa

lunedì 30 marzo 2009

Napoli - Studenti, squadristi e uno sparo della polizia


Comunicato sul presidio del 26/03/09, sui neofascisti e sullo sparo della polizia

Oggi 26 marzo 2009 si è svolta la giornata antifascista convocata ed organizzata dagli studenti napoletani e altre realtà di movimento.
Fin dal mattino abbiamo organizzato mostre, volantinaggi e interruzioni dei corsi per denunciare il tentativo da parte di organizzazioni neofasciste di infiltrarsi e prendere spazio e agibilità politica nelle nostre facoltà. La forte partecipazione alle mobilitazioni di questi giorni e al presidio di stamattina ha permesso di tenere lontano la feccia neofascista che anche in questa occasione si è presentata armata con l'intento di impedire lo svolgimento delle iniziative in programma nella giornata. Infatti l'episodio di oggi è solo l'ultima di una serie di azioni di lotta.
La prima di queste ha avuto luogo mercoledì 18 marzo, quando i neofascisti di Blocco Studentesco (organizzazione neofascista legata a Casapound) armati di coltelli e spranghe, mentre volantinavano per l'iniziativa (autorizzata dal preside di Giurisprudenza) che si sarebbe dovuta tenere il 26 marzo, hanno tentato di impedire l'ingresso degli studenti nella facoltà di giurisprudenza.
Il giorno seguente, nello stesso luogo, si è tenuto un presidio durante il quale attraverso un volantinaggio sono stati denunciati i fatti del giorno precedente.
Il 24 marzo si è tenuta un'assemblea antifascista alla quale hanno partecipato centinaia di studenti e varie realtà di movimento.
Grazie a tutte queste pressioni, l'autorizzazione è stata revocata, ma abbiamo sentito comunque l'esigenza di rimarcare ,attraverso la giornata di oggi, come l'antifascismo fa e farà sempre parte della nostra lotta contro le politiche repressive di questo e qualsiasi governo.
La giornata si è conclusa con un corteo, partito da Via Marina, fino a palazzo Giusso dove si è tenuta un'assemblea.
In concomitanza con il nostro presidio, ad Acerra si svolgeva la protesta contro l'apertura dell'inceneritore e molti degli studenti che erano lì presenti stavano tornando verso l'Università, mentre altri universitari, preoccupati, gli andavano incontro. Nella stazione di piazza Garibaldi hanno avuto la brutta sorpresa di incontrare di nuovo gruppi di squadristi armati di cinte. Probabilmente non erano napoletani o avevano saputo in piazza che stavano tornando studenti col treno. Ci sono stati perciò momenti di tensione. Ma la cosa più grave è successa fuori la stazione. Lì infatti è arrivata una macchina della polizia. Era una situazione in cui non stava accadendo niente, c'erano solo studenti del movimento fuori la stazione. I poliziotti sono scesi dalla macchina e hanno immediatamente esploso un colpo di pistola (e non con il braccio teso in alto)!! E' stato un gesto inquietante, immotivato, irresponsabile e pericoloso. Sul fatto che non ci fosse nessun presupposto per quel gesto in quel momento ci sono decine di testimonianze di studenti e studentesse che erano lì e di cittadini che erano nella piazza. A questo gesto sono seguiti naturalmente nuovi momenti di tensione. Ma non è affatto vero, come già leggiamo su una serie di siti, che lo sparo sia stato conseguenza di un'aggressione alla volante o di una rissa in corso in quel momento! Ripetiamo, ci sono decine di testimoni oculari. Questo episodio è ulteriore riprova del clima di repressione che viviamo quotidianamente.

Antifasciste e antifascisti di Napoli

sabato 28 marzo 2009

QUESTA NON è SICUREZZA, è SOLO UN IMPRESSIONE,IL GRENDE FRATELLO CI SPIA OVUNQUE

Gli occhi elettronici vegliano sui punti sensibili del territorio comunale: sono entrate in funzione da ieri le telecamere del Progetto Sicurezza insieme alla nuova centrale operativa messa a punto nella sede del Comando di polizia locale.
Il sistema di videosorveglianza del territorio di Cardano al Campo è stato inaugurato ieri nella sede del Comando di polizia locale di via Torre alla presenza del sindaco Mario Anastasio Aspesi (nella foto, in piedi), dell’assessore alla sicurezza Giorgio Bodio e del comandante del consorzio intercomunale di polizia locale di Cardano al Campo e Arsago Seprio Giuseppe Picone.
La dotazione messa in campo dal Comando è di ultima generazione: sono state installate videocamere ad altissima risoluzione, che consentono chiaramente il riconoscimento delle targhe delle automobili e dei volti delle persone. In questa prima fase sono state installate:
- tre videocamere pivottanti (rotanti a 360 gradi con un “tour” che dura circa mezzo minuto): una in piazza Mazzini, con vista sul Municipio e sulla Chiesa di Sant’Anastasio, un’altra in piazza Ghiringhelli, infine un’altra in piazza Carù (puntata sulla zona pedonale, su via Garibaldi e su via XX Settembre);
- tre videocamere fisse (all’ingresso del parco Usuelli, al campo sportivo e alla discarica comunale);
- una videocamera mobile che può essere piazzata dove se ne avvertisse l’esigenza.
Le videocamere sono collegate via wireless con la sala operativa comunale messa a punto all’interno del Comando di polizia locale di via Torre, in una posizione strategica, tale da essere costantemente visionabile dagli agenti che prestano servizio nel Comando. La centrale operativa è dotata di un maxi-schermo per la visualizzazione in contemporanea delle immagini provenienti dalle otto telecamere e di un sistema cartografico GPS integrato con i localizzatori degli apparecchi radio delle pattuglie in servizio, in modo tale da poter visualizzare immediatamente quale è più vicina al punto dove è stato segnalata una situazione a rischio.
D’altra parte la funzionalità “h24” del sistema è già garantita: il Comando di polizia locale ha infatti stipulato un accordo con un istituto di vigilanza notturna della zona per il controllo del sistema di videosorveglianza nelle ore notturne in cui non ci sono agenti di polizia locale in servizio. Nei prossimi giorni verrà implementato un collegamento diretto con la centrale operativa dell’istituto di vigilanza notturna, dove verranno trasmesse le immagini delle telecamere di videosorveglianza del territorio cardanese per il controllo “h24” da parte del personale dell’istituto, che potrà chiamare le forze dell’ordine nel momento in cui ne fosse segnalata la necessità attraverso la visualizzazione delle telecamere.
Cardanesi più al sicuro, grazie all’installazione delle videocamere, ufficialmente entrate in funzione dopo le dovute sperimentazioni e la posa dei cartelli come richiesto dalla legge. «Servono per venire incontro alle lamentele più ricorrenti dei cittadini – spiega il sindaco Mario Aspesi – . E’ importante che siano ostentate, chiaramente visibili, dato che la loro funzione è anche di deterrenza».
Le videocamere non erano ancora in funzione ma hanno già dimostrato di funzionare: nel corso della fase di sperimentazione gli agenti del Comando di polizia locale hanno potuto testare la qualità dell’investimento fatto dall’amministrazione comunale non solo con le simulazioni predisposte dal Comando ma anche con un caso reale, in seguito alla segnalazione di una signora a cui era stato rotto il vetro dell’automobile.
In campo un investimento complessivo da 81mila euro: «33mila euro – puntualizza l’assessore Giorgio Bodio – sono stati erogati dalla Regione nell’ambito del Progetto Sicurezza 2008 realizzato insieme al Comune di Arsago Seprio, altri 30mila euro sono stati stanziati direttamente dai cittadini cardanesi nell’ambito del bilancio partecipativo 2007».
L’assessorato alla sicurezza e il Comando di polizia locale non si sono però seduti sugli allori dopo l’implementazione delle otto telecamere e della centrale operativa, anzi. È già pronto il Progetto Sicurezza 2009 che verrà presentato alla Regione Lombardia per concorrere ai finanziamenti annuali messi a disposizione degli enti locali:.

giovedì 26 marzo 2009

2 ARTICOLI: LA CRISI IMPERVERSA L'ITALIA GLI RISPONDE CON I CACCIABOMBARDIERI..CHE VANNO IN PEZZI

La crisi c'è(già che l'hanno ammesso è un buon passo avanti) ora il problema è il come risolverla.Mentre gli USA e gli altri stati europei cercano di attivarsi e trovare nuovi posti di lavoro sviluppando l'ecologia e trovando altre forme d'economia più compatibile con l'ambiente,qui in Italia la crisi si risolve costruendo più case e "grandi opere",dando soldi ai manager e alle banche ed ora anche costruendo aerei militari.Conclusioni=mentre il resto del mondo cerca d'andare avanti noi ruzzoliamo indietro di almeno un secolo grazie alla nostre "insostituibile" classe dirigente.---------------------------------------------------------------------------------------


I nuovi caccia F-35 costeranno 13 miliardi.
Entro il 16 aprile le commissioni Difesa di Camera e Senato dovranno esprimersi sul programma di riarmo aeronautico presentato dal ministro della Difesa Ignazio La Russa, che prevede l'acquisto di 131 caccia-bombardieri da attacco F-35 Lightning II nell'arco dei prossimi diciotto anni. Spesa complessiva: oltre 13 miliardi di euro.
Velivoli 'stealth' di quinta generazione che dal 2014 dovrebbero progressivamente sostituire tutta la flotta aerea d'attacco italiana, attualmente composta dai Tornado e dagli Amx dell'Aeronautica e dagli Harrier-II della Marina.
Sessantanove F-35A a decollo convenzionale verrebbero destinati alle forze aeree, mentre sessantadue F-35B a decollo rapido o verticale andrebbero a finire sui ponti delle portaerei 'Garbaldi' e 'Cavour'.

Per le missioni all'estero.
Nei mesi scorsi il capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Vincenzo Camporini, aveva definito l'acquisizione degli F-35 "assolutamente vitale per la difesa" del nostro Paese.
In realtà, per la 'difesa' propriamente detta dello spazio aereo italiano sono già stati spesi oltre 7 miliardi di euro per l'acquisto di 121 caccia Eurofighter in sostituzione dei vecchi F-104.
Pur definendo il programma come "destinato alla difesa nazionale", il testo che il ministro La Russa ha sottoposto alle commissioni parlamentari enuncia chiaramente la destinazione d'impiego degli F-35 "nelle missioni internazionali a salvaguardia della pace" in virtù della loro "spiccata capacità di impiego fuori area".

Un affare per Finmeccanica.
I caccia F-35 sono il frutto del programma di riarmo internazionale Joint Strike Fighter (Jsf) lanciato dagli Stati Uniti a metà degli anni '90, al quale hanno aderito molti Paesi alleati, tra cui l'Italia nel 1996 con il primo governo Prodi (adesione confermata nel 1998 dal governo D'Alema e nel 2002 dal secondo governo Prodi).
Il nostro Paese partecipa al consorzio industriale Jsf - guidato dalla statunitense Lockheed Martin - tramite l'Alenia, l'azienda aeronautica del gruppo Finmeccanica. Lo stabilimento piemontese di Cameri (Novara) è già stato attrezzato per diventare l'unica linea di montaggio finale del velivolo al di fuori fuori dagli Stati Uniti, dove verranno assemblati tutti gli F-35 destinati alle forze aeree del Vecchio Continente (per ora è certa l'Olanda). Secondo i piani, l'Alenia di Cameri si occuperà anche delle successive revisioni e aggiornamenti per tutta la vita operativa degli F-35, vale a dire per altri trentacinque anni circa.

Un riarmo contro la crisi.
Secondo la Difesa, il super-bombardiere F-35 creerà almeno 10 mila posti di lavoro, genererà un forte sviluppo tecnologico dell'industria italiana e determinerà un incremento del Pil.
Insomma, il riarmo come via d'uscita dalla crisi economica, come con la Grande Crisi degli anni '30 e con la Grande Depressione di fine '800. Peccato che in entrambi i casi questa strada abbia condotto a guerre mondiali.
Di certo - questo il documento di La Russa non lo dice - l'impiego dei nuovi bombardieri nelle missioni "di pace" produrrà anche morti, mutilati e sofferenza. E se non dovessero mai venire usati - improbabile - risulteranno del tutto inutili. Forse questi 13 miliardi di euro di denaro pubblico - nostro - potrebbero essere investiti in qualcosa di più utile alla collettività. Spetta alle due commissioni parlamentari decidere nelle prossime settimane.

--------------------------------------------------------------------------------------Il pilota dell'F-16 Usa ha dovuto sganciare i contenitori
di carburante per non perdere il controllo dell'aereo

PORDENONE (25 marzo) - Il serbatoio piovuto dal cielo, peso circa mezza tonnellata, è rotolato per circa trecento metri fermandosi davanti ad alcune case.

Il tutto sotto gli occhi terrorizzati di una bambina che stava giocando in giardino.

Si è rischiato veramente grosso ieri pomeriggio quando un caccia Usa F-16 in difficoltà ha sganciato i due serbatoi di carburante che sono piombati in via Puia a Tamai di Brugnera.

Uno ha sfondato il tetto di un fienile adibito a magazzino, danneggiando un'auto. L'altro è rotolato tra le case.

I serbatoi, dotati di robuste protezioni, fortunatamente hanno retto l’urto e non si sono incendiati.

A Tamai hanno sono intervenuti i vigili del fuocoa e i carabinieri che si occuperanno di ricostruire l’accaduto, contattare quanti hanno subito danni, recuperare e restituire i serbatoi ai responsabili della Base Usaf di Aviano.

Per ora è un mistero la causa dell'avaria che ha costretto il pilota alla manovra d’emergenza.

Una scelta disperata che è stata fatta per scongiurare guai peggiori.

Il pilota ha infatti sganciato i serbatoi perché, altrimenti, avrebbe rischiato di perdere il controllo dell’aereo, precipitando sui centri abitati della zona.

Nella sostanza, tra due eventi gravi, ha scelto quello che avrebbe rischiato di causare il male minore.

lunedì 23 marzo 2009

IL DIVIETO DI MANIFESTAZIONE NON INTIMORISCE NESSUNO!

A Bologna, nonostante il divieto di manifestazione, per quanto assurdo possa sembrare, sono scese in piazza 1000 persone. Questo divieto, oltre che dalla prefettura, è stato firmato dai sindacati confederali CGIL, CISL, e UIL. Sembra irreale, poichè la funzione dei sindacati dovrebbe essere quella di difendere i lavoratori, ma in questi giorni hanno firmato decreti repressivi contro di essi.
riportiamo qui sotto il resoconto pubblicato da infoaut:

"L'ordinanza del 18 febbraio, che vieta le manifestazioni dalle 14 del sabato fino a tutta la domenica, applicata sperimentalmente fino al 30 settembre, ieri è stata infranta da mille persone. Dimostrando tutta la sua assurdità e sostanza liberticida di altri tempi.

L'iniziativa lanciata da 100 lavoratori e lavoratrici, dai sindacati di base RdB e Cobas, dai centri sociali della città di Bologna Laboratorio Crash!, Vag61 e Xm24 e da altre individualità ha portato in piazza Nettuno prima ed in corteo dopo circa 1000 persone.

Il Presidio inizia in Piazza Nettuno alle 15,30 con circa 300 persone fra studenti lavoratori e lavoratrici e semplici solidali. Decine di poliziotti e carabinieri delimitavano i punti di accesso alla piazza.
Dalla piccola amplificazione venivano spiegati i motivi dell'iniziativa che vedono via Indipendenza, Ugo Bassi, Rizzoli, e Piazza Maggiore off limits ad ogni manifestazione politica.

Dopo circa un ora veniva comunicata agli organizzatori l'ordine di liberare la piazza. Ma le presenze continuavano a salire e la reale volontà era quella di andare a manifestare fin sotto la Prefettura che si trova a poche centinaia di metri dal presidio.
Alcuni lavoratori seguiti da tutta la piazza provano ad uscire ma tutti i punti di accesso sono bloccati da polizia e carabinieri con i loro rispettivi automezzi parcheggiati a mo di recinsione. Più volte si vede un fronteggiamento ma non c'è ancora la volontà di forzare. Intanto le presenze aumentano, arrivano artisti e musicisti di strada, e di fatto risulta quasi impossibile per le forze dell'ordine confinare e delimitare il presidio.

Alle 17,15 circa in molti, al coro di "corteo corteo", provano nuovamente ad uscire e forzare il cordone della polizia. In quel momento però giungono altri manifestanti che immediatamente dietro alla Polizia aprono uno striscione con su scritto "Libertà di Lotta" e bloccano il traffico in via Rizzoli. L'angolo fra via Indipendenza, Ugo Bassi e via Rizzoli è bloccato. Piazza Nettuno stracolma. Il divieto a questo punto risulta infranto nel modo più forte possibile. Diventando agli occhi di tutti tanto imbarazzante quanto liberticida.
Comunque non manca certo il tempo per alzare qualche manganello, nel folle tentativo di bloccare l'imbloccabile. Qualche manganello che non ha intimorito per niente i manifestanti che di fatto non si sono mossi di un metro.

Non più piazza Roosvelt dove si trova la Prefettura, ma piazza Verdi in zona universitaria. Dopo essere riusciti a superare tutte le barriere e cordoni della Polizia alle 17,45 i circa mille manifestanti si dirigono in corteo in Piazza Verdi.

Una grande giornata di lotta per riprendersi la piazza e rompere questo divieto infame, che in questo periodo di crisi cerca di tappare la bocca a quanti, lavoratori e studenti, continuano a dire "Noi la crisi non la paghiamo".

venerdì 20 marzo 2009

PRESIDIO IN MALPENSA: tutti i lavoratori licenziati ingiustamente non si arrendono e continuano la protesta

Nuova protesta dei lavoratori licenziati dalla cooperativa ServiGest a Malpensa. In ventitrè, iscritti a Sdl, Cobas e Cub, per la maggior parte stranieri, sono stati lasciati a casa lo scorso 30 novembre dalla cooperativa che lavora in appalto per la Lsg SkyChefs, società leader nel comparto catering. La motivazione del licenziamento è stata spiegata con il passaggio dalla cooperativa “Archimede Logistica e packaging” alla ServiGest: non una novità dato che prima a gestire una parte del servizio c’era la Cis, poi la Archimede e infine la ServiGest, tutte cooperative riconducibili alla stessa proprietà, che ogni due/tre anni cambia nome e ragione sociale e lascia a casa parte dei dipendenti non ottemperando al pagamento di contributi e Tfr. Un problema vecchio e mai risolto a Malpensa, quello del ricorso all’affidamento in appalto a cooperative di servizi che si muovono in maniera più che disinvolta tra le pieghe delle normative che regolano i rapporti di lavoro. Inoltre chi è stato licenziato, come spesso accade nel grigio mondo delle cooperative di servizi che operano nello scalo varesino, era assunto come “socio lavoratore”: a molti dei cittadini stranieri provenienti da mezzo mondo non sono state pagate le spettanze del Tfr, né i contributi pagati, né è stata restituita la quota sociale pagata all’inizio del rapporto di lavoro (circa 1000 euro a testa). Dopo la protesta dello scorso 18 febbraio, i lavoratori e i rappresentanti dei sindacati si sono ritrovati questa mattina, 20 marzo, davanti alla sede della Lsg SkyChef al terminal 2, ritenuta responsabile a pieno titolo della situazione. I sindacati chiedono che tutti i dipendenti licenziati siano reintegrati sul posto di lavoro, il pagamento delle mensilità arretrate, il pagamento del Tfr e il diritto riconosciuto di organizzarsi con il sindacato. Da novembre però, nonostante due manifestazioni di protesta, non è cambiato nulla.

martedì 17 marzo 2009

GIGI BOSSI TORNA A LAVORARE IN COMUNE

La giunta ha deciso: Gigi Bossi può tornare a lavorare in Comune. La seduta odierna dell’esecutivo di Gallarate ha deliberato all’unanimità il ritorno al lavoro dell’ex capo del settore Urbanistico della città dei due galli: non sarà più il responsabile del settore programmazione territoriale, ma coordinerà l’ufficio tecnico del traffico, quello del piano orari e quello della certificazione dell’agibilità degli alloggi. Una decisione meditata quella dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Nicola Mucci nei confronti dell’ex capo dell’Urbanistica, accusato con la compagna Federica Motta e con l’architetto Riccardo Papa di aver pilotato l’approvazione di numerose pratiche urbanistiche gallaratesi (l’accusa è concussione in concorso). Le strade previste dalla legge e derivanti dal contratto collettivo nazionale dei dirigenti pubblici erano tre: il licenziamento in tronco, il mantenimento nel ruolo precedentemente occupato con lo stipendio decurtato del 50 per cento o lo spostamento ad altra mansione. È stata fatta una valutazione economicamente conveniente per l’ente pubblico: in caso di licenziamento e successiva assoluzione in giudizio del dirigente avrebbe significato un costo ingente per il Comune, costretto al risarcimento dei mancati introiti pregressi e relativi danni subiti del dipendente comunale; se invece fosse stata fatta la scelta di mantenerlo al suo posto con metà stipendio invece avrebbe potuto voler dire avere un lavoratore non motivato in un ruolo chiave della macchina comunale. Spostandolo l’amministrazione in sostanza si tutela da possibili ricorsi futuri, in attesa che la giustizia compia il suo iter. Non bisogna dimenticare infatti che il Comune di Gallarate si è costituito parte civile nel processo che vede imputati Bossi, Papa e la Motta. Il processo è appena cominciato e le prossime udienze si terranno il prossimo settembre: dopo due mesi di carcere Bossi e la Motta sono stati prima messi agli arresti domiciliari, poi liberati con l’obbligo di dimora nelle rispettive abitazioni. L’ex capo dell’ufficio urbanistico di Gallarate era stato arrestato in maggio nel quadro dell’inchiesta “Lo.li.ta”: al suo posto è subentrata Marta Cundari, proveniente da Samarate. Da domani mattina (martedì 17 marzo) Bossi dunque tornerà al lavoro: dalla sua scrivania aspetterà che il processo contro di lui faccia il suo corso. Il primo cittadino Nicola Mucci si augura che «regga il clima di massima collaborazione negli uffici comunali».

L'edilizia dei dinosauri in Italia

Mentre Paesi come la Germania, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, per rilanciare l’economia, puntano sull’efficienza energetica, sulle energie rinnovabili e quindi sulla creazione di nuovi posti di lavoro, i dinosauri della politica italiana propongono ponti inutili in zone sismiche e abusivismi edilizi autorizzati. Il problema è che non si possono più proporre le soluzioni che erano valide (forse) un secolo fa per far fronte ai problemi di oggi.

Mentre migliaia di cittadini italiani e centinaia di associazioni e movimenti sottoscrivono e si uniscono a campagne come quella dello “Stop al consumo di territorio”, con la quale si chiede a gran voce l’indispensabile arresto dell’urbanizzazione e della cementificazione del nostro Paese, l’instancabile governo Berlusconi ha partorito un’altra delle sue idee.

Per rilanciare l’esanime economia italiana, infatti, il nostro esecutivo ha pensato bene di proporre "un piano straordinario per l’edilizia con effetti eccezionali sulla casa" che consiste in una liberalizzazione spinta delle norme per costruire, con un sostanzioso aumento delle cubature di tutto il patrimonio edilizio esistente "in deroga ai regolamenti e ai piani regolatori".

Si potranno aumentare del 20% le cubature di tutti gli edifici residenziali esistenti e della stessa quantità le aree coperte dagli edifici ad altra destinazione. Si potranno demolire e ricostruire, con il 30% in più, gli edifici costruiti prima del 1989. Tutto questo in deroga ai piani regolatori e ai pareri degli uffici: basta la certificazione di un tecnico.

Insomma, mentre Paesi come la Germania e gli Stati Uniti puntano sull’efficienza energetica e sulle energie rinnovabili per rilanciare l’economia, mentre Gordon Brown afferma che "ridurre le emissioni è un'opportunità economica che la Gran Bretagna non si lascerà sfuggire", puntando a fare del paese uno dei principali poli mondiali della green economy e soprattutto prevedendo di creare in questo modo 400 mila posti di lavoro, i dinosauri della politica italiana propongono ponti inutili in zone sismiche e abusivismi edilizi autorizzati.
Abbiamo capito da tempo che l’Italia è una Repubblica (quasi) democratica fondata sulla speculazione, ma sarebbero queste le proposte per uscire dalla crisi? Far aggiungere ai pochi che possono farlo in questo momento un pezzo alla loro casa (senza considerare i problemi a livello paesaggistico e/o di convivenza coi vicini che ciò comporterebbe) è un valido modo per rilanciare un’economia nazionale? E c’è davvero così tanta gente che si può permettere una villa da poter ampliare a proprio piacimento?

Invece di creare nuova occupazione ad esempio facendo ristrutturare e coibentare gli edifici, sostituendone magari porte e finestre in modo da renderli più efficienti a livello energetico, si propone di costruire una stanza o un bagno in più! Invece di rilanciare (temporaneamente) l’occupazione del sud sistemando le disastrate autostrade meridionali, si vuole costruire l’ennesima cattedrale nel deserto (il ponte sullo stretto). Invece di valorizzare le spesso imbarazzanti linee ferroviarie nazionali, si impone la costruzione di nuove tratte per l’Altà Velocità, in modo da arrivare a Bologna da Milano in un’ora invece che un’ora e mezza.

Una politica da dinosauri, perché propone ancora le stesse ridicole “soluzioni” alla crisi economica che venivano proposte cento anni fa. Nuove costruzioni, nuove infrastrutture, rilancio dell’industria automobilistica. Come se nessuno si fosse accorto che di macchine ne abbiamo più che a sufficienza, che siamo totalmente immersi fra strade e cemento e, soprattutto, come se non fosse ancora chiaro che la società dei consumi ha fallito miseramente nel suo intento di migliorare la qualità della vita delle persone. Perché sempre di consumo si tratta.

Per uscire dalla famigerata crisi, il signor Berlusconi ha solo una proposta, quella di consumare; che siano merci inutili o il nostro stesso territorio poco importa, l’importante è consumare. Consumare il più possibile e sempre più in fretta!
La speranza che qualcuno nel mondo della politica si possa fare avanti per cercare di fermare questo delirio, magari proponendo soluzioni un tantino più sensate a questa crisi forse più esistenziale che economica, non è molto grande.

Le amministrazioni comunali sono nella maggior parte dei casi aperte a qualunque compromesso possa consentire loro d’incamerare risorse; l’opposizione in Italia è ormai un lontano ricordo; un Casini che ritiene questa scelta “positiva” non sorprende, essendo il genero di uno dei maggiori costruttori del Paese (Caltagirone); ma il commento più intelligente è ancora una volta quello della Lega, con Umberto Bossi che dichiara: “Va studiato bene, non vorrei che facessimo le case per darle agli extracomunitari”, focalizzandosi sull’ultimo dei problemi che tale provvedimento potrebbe creare e dimenticandosi del fatto che una grande quantità delle persone che lavorano nei cantieri del nord ma non solo è proprio composta dagli extracomunitari di cui sopra, che sostituiscono (così come in molti altri ambiti, e spesso sottopagati) tutti quegli italiani che ritengono più prestigioso partecipare ad un reality show che imparare un mestiere.

Non siamo decisamente in buone mani.

Questa politica è morta, ma ancora non lo sa. Queste continue spinte al consumo, di qualunque tipo esso sia, sono inefficaci. È l’economia stessa (lasciando da parte per un attimo l’ambiente ed i suoi limiti fisici) che non accetta più certe soluzioni.
Tutto il mondo si sta rendendo conto che stiamo assistendo alla morte del sistema consumista, così come abbiamo fatto venti anni fa con quello socialista. Sempre più persone hanno capito, o semplicemente intuito, che una crescita infinita (di qualunque tipo essa sia) non è possibile.

Non si possono più proporre le soluzioni che erano valide (forse) un secolo fa per far fronte ai problemi di oggi. Perché è semplicemente ridicolo proporre di demolire e ricostruire edifici in mancanza di guerre imminenti sul suolo europeo che permettano di farlo. È patetico proporre alla gente il consumo fine a se stesso in un momento in cui, oltre tutto, di soldi non ce n’è. È irritante continuare a devastare il paese più ricco al mondo di opere d’arte ed uno dei più belli a livello paesaggistico per l’interesse di quattro palazzinari. È allarmante pensare a quanto tempo ci vorrà per rimediare a questo tipo di scelte.

Siamo tutti indignati, e giustamente, per l’overdose di stupri a cui i media ci hanno ultimamente sottoposti. Ma sarebbe tempo di iniziare ad indignarci anche per lo stupro perenne a cui sono sottoposti il nostro Paese ed il nostro territorio. Magari formando ronde di cittadini che si propongano di evitarlo.

lunedì 16 marzo 2009

16 MARZO 2003-2009 DAX È VIVO NELLA LOTTA


Sono passati ormai sei anni da quel triste giorno del 2003, il giorno in cui Davide Cesare, per gli amici Dax, militante antifascista milanese, fu ucciso in un'aggressione fascista. I media hanno parlato di "rissa tra balordi", e non hanno invece evidenziato la matrice fascista della premeditata aggressione. Come Dax ricordiamo Renato, ucciso nel 2006 a Roma, e Nicola, l'anno scorso a Verona, vittime di aggressioni fasciste, descritte come "episodi di bullismo".
La tristezza è molta, così come molta è la rabbia e nella speranza che questi episodi non avvengano mai più, manteniamo viva la memoria di Dax, IL COLLETTIVO ULTIMI MOHICANI

SOSPETTI DI MAFIA NELL'EDILIZIA DELLA ZONA,MICA UNA NOVITà

Dubbi su un'impresa, fermi i lavori per la piazza di Verghera

I lavori sono fermi da quasi tre settimane nel cantiere per la nuova piazza di Verghera, uno degli interventi più significativi messi in cantiere nella città di Samarate. I lavori languono e la gente mormora. L'Amministrazione guidata da Vittorio Solanti ha così deciso di informare la cittadinanza che sì, qualche intoppo effettivemente c'è: in un comunicato diffuso a Verghera, si precisa che "a causa dell'intervento delle autorità superiori" l'intervento ha subito uno stop momentaneo. Alla base del ritardo ci sarebbe infatti una indagine su una delle imprese edili impegnate nei lavori: l'azienda avrebbe depositato un anno fa la documentazione necessaria per l'ottenimento del certificato antimafia, ma nei mesi scorsi sarebbe stata coinvolta in una indagine sfociata nel sequestro di un cantiere nell'hinterland milanese. L'amministrazione, per ora, mantiene però il massimo riserbo e nel corso del consiglio comunale, in un primo momento a porte chiuse, il sindaco ha chiesto anche ai consiglieri comunali (di maggioranza e minoranza) di non approfondire pubblicamente per il momento la questione, come richiesto dalla "autorità superiori" preposte alla vigilanza: richiesta che sarebbe stata accolta con perplessità dall'opposizione. Nel frattempo si studia la via migliore per portare a compimento l'intervento senza ritardi ulteriori.

SPACCIO: L'ALTRO VOLTO DEI FASCISTI NELLA PROVINCIA

Varese - Un giovane ventisettenne varesino legato al gruppo di estrema destra "Blood Honour" è stato messo ai domiciliari nel quadro dell'operazione "Botton Down": gli arrestati salgono a 33


La Squadra Mobile della Polizia di Stato ha aggiunto un tassello all’introcato mosaico dell’operazione “Botton Down”. Nel marzo 2006 32 persone furono arrestate (e poi tutte condannate a pene tra i 5 anni e i quattro mesi) con l’accusa di spacciare droga allo stadio e in numerosi locali pubblici: si trattava di giovani e giovanissimi italiani e albanesi, i primi legati alla tifoseria del Varese 1910 ed in particolare al gruppo di estrema destra “Blood Honour”. Nelle prime ore della mattina di oggi, sabato 14 marzo, gli agenti della Squadra Mobile hanno dato esecuzione all’ordinanza di arresti domiciliari nei confronti di G. V., varesino di 27 anni (foto a lato). Sono stati perquisiti anche altri tre appartenenti al gruppo”Blood Honour”, T.G., 26 anni, S.G., 38 anni, e G.G., 35 anni, tutti residenti in città: nella casa del primo sono state trovate alcune dosi di hashish e altro materiale legato allo spaccio di droga.

DA VARESE NEWS

sabato 14 marzo 2009

OGGI CORTEO A SARONNO PER IL TELOS

SABATO 14 MARZO SARONNO (va) - h 15 CORTEO PER IL TELOS E GLI SPAZI OCCUPATI. NESSUNO SGOMBERO SENZA RISPOSTA! - Locandina: http://resist.noblogs.org/gallery/4638/marzocorteopicc.jpg - Info e aggiornamenti: http://collafenice.wordpress.com/ http://resist.noblogs.org/

Sab, 28/02/2009 – 01:21

TRADATE:invasione di topi in città, il sindaco "tutti clandestini"

Inizio piuttosto movimentato in consiglio comunale giovedì sera a Tradate. Durante le comunicazioni ha preso la parola il consigliere di minoranza del Gruppo Ulivo, Piergiorgio Campanini, il più anziano dell’assise, che chiesto ha segnalato al sindaco quanto da lui visto in questi giorni in città: «Ho assistito ultimamente a una vera e propria invasione di topi in diversi punti di Tradate». Il sindaco Stefano Candiani ha subito risposto: «Sono tutti clandestini», sollevando l’ilarità di gran parte del consiglio comunale.
Campanini ha comunque proseguito nel suo intervento segnalando che «i topi sono stati visti in via Vittorio Veneto, in via Galli, via Fiume, via Crocefisso, soprattutto alla sera. Andrebbe fatto qualcosa e chiedo al sindaco cosa intenda fare a riguardo».
Candiani ha preso quindi la parola: «Signor Campanini, visto che lei è abituato a mettere il naso nelle fogne, ci potrebbe dare anche gli orari in cui li ha visti , in modo da fare un intervento più preciso».
Il presidente del consiglio comunale Fabio Tonazzo e il sindaco hanno poi esortato il consigliere a presentare una regolare interrogazione scritta per poter affrontare l’argomento.
NO COMMENT

VICENZA: BICIBLOCK IN AZIONE PER LA SALVAGUARDIA DEL TERRITORIO


È stata la volta dei biciblock, quest'oggi.
Una quarantina di biciclette, in fila indiana lungo Strada Pasubio, hanno "accompagnato" per alcuni chilometri i camion della ditta Carta Isnardo, azienda di Novoledo subappaltratrice al Dal Molin, oltre che implicata in molti progetti di guerra in giro per il mondo.

Rallentare i lavori di chi si riempe le tasche – Carta Isnardo – con la militarizzazione del territorio, la devastazione ambientale, i progetti di guerra; ma anche mettere uno dei tanti granellini di sabbia negli ingranaggi statunitensi che vorrebbero Vicenza al proprio servizio.

Quella di oggi è una delle tante iniziative per ostacolare il progetto a stelle e strisce; Vicenza non è una colonia statunitense: chi, tra i comandi militari statunitensi, ha deciso di calpestarla, dovrà farsene una ragione.

venerdì 13 marzo 2009

LADRI PER FAME. la miseria si fa sentire anche a Gallarate

La miseria non guarda la nazionalità o il colore della pelle,la crisi economica prende tutti,da chi ha appena perso il lavoro al precario che con 900 euro al mese deve pagare mille cose.Siamo tornati indietro nel tempo ai primi anni del secolo scorso quando si RUBAVA PER FAME,la crisi va combattuta con la solidarietà attiva e popolare, con la fiducia reciproca di chi ci vive intorno.Non bisogna affidarsi sempre alle istituzioni che promettono miracoli ma ti danno pochi spiccioli, deve partire dal basso una ricetta anticrisi.-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------La crisi che asciuga i portafogli di tutti aumenta la voglia di provare ad avere quel che non è accessibile. In due distinti episodi a Gallarate se ne è avuta la riprova negli ultimi giorni.

I carabinieri hanno bloccato due donne italiane di 55 e 30 anni, residenti a Besnate, pizzicate ad uscire dal Carrefour del centro commerciale Malpensa Uno di via Lario cariche di cibi rubati. Le due signore lo scorso mercoledì mattina (11 marzo) sono state trovate con addosso, sotto gli indumenti e nelle borse della spesa non pagata, merce varia, in particolare alimentari di valore come tranci di filetto, pesce fresco e gamberoni, per un valore complessivo di oltre mille euro. Entrambe incensurate, sono finite in manette, mentre una terza, probabile complice, di 28 anni, è indagata a piede libero per tentato furto.

Il secondo episodio è stato registrato dalle volanti della Polizia di Stato il 10 marzo. Due rumeni, un uomo di 36 e una donna di 35 anni, provenienti da Cologno Monzese, sono stati fermati all’esterno del supermercato Gs del Centro Commerciale Laghi di via Varese dopo la segnalazione dei dipendenti del negozio: addosso avevano numerosi generi alimentari di valore nascosti sotto i giubbotti e altrettanti generi di consumo erano nascosti in macchina (una Bmw) bottino racimolato in almeno altri dieci supermercati della provincia (Esselunga di Venegono Inferiore; Tigros di Cavaria; Tigros di Castronno; Tigros di Azzate; Tigros di Gazzada Schianno; Esselunga di Varese; Penny Market di Venegono Inferiore; Esselunga di Saronno; LD Market di Varese; GS di Varese; Conad di Mozzate): si tratta di 27 forme di parmigiano reggiano di vari tagli; 4 di grana padano; 20 tranci di magatello, bresaola, coppa di Parma, bresaola della Valtellina, bresaola di cervo, prosciutto crudo, bocconcini di cinghiale marinati; 22 confezioni di carne di vari tagli e tipologie di animali, cosmetici ed altro, per un totale di circa 1000 euro. I due avevano anche alcuni scontrini in auto dell’importo di 5 euro l’uno: in sostanza pagavano due o tre pezzi, mentre gli altri li rubavano. Una sorta di "30 per 2" che ha fatto scattare le manette.

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giovedì 12 marzo 2009

DUE TESTIMONIANZE DA BERGAMO

Abbiamo ricevuto 2 testimonianze da dei ragazzi del Varesotto che hanno partecipato alla manifestazione di Bergamo.Ci sembrava significativo pubblicarle per permettere alla gente di leggere e capire cosa è successo realmente quel giorno,aldilà delle invenzioni mediatiche.Inoltre vorremo anche che fosse un modo per non dimenticare quei gravissimi fatti e permettere a chiunque di rifletterci sopra. Le due testimonianze partono entrambe dal momento in cui avviene la carica selvaggia da parte della polizia dopo che il corteo principale si è diviso in due.

PRIMA TESTIMONIANZA:

Arrivando a un incrocio vedo sbucare delle camionette da cui scendono poliziotti che correndo bloccano una via costringendoci ad andare nell'unica direzione possibile. Mi trovavo vicino al cordone di polizia che bloccava appunto questa via, non appena ci incanalano nella strada che faceva da incrocio con questa via partono a caricare dal dietro, allora comincia subito una fuga da parte di tutti i presenti. Dopo aver percorso parte di questa via arriviamo a un bivio e vedo spuntare altre forze dell'ordine che si incitano al grido di: “carica, carica”; ne vedo sbucare sempre di più e proseguo correndo verso la strada di sinistra che, a una prima occhiata mi sembrava libera. Invece da dietro le macchine spuntano altri caschi blu e mi sento picchiare sulle gambe,probabilmente da due manganelli diversi, a questo punto mi giro per capire bene cosa succede e per cercare altre vie di fuga e vedo il comportamento della polizia durante la carica: colpi sferrati con i manganelli al contrario, colpi violenti e diretti alla testa e al volto delle persone inermi, ragazzi immobilizzati con scarponi dei poliziotti in testa, altri ragazzi inermi e a mani alzate venire picchiati senza motivo.
Nel giro di pochissimo tempo viene riservato anche a me questo trattamento ,ricevo qualche manganellata e poi vengo spinto brutalmente nel mucchio con gli altri fermati a ridosso di una vetrina. Siamo costretti ad ammassarci uno sopra l'altro in uno spazio realmente limitato, e chi non si siede subito viene picchiato gratuitamente.
Mi ritrovo anch'io a ridosso della vetrina pensando che le botte fossero finite. Nel giro di un momento arriva un poliziotto schiumante di rabbia che tenta di tirarmi fuori dal gruppo senza motivo. Riesco a malapena a chiedere il motivo e che cosa avessi fatto che vengo insultato ripetutamente e picchiato a freddo sulla schiena e sulla testa.
Cercavo di spiegare che non avevo fatto niente e chiedevo di smetterla e di lasciarmi ma lui si fissa con me. Dopo questa prima scarica di botte il poliziotto si allontana e torna col suo caposquadra, il signor sechi (?) che gli dice: “vuoi lui,vuoi lui?”, indicandomi. A questo punto il caposquadra si avvicina e tenta anche lui di tirarmi fuori dal gruppo rompendomi il giubbotto, per fortuna gli altri ragazzi fermati riescono e tenermi con loro e evitano che mi prendano in disparte (tutto questo accompagnato da manganellate a destra e a manca).
Quando la situazione si calma un attimo (cioè smettono di picchiarci) ci comunicano che ci portano tutti in questura, a questo punto il caposquadra mi afferra e mi separa dal gruppo e ordina un poliziotto di guardarmi a vista, a breve arriva vicino a me un altro ragazzo di Monza, ignaro anche lui come me di cosa avesse fatto di diverso dagli altri.
Arriva il pullman di linea dopo circa 30 minuti e iniziano a caricare a bordo tutti gli altri fermati, poi caricano noi due per ultimi sempre tenuti in disparte: ci ammanettano e ci fanno sedere sugli ultimi posti in fondo al bus, sempre guardati a vista dai due poliziotti.
Arrivati in questura ci tolgono le manette, ma a me e all'altro ragazzo di Monza continuano a tenerci separati dagli altri. Noto che il caposquadra ha sempre tenuto e continua a tenere in mano un bastone di legno trovato sul luogo della carica: questo bastone viene passato di mano in mano ai vari poliziotti incaricati di sorvegliarci in questura.
Mentre aspettiamo in un corridoio della questura ci mostrano vari oggetti che sostengono di aver raccolto sul luogo della carica, tra questi vi è il mio cappello che non mi è stato restituito.
Mentre i poliziotti passano in rassegna la roba sequestrata noto che quello incaricato di guardarci continua a tenere in mano questo bastone senza metterlo insieme al resto delle cose, comincio a pensare seriamente che verremo picchiati ancora.
Dopo una ventina di minuti di attesa ci portano a fare foto segnaletiche e ci prendono le impronte digitali come fossimo due terroristi, sempre guardati a vista dai due poliziotti armati di questo bastone.
A un certo punto visto che la procedura di registrazione richiede molto tempo arriva il cambio per i nostri guardiani e noto che il poliziotto con in mano il bastone lo passa al collega dicendogli: “dovete tenere sotto controllo quei 2 ragazzi, poi li portate in quello stanzino. Questo + il loro bastone...” Si allontanano e non riesco a sentire la fine della conversazione, ma immagino che gli abbia detto di portarci li col bastone per picchiarci. Infatti non appena finiscono di prendere le nostre impronte, le due nuove guardie cominciano a portarci verso questo stanzino (sempre armate di bastone). Durante il tragitto vengono (fortunatamente a questo punto) viste da un loro superiore vestito in borghese che gli prende il bastone dalle mani e gli dice. “che cazzo fate con questo??”
Allora ci portano nello stanzino in cui cominciano a parlare con noi, per fortuna la voglia di picchiarci gli era passata.
Dopo un'oretta e mezza il caposquadra Sechi ci chiama uno alla volta e ci comunica che avremmo passato la notte in stato di fermo e che lunedì ci sarebbe stato il processo per direttissima e che ci avrebbero giudicati.
Rassegnati aspettiamo li nello stanzino ancora un oretta circa e veniamo poi richiamati da un comandante (?) che ci comunica che per sua volontà ci lascia andare, dopo averci fatto firmare in modo del tutto frettoloso le denunce senza avermi dato il tempo di leggerle. Verso le 23:30 vengo rilasciato e scortato verso l'uscita dal caposquadra il quale mi ha incolpato in maniera ingiustificata di possedere il bastone che i poliziotti si son passati di mano in mano in questura e di essermene liberato scagliandolo contro il cordone di polizia, io gli ho fatto notare che quando la polizia ha caricato e quando poi sono stato picchiato sono sempre stato disarmato.
Insomma, mi hanno usato come capro espiatorio per giustificare le loro violenze.

SECONDA TESTIMONIANZA 2:

Arrivati a un incrocio (non lontano dalla stazione che era dritta davanti a noi) vedo sbucare alcune camionette di polizia da cui scendono immediatamente diverse squadre di polizia le quali senza motivo e senza comunicarci nulla (che so: “disperdetevi o carichiamo” o cose simili) si incordonano e fanno partire una carica immotivata estremamente decisa (quindi non di alleggerimento) obbligandoci a deviare nell'unica strada rimasta aperta. Subito presi dal panico cominciamo tutti a correre e scappare,vedo solo un paio di fumogeni che vengono lanciati nel tentativo di rallentarli. Durante la corsa vedo persone cadere a terra, alcuni poliziotti prenderli a calci. Siamo un po tutti nel panico, vedo davanti a me la strada che prosegue dritta e a circa 30 metri un'altra strada che arriva da sinistra, vedo che un po di gente corre in quella direzione e mi accodo. Tempo di giungere nei presso dell'incrocio che vedo sbucare una miriade di poliziotti e carabinieri da quella strada che chiudono ogni via di fuga e cominciano a picchiare selvaggiamente. Corro dove vedo altri ragazzi, nei pressi di una vetrina e, senza capire cosa stia succedendo ci troviamo ammassati contro questa vetrina con le varie forze dell'ordine che gridano come ossesse e picchiano indiscriminatamente, sembrano invasi da una rabbia sadica, si vede che provano a piacere nel picchiare visto il loro accanimento sugli inermi. Tutte le mani si alzano e si grida di smetterla, che siamo disarmati. A stento si placano e cominciano a gridare “seduti, seduti”, sembrano in preda a una crisi nevrotica. Per mia fortuna riesco a buttarmi subito in terra, le due persone di fianco a me non vi riescono subito (mancava lo spazio materiale) e ricevono diverse manganellate finchè non riusciamo in qualche modo ad accatastarci l'uno sull'altro.
Mentre siamo seduti e inermi veniamo insultati e minacciati ripetutamente (“vi ammazziamo tutti”, “siete delle merde, adesso non fate tanto i duri”, “non muovetevi o vi meniamo” ecc ecc). Ogni tanto portano altri ragazzi (rastrellati nei dintorni) che vengono buttati in mezzo al gruppo. Non vengono risparmiate le manganellate, un signore di mezza età davanti a me viene continuamente fatto alzare, manganellato e ributtato in mezzo a noi. Questo avviene 4 o 5 volte. Ma non è l' unico, sono in tanti a ricevere le botte. Passiamo una terribile ventina di minuti tra l'angoscia e le continue minacce, finchè non arriva il questore (credo) che dice di portarci via tutti, che ci avrebbero schedati e arrestati tutti. Minaccia anche lui: “adesso gliela facciamo passare noi la voglia a questi qua,adesso ci pensiamo noi così la smettono....”. I ragazzi di fianco a me cominciano a venir portati via, su un bus di linea sequestrato per l'occasione; arriva il mio turno,vengo sollevato e ammanettato e portato a mia volta sul bus.
Trattano male pure l'autista.
Dopo un breve viaggio arriviamo in questura dove veniamo portati in massa in uno stanzino sporco con una griglia di ferro che dovrebbe fungere da branda. Ci tolgono le manette e ci perquisiscono.
Siamo nella stessa stanza maschi e femmine con i bagni sporchi e senza porte, solo più tardi si otterrà che le ragazze vengano portate in un altra stanza. Tra noi ci sono dei feriti uno abbastanza grave,continuiamo a chiedere un ambulanza per lui ma i carabinieri non ci ascoltano, se ne fregano. Ha evidenti tagli, botte e ematomi sulla testa ed è bianco in volto. Solo dopo mezz'ora o forse più ci comunicano l'arrivo dell'ambulanza, il ragazzo viene portato via (sempre nella massima calma e senza fretta da parte loro). Tornerà poco dopo con qualche medicazione sulla testa e abbandonata dai carabinieri sulla dura griglia di ferro. È cianotico in volto, sta a noi accertarsi continuamente delle sue condizioni, i carabinieri se ne fregano. In questura continuano a minacciarci e insultarci: “siete delle merde”, “non sapete combattere da uomini fate schifo”, “comunisti e anarchici di merda non servite a niente, vi ammazziamo” e via dicendo. Dobbiamo parlare a bassa voce altrimenti ricominciano le minacce. Escono ed entrano per scrutarci tutti con aria di scherno, sempre tra insulti vari. Qualcuno accenna una canzone, viene portato fuori e tenuto per mezz'ora fuori al freddo,in mezzo a loro, tra continui insulti. Va via la luce varie volte, una di queste un carabiniere è dentro con noi e ci intima di tacere, perchè quando va via la luce li possono farci succedere qualunque cosa, ci dice di fare molta attenzione, ci zittiamo tutti in un batter d'occhio nell'angoscia generale.
Passiamo qua diverse ore in questo stato, senza sapere che sorte ci toccherà e senza sapere cosa stia succedendo fuori dal momento che ci viene ordinato di tenere i cellulari spenti senza che ce ne venga spiegato il motivo. Pian piano a piccoli gruppi veniamo portati, finalmente tocca a me.... vengo portato in un'altra stanza, qua subiamo un altra perquisizione e vengono compilati i vari verbali. A me non viene rilasciato nulla. Terminate queste operazioni vengo scortato fuori e finalmente liberato, saranno state le 11 di sera. Di fuori attendiamo che vengano liberati tutti, alla fine ci viene comunicato che due se li tengono loro (uno di quei due era proprio il ragazzo picchiato che stava male nella stanza con noi) e verranno arrestati. Chiediamo spiegazioni, diciamo che non è giusto e parte un altra semi-carica che schiaccia le persone contro il muro, il questore è arrabbiato nero , ha quasi messo le mani al collo a una ragazza.
Ad oggi 11\03\2009 ancora non so se e per cosa sono stato denunciato.
Ad ogni modo, avendo avuto l'occasione di parlare con altri denunciati, le denunce varie son state date completamente a caso, non avendo fatto nulla di quello che ci è stato attribuito.
Si parlerà di vetrine rotte e scene di guerriglia urbana,nulla di tutti ciò è successo, le uniche cose che abbiamo fatto son state scappare e prendere botte e insulti.

Vorrei fare un'altra precisazione, ovvero il fatto che ritengo che la loro azione sia stata premeditata, infatti prima di arrivare all'incrocio non si era visto mezzo poliziotto in antisommossa, appena arrivati li siamo stati caricati improvvisamente e incanalati in questa strada in cui, alla prima laterale, si son riversati altri carabinieri e poliziotti in un evidente opera di accerchiamento. gravissimi fatti e permettere a chiunque di rifletterci sopra.

Bellissima iniziativa ieri sera a Busto Arsizio per ricordare gli orrori del G8 di Genova

Don Andrea Gallo "martello pneumatico" della coscienza sociale. Una serata, quella vissuta presso la sala conferenze del Museo del Tessile e organizzata dal Comitato bustese Genova 2001, che ha visto mattatore il "prete rosso" del Porto di Genova, storico compagno degli emarginati e degli ultimi. Un ottantenne con tante cose da dire ai giovani: un discorso che prorompe con la forza di una valanga e con la schiettezza e il linguaggio "da camallo" di chi conosce bene la strada e la sua realtà. Filo conduttore della serata era Genova 2001, con il filmato "Fare un golpe e farla franca" di Enrico Deaglio, Beppe Cremagnani e Mario Portanova a precedere gli interventi, e il fresco ricordo dei meno reclamizzati fatti di Bergamo.

La serata vedeva don Gallo affiancato da Mirko Mazzali, avvocato del Genoa Legal Forum. Aderivano le associazioni e i partiti della sinistra bustese. A latere, banchetti di Legambiente e di Parada Italia. Un movimento vivo, insomma, che in certo modo si risponde da sè all'eterna domanda se un altro mondo sia possibile. C'è però chi ha fatto del suo peggio per mandarcene il più possibile, all'altro mondo, a Genova. Di questo è convinto Mazzali, ancor più per l'esito delle vicende processuali segnate da «due pesi e due misure»: chi può e chi no. «Per i fatti di corso Buenos Aires a Milano di qualche anno fa si applicò il "concorso morale": per la scuola Diaz, per i dirigenti di polizia non si è usato. A Genova si è condannato a nove anni chi sfasciava le vetrine, a un anno e sei mesi chi spaccava le teste. Ormai per imbrattamento di muri si mettono le stesse pene che per lo scippo alla vecchietta. Si indultano anche gli assassini, poi si vogliono i graffitari in cella. Dietro le ronde partono le contro-ronde, e dietro a tutti la polizia». Pazza Italia.

Chi ne ricorda tutt'altra è don Gallo. «Io che vengo dalla lotta armata» dirà di sè tra il serio e il faceto lui non violento: e parla della Resistenza. Lui ha vissuto l'alba della Liberazione, suo fratello era capo partigiano. Aria fresca e nuova: come la Genova del 1960 ribelle all'MSI contro Tambroni (e poi "punita" 41 anni dopo), o il Sessantotto di Mario Capanna e degli studenti. Decenni vissuti a fianco degli ultimi e dei portatori di cambiamento: e oggi? Oggi «più che mai c'è bisogno di camminare in direzione ostinata e contraria» dice citando l'amico Fabrizio De André. In fatto di artisti, ha parole affettuose anche per Manu Chao, mostratosi esemplare e generoso. «Sono qui per mettermi in discussione, per incontrarvi e tornare a casa più umano» dice, «più cristiano, più democratico, e anticapitalista». Il ricordo di Genova 2001 è per flash: Carlo Giuliani «assassinato», don Gallo che urla in tv, i manganelli, «il deserto» del sabato sera, fino agli orrori della scuola Diaz e alle indegnità di Bolzaneto. «A Genova comandava la Cia» denuncia il sacerdote: cacciata in un angolo («non contava niente») la figura dell'allora ministro dell'Interno Scajola, preso di mira è ancora una volta De Gennaro, oggi a capo dei servizi segreti. «È saltata la legalità: episodi di squadrismo, tortura. I cittadini hanno sperimentato il potere puro, arbitrario, esercitato senza paura, con impunità, da chi pure era filmato da mezzo mondo. Eravamo tanti, pacifici. Dicevamo: signori del G8, non è una cinica pretesa dirci che l'unico mondo possibile è il vostro, quello di Banca Mondiale, FMI, WTO?».

Cosa resta oggi? «Magistratura vilipesa, leggi ad personam o xenofobe, un federalismo sbracato, una Chiesa alleata del potere», un mondo ancora nelle spire di un neoliberismo «che nella sua malvagità» fa sì che l'80% delle risorse vada al 20% delle persone, «distrugge le istanze collettive, a partire dai sindacati, e combatte la coscienza critica. Comunque noi non siamo qui per piangere, ma per accendere un fuoco». Le provocazioni abbondano. È polemica dal linguaggio forte con le gerarchie: politiche, sindacali, ecclesiastiche. Su Eluana: «Il movimento per la vita? Andate a farlo là dove 25 milioni di bimbi sotto i tre anni muoiono ogni anno. Milano, la grande metropoli: 500 euro di multa per uno spinello... quando abbiamo 2000, dico duemila minori stranieri soli che vivono di espedienti e prostituzione». In un mondo dove «o sei produttivo o non conti niente» diventa rivoluzionaria la scelta non violenta, «un'umanità di tribù in marcia, dai sem terra brasiliani alle coperative agricole d'India o del Burkina Faso». Ed è tempo di arrivederci, «a Trieste, in Val di Susa, a Vicenza coi No Dal Molin, con i precari; arrivederci, bandiera rossa». L'ultimo intervento dell'anziano combattente con la tonaca è un "Bella Ciao" cantato in coro come un Osanna. Peccato che in troppi già non ricordino le parole, perse nel vento ostinato e contrario della storia dei vincitori

Alla ahlstrom Gallarate "LA LOTTA INIZIA A DARE I SUOI FRUTTI"

La lotta dei lavoratori della Ahlstrom di Gallarate comincia a far vedere i primi risultati. I venti dipendenti della multinazionale finlandese che opera nel ramo tessile questa mattina (11 marzo), hanno incontrato nella sede di via XXIV Maggio i rappresentanti dell’azienda, insieme ai sindacalisti dell’AlCobas e ai delegati Rsu di Gallarate e Cressa. L’incontro si è tenuto su richiesta dall’azienda, dopo la decisione dei giorni scorsi di ritirare la procedura di mobilità per 61 lavoratori (20 a Gallarate) avanzata il 7 gennaio scorso.
«L’azienda ha comunicato che intende arrivare ad un accordo con tutte le organizzazioni sindacali - spiega una nota del sindacato autonomo -. Ci hanno informato che intendono modificare il piano industriale presentato all’atto della richiesta di mobilità. Ahlstrom, per l’eccessivo costo economico, non intende più spostare i macchinari di Gallarate a Mozzate, riconfermando però la chiusura del sito produttivo gallaratese. Inoltre la proprietà intende richiedere al ministero l’utilizzo della cassa integrazione straordinaria per 12 mesi e in quel periodo aprire la procedura di mobilità per 59 lavoratori, con la disponibilità alla collocazione dei volontari. Se poi alla fine dei 12 mesi di cassa non si raggiunge il numero di 59 lavoratori volontari, l’azienda ha comunicato che procederà al licenziamento dei rimanenti lavoratori con i criteri di legge. I lavoratori di Gallarate potranno essere smistati negli stabilimenti del gruppo e la prossima settimana verrà messa in pratica la cassa integrazione ordinaria, in attesa dell’autorizzazione a quella straordinaria».

La delegazione sindacale ha preso atto positivamente della decisione aziendale di annullare la procedura di mobilità e contemporaneamente di aprire una trattativa sulla situazione aziendale, sollevando però alcune contrarietà: «Rimane inaccettabile ed anche industrialmente miope, la decisione di Ahlstrom di chiudere lo stabilimento di Gallarate – spiegan la nota sindacale -. Per noi è impraticabile un accordo che comunque porti dopo 12 mesi di cassa straordinaria al licenziamento di lavoratori posti in mobilità oltre al volontariato. Non condividiamo inoltre, la decisione aziendale di continuare, su richiesta dell’unione industriale di Torino, con due tavoli di trattativa, uno con noi ed un altro con i sindacati confederali. Abbiamo comunicato all’azienda la nostra immediata disponibilità, dopo aver consultato i lavoratori, alla ricerca di un accordo, mantenendo però i presidi negli stabilimenti di Gallarate e Cressa».

Il piano casa del governo dimentica milioni di persone sfitte e senza casa

Il piano casa del governo Berlusconi annunciato con grancassa in questi giorni,pare rivolgersi solo all'ambito della proprietà dell'abitazione e pare aver dimenticato l'edilizia popolare e il dramma degli affitti.
Giubila di gioia la Finco,la Confindustria dei costruttori,che parla apertamente di necessità di "rottamazione urbana" e di "Abbattere per ricostruire":più che del consumismo qui siamo alla soglia del delirio.
Il Piano,poi,si caratterizza come totalmente squilibrato verso la proprietà dell'abitazione,in 2 sensi;
1)Le facilitazioni di allargamento ed edificazione di nuove cubature sono per chi una casa la possiede già e possibilmente autonoma,poichè sarà raro alzare la cubatura in un condominio.
2)E' previsto,ancora in modo generico,il riscatto in proprietà dell'alloggio per un milione di persone che oggi sono in affitto in case popolari;quanti di loro (moltissimi pensionati al minimo o disoccupati) potranno realmente farlo,pagando un mutuo mensile ?Il diavolo sta nei dettagli,e attendiamo ulteriori chiarimenti...

C'è poi un clamoroso silenzio sulla piaga sociale del caro affitti (e delle decine di migliaia di sfrattati),che in Italia riguarda diversi milioni di persone - 2 milioni solo fra Roma e Milano,secondo il SUNIA - nessuna misura amministrativa per le case sfitte,ma solo le briciole di 5.000 alloggi popolari (il solito vizio dei ricchi di dare ai poveri l'elemosina anzichè dargli i diritti e le leggi...).

Se infine aggiungiamo le considerazioni urbanistico-paesaggistiche,in una miniera artistica ma di scarso senso civico qual'è l'Italia e le implicazioni buroratico-amministrative di fattività degli interventi così come proposti dal governo ,che strizzano l'occhio all'anarchismo caotico e furbesco dell'italiano medio "Ma pensa te se per tagliare una pianta nel mio giardino devo chiedere il permesso! " con deroghe alle licenze e ai permessi e assunzione di responsabilità penali anticipate dalla firma dei progettisti,il timore è che questo piano casa si risolva in una specie di "condono generalizato" anticipato per le brutture e le speculazioni che potrebbe mettere in moto.
Se proprio non bastasse la sua ingiustizia sociale di fondo,per cui i soldi vanno dove ci sono già ma non vanno dove mancano...

http://altromedia.blogspot.com/2009/03/piano-casa-del-governo.html

martedì 10 marzo 2009

LA CRISI CHI LA PAGA??


FONTI: Indymedia e CPO Gramigna.

La gravità della crisi è pienamente dimostrata dai dati resi noti dall'Inps nell'insieme dei settori dell'industria metalmeccanica, industria di punta del nostro paese: con 23 milioni di ore di Cassa integrazione nel solo mese di febbraio 2009, e con un incremento del 430% sullo stesso periodo dello scorso anno, tali settori rappresentano più del 60% di tutta la Cassa integrazione nell'industria.

Questo ammontare di ore di Cassa integrazione è pari all'assenza dal lavoro per l'intero mese di 150.000 lavoratori. In realtà, i metalmeccanici interessati dalla Cassa integrazione guadagni superano le 200.000 unità in quanto la sospensione è realizzata, in molte aziende, a rotazione, e mediamente, riguarda un periodo di due o tre settimane."

"Se si guarda alla sola Cassa integrazione ordinaria, che è il vero indicatore della violentissima crisi che interessa ormai tutti i principali comparti dell'industria metalmeccanica (Automotive, Siderurgia, Elettrodomestici)- afferma un comunicato della Fiom Cgil- si registra un aumento vertiginoso di oltre il 1.048% rispetto al febbraio 2008, confermando l'andamento preoccupante del dicembre 2008, che aveva avuto poi una lieve attenuazione nel mese di gennaio 2009."

Le regioni più colpite sono il Piemonte e la Lombardia che, da sole, rappresentano oltre il 60 % di tutta la Cassa ordinaria del settore ed il 53% della totalità della Cassa nei metalmeccanici.

Un segnale di particolare gravità viene dalle Marche, dove si registra una vera e propria esplosione della Cassa integrazione straordinaria, e dalla Campania che, con quasi 1,2 milioni di ore di Cassa, è la terza regione del settore con una quantità di sospensioni di poco superiore al Veneto e al Lazio.

"Nel periodo novembre 2008-febbraio 2009, sono state autorizzate dall'Inps, per le aziende metalmeccaniche, oltre 67 milioni di ore di Cassa integrazione. Di questi, 50,3 milioni di ore riguardano la Cassa integrazione ordinaria ch - Afferma la Fiom-, ha interessato centinaia di migliaia di lavoratrici e di lavoratori. Una condizione socialmente insostenibile, questa, che rischia di protrarsi, se non di aggravarsi, nel corso dell'anno, con una perdita di salario che varia oramai tra il 40 e il 50% dello stipendio mensile, senza considerare che è frequente che in una stessa famiglia siano in Cassa integrazione sia la moglie che il marito."

"Questi dati -conclude la nota del sindacato- confermano per intero la piattaforma con cui la Fiom ha chiamato allo sciopero lavoratrici e lavoratori metalmeccanici lo scorso 13 febbraio. Piattaforma in cui veniva affermata la necessità di misure straordinarie di politiche industriali e occupazionali che siano in grado di rispondere con efficacia alla crisi a partire dal blocco dei licenziamenti, dall'estensione degli ammortizzatori sociali a tutti i lavoratori che ne sono privi e dall'aumento dell'indennità di Cassa integrazione, arrivando al reale 80% dei salari di fatto."

qualche accenno sul NUCLEARE, CHE NON SI SENTE MAI IN GIRO

L’Italia torna al nucleare?" è il titolo del libro che Angelo Baracca ha mandato in libreria solo pochi mesi fa con la casa editrice Jacabook. Una domanda che oggi ha risposta: sì, l’Italia torna al nucleare. E anche in tempi piuttosto brevi sostiene il governo Berlusconi. Baracca, che è un fisico e insegna all’università di Firenze, spiega in modo dettagliato perché un ritorno al nucleare nel nostro paese sarebbe inutile o, peggio, dannoso. E perché il mito del nucleare francese è una bufala.

Professor Baracca, perché ritiene l’accordo tra Italia e Francia per lo meno inutile?
«C’è una cosa che nessuno dice: con le centrali nucleari si produce solo energia elettrica. Ma l’elettricità è solo un quinto dei nostri consumi energetici. Oltre l’80% dell’energia che consumiamo per i trasporti o per l’agricoltura non è elettrica. Le centrali nucleari, quindi, non risolverebbero il nostro problema: continueremo a importare petrolio. La Francia, che produce il 78% della sua energia elettrica con il nucleare, importa più petrolio di noi».

Qualcuno dice che in Italia produciamo poca energia elettrica, è vero?
«Non è vero: abbiamo una potenza installata che supera del 30% la domanda di elettricità. Solo che il sistema è inefficiente e quindi la nostra elettricità è la più cara d’Europa. Ma se anche fosse vero che abbiamo bisogno di altra energia elettrica, potremmo decidere di fare come la Spagna dove, in un anno, sono stati creati impianti eolici per 3500 megawatt: come 2 centrali e mezzo. La costruzione di questi impianti costa meno e ha coinvolto l’industria spagnola con ricadute positive sull’economia. Oppure potremmo fare come le Germania che punta sul solare, pur avendo meno sole. È questione di scelte».

Berlusconi prevede che la prima centrale parta nel 2020. È realistico?
«Sì, bisogna considerare una decina d’anni per avere l’opera finita, anche se c’è chi dice che una centrale si costruisce in 5 anni. In Europa ci sono due centrali in costruzione come quelle che dovremmo importare in Italia: una è in Finlandia, l’altra in Francia. Quella finlandese è iniziata 3-4 anni fa e ha già accumulato 2 anni di ritardo e un aumento di costi di 2 miliardi di euro. Il problema è che una centrale nucleare ha esigenze tecnologiche altissime. Anche i materiali, come il cemento o l’acciaio, devono essere di qualità superiore. Le industrie finlandesi non sono in grado di soddisfare questa esigenza. Pensiamo a cosa potrebbe accadere in Italia dove la Italcementi ha dato cemento taroccato anche per le grandi opere».

Abbiamo le competenze per gestire questi impianti?
«Dopo il referendum sul nucleare dell’87, l’Italia ha smantellato tutto. All’Enea ci sono una quarantina di dipendenti con le competenze giuste, ma un terzo sono occupate a smaltire le centrali chiuse e quasi tutti sono prossimi alla pensione. Il resto è personale a contratto. Possiamo gestire le centrali con i co.co.pro?»

http://www.alternativerivistatest.it/

PIANO CASA, ANCHE A LIVELLO NAZIONALE LA SPECULAZIONE FA PASSI DA GIGANTE

Chi meglio di lui conosce gli italiani!
Dopo aver saziato la sete di vendetta di una parte del Paese contro i lavoratori del pubblico impiego, dopo aver stuzzicato le più basse pulsioni razziste con il decreto pro-ronde, Silvio Berlusconi continua a solleticare i desideri più reconditi dell’italiano medio. Ossia quel tipo di cittadino, piuttosto diffuso nella penisola, che antepone sempre e comunque i propri affari al bene collettivo, che non crede che una cosa sia sbagliata se può essere vantaggiosa per sé, che crede che la furbizia sia un valore.

Ecco, per questi cittadini il Governo Berlusconi ha predisposto l’ennesimo regalo: il nuovo condono edilizio, chiamato da tutti il ‘piano casa’. Il giochino è sempre lo stesso. Il fine, almeno quello ufficiale, è buono, apprezzabile: realizzare nuovi alloggi per le giovani coppie (sarà interessante sapere se vi rientreranno anche quelle di fatto), gli anziani, gli immigrati irregolari, gli studenti. Insomma tutte le fasce sociali più deboli.
Le abitazioni dovrebbero essere date in affitto con il diritto di riscatto. I primi interventi prevedono la costruzione di 5000-6000 alloggi.
Il piano prevede un accordo quadro con le regioni e sarà presentato venerdì 13 in Consiglio dei Ministri. Ma oltre a questo, il piano casa prevede un aumento delle cubature pari al 20% delle costruzioni esistenti. E’ prevista, inoltre, la possibilità di abbattere edifici vecchi (quelli realizzati prima del 1989) per costruirne nuovi con il 30% di cubature in più.

Il tutto, dato non evidenziato dai maggiori organi di stampa, andando in deroga ai piani regolatori e senza alcuna concessione edilizia. In quest’ultimo caso, per intenderci, si potrà costruire un nuovo edificio con una semplice certificazione di un geometra.
Berlusconi si affretta a dire che questi interventi dovranno rispettare le norme sulla tutela dei beni culturali e paesaggistici e non potranno riguardare edifici abusivi. In realtà si tratta di un grande regalo a costruttori, imprese edilizie e piccoli costruttori abusivi fai da te.

Ma quello che il Governo annuncia le regioni lo fanno già da sé.
La Regione Lazio, ad esempio, nell’ultima finanziaria ha stanziato 350 milioni in tre anni per l’ agevolata e 100 milioni di euro per quella sovvenzionata. «Quelle del Governo sono i soliti messaggi ingannevoli – dichiara l’assessore al Bilancio della Regione Lazio Luigi Nieri – Con una mano si offre un sostegno alle persone come fosse un diritto concesso e con l’altra si finanziano i soliti noti e si distruggono gli spazi verdi e il bene comune. Le uniche cose concrete che hanno fatto i governi Berlusconi sono i condoni. Del resto non vi è traccia».

lunedì 9 marzo 2009

solidarietà e socialità nel gallaratese con l'apertura della BOTTEQUA

Apre la nuova "bottequa", un sogno costruito insieme


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La loro è una bella scommessa da affrontare insieme: ottantamila Euro per comprare un locale, per una nuova bottega equosolidale che sia non solo un negozio, ma un punto di incontro e di riflessione nel cuore di Samarate. E’ il progetto, finalmente divenuto realtà, dell’Associazione Nizzy, che oggi ha inaugurato la nuova “Bottequa” di via Roma, un locale di proprietà del sodalizio che va a sostituire la “vecchia” bottega posta al capo opposto della piazza e aperta nel 2004. Sessanta metri quadri in un edificio del centro storico, con tanto di pozzo settecentesco nel cortile.

Il presidente dell’associazione Nizzy, Cristiano Medeot, spiega così la scelta di fare un passo tanto impegnativo: «la possibilità di acquistare un locale nuovo e più ampio si inserisce in un percorso di crescita e responsabilizzazione dell’associazione nei confronti degli obiettivi che si pone». In particolare il gruppo samaratese «punta a una migliore promozione del commercio equo e dei suoi prodotti attraverso spazi espositivi più adeguati; a una rinvigorita vivacità culturale e un’accresciuta collaborazione con le altre realtà del territorio, dato che il nuovo spazio potrebbe essere un’occasione per fare rete e allargare i contatti con altri gruppi e associazioni»

Dal punto di vista economico, è una scommessa non di poca entità: solo per l’acquisto dei locali l’associazione ha messo in campo 80mila Euro. A questo poi si è aggiunto il costo dell’atto notarile (15mila Euro) e il lavoro per l’allestimento e l’arredamento della bottega vera e propria, con una bella dose di interventi anche impegnativi, per un totale di oltre 28mila Euro. Il tutto coperto con una raccolta fondi che ha coinvolto i volontari, vari cittadini, altre associazioni. In totale sono stati raccolti ad oggi 24mila Euro: donazioni di varie persone, ma anche frutto delle cene di finanziamento del progetto. Un piccolo, ma significativo contributo è venuto dall’Extrafesta, la prima festa multiculturale samaratese animata dalle comunità di stranieri residenti. Un privato che preferisce rimanere anonimo ha concesso un prestito da 60mila Euro senza interessi. Un entusiasmo capace di coinvolgere tutti: dove lo trovate uno spazio che viene inaugurato anche dalla precedente proprietaria, emozionata a passare il testimone ad una realtà no-profit?

«E’ davvero un posto inserito nel tessuto sociale samaratese» ha detto Cristiano Medeot durante la semplice cerimonia di inaugurazione, alla presenza del sindaco Vittorio Solanti e di decine di volontari che hanno lavorato – anche come piastrellisti, elettricisti e muratori – al nuovo locale. La Bottequa si propone davvero di essere un luogo comunitario, aperto, di incontro tra culture diverse. E’ una scommessa che potrebbe apparire folle, visti i tempi di crisi e la paura che cola nelle vite dei singoli bloccando i sogni, le speranze, la voglia di osare. Eppure testimonia che davvero la forza della socialità, del pensare e lavorare insieme, del sognare insieme è capace di sconfiggere la paura e aprirti al futuro. Avrà ragione la locandina che dice che "qui trovi l'antidoto alla crisi"?

Rinasce il TELOS a Saronno

Saronno - Nuova occupazione, rinasce il TeLOS
Oggi a Saronno, dopo due mesi dallo sgombero dello spazio di via Concordia, rinasce il TeLOS con una nuova occupazione.Questa sera dalle 21:30 sound per tutti i gusti, vieni a trovarci e festeggiare assieme a noi. Ci organizziamo per dormire, porta sacco a pelo e materasso.Qui sotto il comunicato dell'occupazione.Ricordiamo che il 14 a Saronno ci sarà un corteo per gli spazi occupati, qui la locandina: http://collafenice.wordpress.com/2009/02/27/143-per-il-telos-e-gli-spazi-occupati/AUDIOCRONACA DELL'OCCUPAZIONE: http://radiocane.noblogs.org/post/2009/03/08/audiocronaca-occupazione-saronno SABATO PROSSIMO CORTEO: http://resist.noblogs.org/post/2009/03/14/14-03-corteo-per-il-telos-e-gli-spazi-occupati AGGIORNAMENTI: http://collafenice.wordpress.com COMUNICATO:SPAZIO ABBANDONATOSPAZIO OCCUPATO!

"L’8 marzo rinasce il TeLOS in un altro stabile abbandonato saronnese, in linea di continuità con la vecchia occupazione di via Concordia, e quella ancora precedente di via Galli; nonostante questi spazi siano stati sgomberati dalla nostra presenza (per essere entrambi ancora lasciati all’abbandono…), le forze di polizia e i politicanti saronnesi non possono di certo riuscire a disfarsi della nostra voglia di libertà, di autogestione, della necessità di liberarci da tutto ciò che a Saronno e nell’intera società ci opprime fino a farci mancare il respiro.La necessità di vivere quotidianamente situazioni positive e autentiche, senza paura di ipocrisie, senza timore di dover sottostare a qualcuno, approfondendo la conoscenza con noi stessi e con gli altri è per noi di vitale importanza.Il valore di uno spazio occupato e autogestito sta proprio nel ridare la possibilità alle nostre individualità di crescere e autodeterminarsi senza più limiti, seguendo ognuno le proprie naturali inclinazioni, lontani dagli sguardi indesiderati e dal controllo asfissiante di autorità e benpensanti. Uno stabile abbandonato, come tanti ce ne sono, rifiuto di un sistema economico e culturale che valorizza più la proprietà rispetto alle persone, più il profitto che la vita, più la crescita economica che la felicità, è il posto giusto dal quale ripartire per riprenderci finalmente le nostre vite. Creare momenti di socialità costruttiva tra di noi per aprirsi al territorio e alle persone, è un passaggio fondamentale per la riappropriazione degli spazi e dei tempi della vita, in un’ottica di liberazione individuale e collettiva.Ciò che ci muove è come sempre il rifiuto dell’esistente, di questa realtà così snaturata che ci ha resi automi in un mondo per sole macchine, strumenti silenziosi e sottomessi dal Capitale, sudditi schizofrenici ed alienati dello Stato, amico dei banchieri e schiavo dell’economia. Abbiamo voglia di metterci in gioco, sperimentando sulla nostra pelle cosa vuol dire realmente essere vivi, vogliamo provare emozioni vere, creando qualcosa di diverso, probabilmente fastidioso per qualcuno, ma che sicuramente renderà piena la nostra esistenza, finalmente degna di essere vissuta.A Saronno sembra che a breve sarà inaugurato un “centro per i giovani”, presunta risposta alla mancanza di spazi di aggregazione giovanile.E’ chiaro che noi rifiutiamo fermamente questo contentino che, servito dall’alto dalla misericordia dei politicanti di turno, ha come unico scopo quello di incanalare le pulsioni libertarie di noi ragazzi, per trasformarle in comportamenti accettabili ed accettati, controllabili e controllati.La completa mancanza di autogestione, lo stretto rapporto che gli operatori del centro hanno con l’amministrazione, la stessa presenza di educatori adulti che mediano, dirigono e controllano, insegnando loro che alternativa non ci può e non ci deve essere, ci fanno prendere le distanze da questo progetto. I nostri metodi, partecipazione dal basso, autogestione, libera espressione delle soggettività, non possono andare a braccetto con servizi che sono fatti con la stessa pasta di carceri, caserme e ospedali psichiatrici: il loro fine è infatti lo stesso, quello di formare cittadini obbedienti, capaci di inserirsi diligentemente nel sistema, di formarne un piccolo ingranaggio, strumenti e mezzi di sopraffazione, violenza e mantenimento dello status quo.Invitiamo tutti quelli che credono nell’autogestione come alternativa reale e concreta, nella riappropriazione diretta delle nostre vite e della nostra città, a partecipare attivamente per la crescita di questo percorso, per la nostra sopravvivenza, per la costruzione di una realtà altra, capace di portare conflitto all’interno di una società pacificata ed addormentata dalle sirene del consumismo e dai media, oramai veri e proprio strumenti di controllo e rimbambimento mentale.Il TeLOS esiste finché noi esisteremo!Il TeLOS si trova in via Milano 17, angolo via Varese"
da http://collafenice.wordpress.com

mercoledì 4 marzo 2009

Il sandaco replica, noi rispondiamo

La settimana scorsa siamo stati accusati sulla Prealpina dal sindaco di Gallarate di aver compreso male i nuovi progetti edilizi e di aver imbrattato i muri coi volantini attaccati in giro.Abbiamo dato una risposta attraverso lo stesso giornale, perchè (al contrario di altri) non abbiamo difficoltà ad ammettere i nostri errori e soprattutto non accettiamo di essere attaccati su cose inutili e faziose.Noi portiamo avanti progetti e iniziative dedite alla socialità,alla solidarietà e all'ambiente urbano, senza doppi fini e senza voler guadagnare sopra a niente e nessuno.

niente più diritto di sciopero, anche alla malpensa

Niente sciopero a Malpensa, come deciso dal ministro Matteoli, ma nemmeno assemblee dei lavoratori. I sindacati gridano al boicottaggio e parlano di volontà precisa di distogliere lo sguardo dalla situazione dell’aeroporto varesino, sempre più grave secondo Cgil, Cisl e Uil.

I segretari delle categorie dei trasporti delle tre sigle hanno spiegato le motivazioni del proprio disappunto e hanno assicurato che continueranno sulla strada delle richieste che da tempo rimbalzano dai sindacati di Malpensa: liberalizzare le rotte e gli slots lasciati liberi da Alitalia, rivedere i patti bilaterali per permettere alle compagnie interessate di investire a Malpensa, intervenire sul settore cargo con fatti concreti e non a parole, far rispettare le clausole sociali per tutelare i lavoratori più a rischio.

«La revoca del ministro è arrivata 24 ore prima dello sciopero – spiega Ezio Colombo della Filt Cgil -. Inoltre non ci hanno neppure concesso di fare le assemblee con i lavoratori. Questo è un processo che non ci piace, si vuol far calare una coltre di fumo sullo stato dell’aeroporto, senza ascoltare le soluzione proposte da noi. Le regole le abbiamo sempre rispettate, abbiamo chiesto lo sciopero 3 mesi fa per motivi gravi e per noi importanti e ora ci sbattono la porta in faccia: non vogliamo farci tirare per la giacchetta, i lavoratori sarebbero stati pronti ad azioni fuori dalle regole, ma per il momento siamo riusciti a bloccarli. Però non pensino che abbasseremo la testa». Il cargo è un’altra delle problematiche che resta aperta: «Si sono susseguite voci e promesse per ora – commenta Antonio Albrizio della Uilt -. La situazione è via via più drammatica, i voli non sono operativi e non ci sono tempi certi». Secondo Cgil, Cisl e Uil le casse integrazioni sono aumentate con l’inizio dell’anno, arrivando a quota 2000 con una previsione che potrebbe arrivare fino a 2500 richieste nel giro di poche settimane. Inoltre ci sono i 500 lavoratori a tempo determinato e precari che hanno perso il posto nei mesi scorsi: «E non dimentichiamo che se Sea non rinnova l’accordo con Cai per la gestione dei servizi a rischio ci saranno altre 800 persone», spiega Dario Grilanda della Fit Cisl. I settori più a rischio sono il cargo (in Alha, società che movimentava le merci di Alitalia, e nelle cooperative collegate sono in 500 in cassa integrazione) e il catering: «Le clausole sociali sono irrinunciabili – prosegue Grilanda -. L’accordo di Sea con Cai è importante nella speranza si possa incrementare in futuro l’impegno della compagnia di Colaninno e Sabelli. Lufthansa? Per ora è solo una bella speranza, il peso dei tedeschi non è ancora tale da far spostare una bilancia in drammatica crisi». Lo sciopero dei lavoratori del comparto aereo verrà riprogrammato ad altra data: «Non vogliamo solo subire – chiosa Colombo -. Il clima che si è creato con le proposte di riforma della legge sullo sciopero è pessimo: ci boicottano e non ci lasciano spazi di azione. Facciamo appello alle altre categorie perché si uniscano a noi in una mobilitazione più ampia, richiesta scaturita dopo l’attivo sindacale dello scorso febbraio: è necessario che tutti si facciano sentire».

alla ahlstrom le condizioni dei lavoratori non cambiano,la fabbrica chiuderà

La Ahlstrom sospende la mobilità per i 61 lavoratori in esubero, ma per i venti di Gallarate non cambia nulla o quasi. La proprietà della multinazionale finlandese che produce tessuto non tessuto per il mercato farmaceutico e sanitario ha comunicato ai lavoratori la chiusura della procedura vecchia e l’apertura di una nuova: panorama economico cambiato in peggio e un nuovo piano industriale elaborato dalla proprietà che sarà presentato a breve alle sigle sindacali che rappresentano i dipendenti dell’azienda. Una convocazione è attesa per la prossima settimana (martedì 10 marzo potrebbe essere il giorno giusto). Da Gallarate non verrà più spostata la linea produttiva a Mozzate, ma lo stabilimento di via XXIV Maggio chiuderà ugualmente: quindi per i venti lavoratori in esubero non ci sono spiragli di speranza.

«Abbiamo fatto un’assemblea con i lavoratori – spiega Antonio Ferrari dell’AlCobas (sindacato autonomo al quale sono iscritti tutti i venti di Gallarate) -. Studieremo altre azioni nei prossimi giorni, nell’attesa di una convocazione ufficiale». «La sensazione è che il clima sia peggiorato di molto – commenta Massimo Sinatra della Rsu dell’AlCobas di ritorno da Cressa, in provincia di Novara, sede di un altro degli stabilimenti dell’Ahlstrom in Italia -. Non spostano la macchina perché costerebbe troppo, ma chiudono lo stabilimento: questo fa pensare ad altri esuberi, ma vedremo. Per noi a Gallarate non cambia nulla: proseguiamo nel presidio. Vogliamo avere certezze, ma qui non fa altro che aumentare l’incertezza. Anche a Cressa monta la protesta: chiudono la mobilità e ne aprono un’altra. Noi siamo in mezzo, aspettiamo e speriamo».

martedì 3 marzo 2009

ANNUNCIO TECNICO IMPORTANTE!!!!!!!

A causa di problemi di natura tecnica i messaggi email inviati non ci sono arrivati,ora il problema è stato risolto, chiediamo a chi ci ha già contattato di rinviarci le email in modo tale da poterle rileggerle e rispondere alle questioni poste. vi ringraziamo per l'attenzione e per la partecipazione,saluti dal collettivo Ultimi Mohicani.

gallarate maglia nera della provincia per lo smog, ribadiamo ancora i nostri complimenti a chi di dovere.

Rifacciamo i nostri più sentiti complimenti all'amministrazione comunale che per debellare questo problema dell'inquinamento atmosferico decide di costruire palazzi a perdita d'occhio.La loro strategia è l'oscuramento del cielo e del sole attraverso la costruzione di edifici molto alti,in modo tale da non far vedere gli effetti dell'inquinamento nel cielo sempre più opaco a Gallarate.In questo modo il gallaratese potrà vivere in pace sotto l'ombra dei palazzoni e non pensare più a quel che respira.Che grande idea, peccato che la gente si ammala ma questi sono dettagli,ancora COMPLIMENTI!!!----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------E' un febbraio disastroso, per la qualità dell'aria. Il tempo soleggiato e senza precipitazioni e la scarsità di vento hanno fatto sì che nella seconda metà del mese le medie delle concentrazioni di polveri sottili nell'aria schizzassero oltre i livelli di guardia, spesso addirittura superando il doppio di quanto ammesso dalla legge. E a Gallarate, in uno degli ultimi giorni del mese, si è sfiorato addirittura il quadruplo dei valori d'allarme: 199 microgrammi per metro cubo, quando il limite è 50

Il problema, si sa, è annoso ed è legato alle particolari condizioni della pianura padana, una sorta di catino dove gli inquinanti tendono a ristagnare, specie in assenza prolungata di precipitazioni.
Ma veniamo ai numeri: a Varese la centralina Arpa di via Coppelli ha registrato ben 9 giorni su 28 oltre i limiti, un giorno ogni tre. Un risultato qausi positivo, se confrontato con l'aria che si respira nella bassa provincia: a Saronno per 11 giorni si è superato il limite, di questi ben 7 hanno visto concentrazioni oltre il doppio di quanto consentito. A Busto la centralina Accam, posta in periferia, ha registrato 13 giorni di sforamento (di cui 6 oltre 100microgrammi per metrocubo). A Ferno la centralina aeroportuale ha registrato valori oltre il limite per 15 giorni (di cui 7 oltre il doppio). La maglia nera spetta però a Gallarate, con 15 giorni oltre i limiti, di cui 6 oltre il doppio. La città dei due galli registra anche un record negativo davvero inarrivabile: il 23 febbraio la media giornaliera (la media, si badi bene) è arrivata a quota 199, quasi il quadruplo della soglia massima che può essere superata per soli 35 giorni l'anno. 35 giorni che molte città rischiano di superare già a marzo.
Anche la giornata di oggi, nonostante le leggere precipitazioni, registra valori allarmanti: il PM10 è a quota 95 microgrammi/metrocubo a Busto Arsizio Accam, 94 a Gallarate, 71 a Varese Coppelli.

L'aspetto climatico è solo uno degli elementi: certo l'inverno, quando è secco, diventa la stagione più critica, perchè alle emissioni da traffico automobilistico si aggiungono quelle degli impianti di riscaldamento. Ma non si deve dimenticare che anche nei mesi primaverili ed estivi non sono rari i superamenti dei limiti e che spesso i valori rimangono appena sotto la soglia massima consentita. Il che indica che se le vecchie caldaie a gasolio contribuiscono non poco al problema, la "base" da cui si parte è rappresentata dalle emissioni di particolato degli autoveicoli (a Milano l'Arpa ha calcolato sia responsabile dell'82%).
Una emergenza continua di fronte a cui le risposte si dimostrano ancora insufficienti, in particolare negli interventi contro il traffico privato e le emissioni. Eppure gli effetti sono rilevanti: alle polveri sottili sono riconducibili non solo patologie gravi, ma anche bronchiti, asma e tosse sempre più frequenti e sempre più insistenti, in particolare in inverno. Che non costano solo alla collettività in termini di spesa sanitaria, ma anche ai singoli cittadini in termini di qualità di vita.