La Ahlstrom sospende la mobilità per i 61 lavoratori in esubero, ma per i venti di Gallarate non cambia nulla o quasi. La proprietà della multinazionale finlandese che produce tessuto non tessuto per il mercato farmaceutico e sanitario ha comunicato ai lavoratori la chiusura della procedura vecchia e l’apertura di una nuova: panorama economico cambiato in peggio e un nuovo piano industriale elaborato dalla proprietà che sarà presentato a breve alle sigle sindacali che rappresentano i dipendenti dell’azienda. Una convocazione è attesa per la prossima settimana (martedì 10 marzo potrebbe essere il giorno giusto). Da Gallarate non verrà più spostata la linea produttiva a Mozzate, ma lo stabilimento di via XXIV Maggio chiuderà ugualmente: quindi per i venti lavoratori in esubero non ci sono spiragli di speranza.
«Abbiamo fatto un’assemblea con i lavoratori – spiega Antonio Ferrari dell’AlCobas (sindacato autonomo al quale sono iscritti tutti i venti di Gallarate) -. Studieremo altre azioni nei prossimi giorni, nell’attesa di una convocazione ufficiale». «La sensazione è che il clima sia peggiorato di molto – commenta Massimo Sinatra della Rsu dell’AlCobas di ritorno da Cressa, in provincia di Novara, sede di un altro degli stabilimenti dell’Ahlstrom in Italia -. Non spostano la macchina perché costerebbe troppo, ma chiudono lo stabilimento: questo fa pensare ad altri esuberi, ma vedremo. Per noi a Gallarate non cambia nulla: proseguiamo nel presidio. Vogliamo avere certezze, ma qui non fa altro che aumentare l’incertezza. Anche a Cressa monta la protesta: chiudono la mobilità e ne aprono un’altra. Noi siamo in mezzo, aspettiamo e speriamo».
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