Niente sciopero a Malpensa, come deciso dal ministro Matteoli, ma nemmeno assemblee dei lavoratori. I sindacati gridano al boicottaggio e parlano di volontà precisa di distogliere lo sguardo dalla situazione dell’aeroporto varesino, sempre più grave secondo Cgil, Cisl e Uil.
I segretari delle categorie dei trasporti delle tre sigle hanno spiegato le motivazioni del proprio disappunto e hanno assicurato che continueranno sulla strada delle richieste che da tempo rimbalzano dai sindacati di Malpensa: liberalizzare le rotte e gli slots lasciati liberi da Alitalia, rivedere i patti bilaterali per permettere alle compagnie interessate di investire a Malpensa, intervenire sul settore cargo con fatti concreti e non a parole, far rispettare le clausole sociali per tutelare i lavoratori più a rischio.
«La revoca del ministro è arrivata 24 ore prima dello sciopero – spiega Ezio Colombo della Filt Cgil -. Inoltre non ci hanno neppure concesso di fare le assemblee con i lavoratori. Questo è un processo che non ci piace, si vuol far calare una coltre di fumo sullo stato dell’aeroporto, senza ascoltare le soluzione proposte da noi. Le regole le abbiamo sempre rispettate, abbiamo chiesto lo sciopero 3 mesi fa per motivi gravi e per noi importanti e ora ci sbattono la porta in faccia: non vogliamo farci tirare per la giacchetta, i lavoratori sarebbero stati pronti ad azioni fuori dalle regole, ma per il momento siamo riusciti a bloccarli. Però non pensino che abbasseremo la testa». Il cargo è un’altra delle problematiche che resta aperta: «Si sono susseguite voci e promesse per ora – commenta Antonio Albrizio della Uilt -. La situazione è via via più drammatica, i voli non sono operativi e non ci sono tempi certi». Secondo Cgil, Cisl e Uil le casse integrazioni sono aumentate con l’inizio dell’anno, arrivando a quota 2000 con una previsione che potrebbe arrivare fino a 2500 richieste nel giro di poche settimane. Inoltre ci sono i 500 lavoratori a tempo determinato e precari che hanno perso il posto nei mesi scorsi: «E non dimentichiamo che se Sea non rinnova l’accordo con Cai per la gestione dei servizi a rischio ci saranno altre 800 persone», spiega Dario Grilanda della Fit Cisl. I settori più a rischio sono il cargo (in Alha, società che movimentava le merci di Alitalia, e nelle cooperative collegate sono in 500 in cassa integrazione) e il catering: «Le clausole sociali sono irrinunciabili – prosegue Grilanda -. L’accordo di Sea con Cai è importante nella speranza si possa incrementare in futuro l’impegno della compagnia di Colaninno e Sabelli. Lufthansa? Per ora è solo una bella speranza, il peso dei tedeschi non è ancora tale da far spostare una bilancia in drammatica crisi». Lo sciopero dei lavoratori del comparto aereo verrà riprogrammato ad altra data: «Non vogliamo solo subire – chiosa Colombo -. Il clima che si è creato con le proposte di riforma della legge sullo sciopero è pessimo: ci boicottano e non ci lasciano spazi di azione. Facciamo appello alle altre categorie perché si uniscano a noi in una mobilitazione più ampia, richiesta scaturita dopo l’attivo sindacale dello scorso febbraio: è necessario che tutti si facciano sentire».
mercoledì 4 marzo 2009
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